La testimonianza di Laura Santi e la raccolta firme per garantire tempi certi al suicidio assistito in Umbria
Il dibattito sul suicidio assistito in Italia si intensifica con la campagna “Liberi subito” a Perugia, promossa dall’associazione Luca Coscioni, per garantire procedure chiare e rapide ai malati.

L'articolo tratta la difficile situazione del suicidio assistito in Italia, focalizzandosi sul caso di Laura Santi e sulla campagna “Liberi subito” a Perugia, che chiede procedure rapide e trasparenti per garantire il diritto al fine vita. - Unita.tv
L’accesso al suicidio assistito in Italia resta un tema di forte attualità e dibattito, con diverse persone che aspettano risposte chiare e rapide da parte delle istituzioni. Laura Santi, giornalista di Perugia affetta da una forma avanzata di sclerosi multipla, ha ottenuto il via libera dall’Usl Umbria 1 ma attende ancora indicazioni precise sulle procedure di esecuzione. Nel frattempo, a Perugia è partita la raccolta firme per la legge di iniziativa popolare promossa dall’associazione Luca Coscioni, che mira a stabilire tempi certi e modalità trasparenti per chi sceglie questa soluzione.
La campagna “liberi subito” e la raccolta firme a perugia
Il 2025 segna il lancio in Umbria della campagna “Liberi subito”, promossa dall’associazione Luca Coscioni con l’obiettivo di spingere verso una legge che regoli in modo chiaro e rapido l’accesso al suicidio medicalmente assistito. A Perugia la raccolta firme è stata inaugurata in piazza Italia, dove Laura Santi si è presentata di persona per raccogliere adesioni. All’evento hanno partecipato anche Marco Cappato, noto attivista per i diritti civili, Matteo Mainardi e la sindaca del capoluogo, Vittoria Ferdinandi.
Il progetto punta a superare le lungaggini burocratiche che bloccano molte richieste, creando un meccanismo che consenta a chi soffre di esercitare un diritto riconosciuto senza dover subire attese indefinite. L’iniziativa si rivolge a tutte le persone in condizioni gravi o irreversibili che vogliono decidere sul proprio fine vita con dignità.
Il racconto di laura santi e la lunga attesa per la risposta medica
Laura Santi, che ha da poco compiuto 50 anni, convive con una forma progressiva di sclerosi multipla, malattia che le ha progressivamente ridotto le autonomie. Dopo una battaglia durata tre anni, ha ricevuto il permesso di accedere al suicidio assistito dall’Usl Umbria 1, ma ancora non ha ricevuto informazioni concrete sul come e quando potrà esercitare il diritto riconosciuto.
Nel suo intervento in piazza Italia ha spiegato che si tratta di un “tempo che soffre”, fatto di attese lunghe e incerte. La sua storia non è un caso isolato: molte altre persone in Italia si trovano nella stessa situazione, restando intrappolate nelle procedure burocratiche e legali senza certezze. Santi ha definito questa realtà una vera e propria “lotteria del fine vita”, dove la sofferenza viene prolungata da risposte lente e confusione normativa.
Ha dichiarato che la legge dovrebbe garantire ai malati risposte rapide e modalità chiare, “senza che nessuno debba sentirsi privato della propria dignità”. La libertà, secondo lei, è poter vivere nel modo migliore il tempo che resta, qualunque esso sia, con meno incertezze possibili.
I confronti con la svizzera e la volontà di agire sul territorio italiano
Nel corso del confronto pubblico Laura Santi ha raccontato di aver già preso contatti con strutture in Svizzera, paese dove il suicidio assistito è regolamentato in modo più definito e praticabile. Nonostante ciò, ha manifestato il desiderio di poter svolgere tutto in Italia, senza dover attraversare i confini.
L’articolo 580 del codice penale italiano e alcune sentenze della Corte costituzionale, insieme al decreto del ministero della salute, regolano l’accesso legale al suicidio medicalmente assistito, ma nel mondo reale rimangono ritardi e difficoltà nel tradurre le norme in prassi omogenee. Laura ha spiegato che poter affrontare il percorso “nel proprio letto di casa” rappresenterebbe una condizione meno traumatica e più pacifica.
Si tratta di un passaggio che non interessa solo lei. Il suo caso sta diventando uno specchio per quanti attendono, a volte per lungo tempo, una risposta dal sistema sanitario. Il contesto italiano è in questo senso ancora molto frammentato, con poche persone che riescono ad ottenere il diritto riconosciuto e con tante che restano in attesa.
L’intervento di marco cappato sull’urgenza di risposte rapide
Marco Cappato ha sottolineato come la campagna vada oltre il singolo caso, rappresentando una mobilitazione collettiva che coinvolge cittadini di diversi orientamenti politici, filosofici e religiosi. Ha evidenziato che in Italia la legge esiste già, ma senza procedure adeguate il diritto rimane spesso inapplicato.
In sei anni, soltanto sette persone hanno potuto accedere al suicidio assistito sul territorio nazionale. Cappato ha dichiarato che questa situazione è a rischio di provocare altri suicidi “improvvisi”, cioè gesti estremi messi in atto per sfuggire all’attesa, prima che possa intervenire il sistema sanitario.
È emerso che l’eventuale rinvio o rifiuto ingiustificato rappresenta una forma di violenza contro chi soffre. La battaglia per una legge con tempi certi non è dunque un’astrazione, ma una necessità concreta per offrire sollievo a chi si trova in condizioni critiche.
L’appello a una riforma rapida e funzionale del sistema sanitario arriva da Perugia, ma coinvolge tutta Italia, dove numerose altre persone sono in attesa di risposte chiare e attuabili sul proprio diritto al fine vita.