La Sardegna si avvia verso l’approvazione di una legge regionale sul suicidio medicalmente assistito
La Sardegna avanza verso l’approvazione di una legge sul suicidio medicalmente assistito, stabilendo regole per garantire risposte rapide alle richieste dei pazienti in stato di sofferenza.

La Sardegna avanza verso una legge regionale sul suicidio medicalmente assistito, mirata a semplificare e velocizzare le procedure sanitarie per garantire il diritto riconosciuto dalla Corte Costituzionale. - Unita.tv
La Sardegna sta compiendo un passo significativo verso l’approvazione di una legge sul suicidio medicalmente assistito, diventando la seconda regione italiana a discutere una proposta in questo campo. La proposta, avanzata dall’associazione Luca Coscioni e accolita da diverse forze politiche nell’isola, mira a definire regole precise per la gestione delle richieste di fine vita, dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 2019. Quel pronuncia aveva riconosciuto il diritto al suicidio assistito, demandando però al Parlamento i dettagli legislativi ancora mancanti.
Audizioni e primi passi in consiglio regionale
Nel consiglio regionale della Sardegna, la discussione sul testo della proposta di legge pl 59 è partita con una serie di audizioni presso la sesta commissione Sanità, presieduta da Carla Fundoni del Pd. La prima a intervenire è stata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni, che ha chiarito il fulcro della normativa. Gallo ha spiegato che la legge vuole stabilire tempi certi di risposta da parte delle aziende sanitarie alle persone che chiedono di accedere al suicidio medicalmente assistito, un diritto sancito dalla Corte Costituzionale ma di fatto difficilmente esercitabile.
Tempi di attesa e difficoltà operative
Infatti, ad oggi, le verifiche da parte del servizio sanitario nazionale possono richiedere tempi molto lunghi, variabili da sei mesi fino a tre anni. Questo ritardo può trasformarsi in un ostacolo insuperabile per chi si trova in stato di sofferenza estrema e chiede solo una valutazione tempestiva per decidere del proprio destino. Molte volte il malato non riesce ad avere risposta prima della morte, lasciando così in sospeso un diritto che la Corte ha definito riconosciuto. Gallo ha sottolineato che la proposta vuole evitare questo spreco di tempo prezioso, definendo procedure chiare e veloci.
Leggi anche:
La legge regionale e il quadro giuridico nazionale
La proposta di legge della Sardegna si concentra esclusivamente sui compiti organizzativi e procedurali delle strutture sanitarie regionali, senza entrare nel merito della disciplina nazionale. L’avvocata Gallo ha precisato che non si tratta di superare o modificare la legge statale ma di regolare l’azione delle aziende sanitarie chiamate a operare le verifiche richieste e a dare risposte rapide ai pazienti.
La Corte Costituzionale, con la sentenza nota come Cappato , ha affidato questa competenza proprio al sistema sanitario nazionale, riconoscendo che le Regioni sono il soggetto adeguato per garantire l’attuazione pratica del diritto. Gallo ha inoltre commentato l’impugnazione da parte del governo della legge regionale toscana, che era stata la prima in Italia a sperimentare una disciplina sul tema. Per lei questa iniziativa del governo risulta incongruente, dato che la legge non aggiunge nulla alla sentenza costituzionale ma si limita a definire tempi e procedure. La controversia apre un dibattito sulle autonomie regionali in materia sanitaria, mentre in Sardegna il dibattito prosegue senza arresti.
Ruolo delle regioni e autonomia sanitaria
La sfida per il riconoscimento del diritto e il ruolo delle regioni
Da quando la Corte Costituzionale ha riconosciuto il diritto al suicidio assistito, il Parlamento non ha mai approvato una legge specifica che disciplini le modalità di attuazione. La proposta in Sardegna, come già in Toscana, cerca di colmare questo vuoto normativo a livello regionale, mettendo in pratica i principi espressi dalla Corte anche al fine di evitare che chi soffre sia lasciato in balia di tempi burocratici dilatati.
Il sistema sanitario vede sulle proprie spalle il compito di verificare le condizioni dei pazienti che chiedono di accedere a questo diritto e di stabilire come procedere. Le Regioni possono intervenire in modo diretto e specifico, definendo linee guida e tempistiche. La Sardegna, così, assume un ruolo importante nel far avanzare un tema che in Italia resta sottotrattato, garantendo percorsi più chiari e rapidi per chi affronta situazioni di sofferenza e chiede di scegliere il proprio fine vita. La strada legislativa dell’isola è ora osservata con attenzione in tutto il paese e si annuncia un confronto intenso nei prossimi mesi.