Home La riforma della cittadinanza italiana si blocca tra dissidi nel centrodestra e pressioni dagli italiani all’estero

La riforma della cittadinanza italiana si blocca tra dissidi nel centrodestra e pressioni dagli italiani all’estero

Il dibattito sulla riforma della cittadinanza italiana si intensifica, con tensioni nel centrodestra e resistenze alla doppia cittadinanza per gli italiani emigrati all’estero, mentre il decreto sicurezza avanza.

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La riforma della cittadinanza italiana, basata sullo ius sanguinis, crea tensioni nel centrodestra soprattutto per le restrizioni ai figli degli emigrati all’estero e l’esclusione della doppia cittadinanza. - Unita.tv

Il dibattito attorno alla riforma della cittadinanza italiana, basata sul principio dello ius sanguinis, è entrato in una fase decisiva con un braccio di ferro all’interno del centrodestra. A poche ore dal primo voto al Senato, emergono ostacoli interni, in particolare per le preoccupazioni riguardo ai figli degli italiani emigrati all’estero. Le tensioni riguardano sia aspetti politici che le conseguenze pratiche della nuova legge sulle doppie cittadinanze e i requisiti necessari per acquisire la cittadinanza italiana.

I nodi sullo ius sanguinis e il peso degli italiani all’estero

La riforma che punta a restringere le condizioni per ottenere la cittadinanza è ormai a un passo dalla discussione definitiva al Senato, ma è attraversata da critiche profonde, soprattutto da parte della Lega. Il partito, storico sostenitore della linea dura sull’immigrazione, manifesta «pesanti riserve» in particolare per le ricadute sui figli degli emigrati italiani all’estero. Questi ultimi, spesso con familiari nati nel nord Italia, rischiano di vedersi precluso il diritto di acquisire la cittadinanza.

Tensioni nella Lega

Paolo Tosato, esponente leghista della commissione Affari costituzionali, si è dichiarato fuori dal voto in dissenso dal suo gruppo, segnale chiaro delle tensioni. Nonostante la Lega abbia confermato il voto favorevole in aula, i dubbi interni restano marcati e sono condivisi anche dal Maie, movimento che rappresenta gli italiani all’estero e di solito appoggia la maggioranza. Questa volta però si prepara a opporsi al decreto, proprio per come la norma limita la cittadinanza ai discendenti con «ascendenti esclusivamente italiani» di massimo due generazioni. La normativa, infatti, esclude la possibilità della doppia cittadinanza, che è invece una realtà diffusa tra i connazionali all’estero.

Il decreto sicurezza e la fretta del centrodestra

Altro terreno delicato nel centrodestra riguarda il decreto sicurezza, promosso da anni dalla Lega. Dopo lunghe opposizioni e la richiesta di modifiche da parte del Quirinale, il provvedimento ha cambiato forma passando da disegno di legge a decreto, per velocizzare l’iter. Al momento si trova in commissione alla Camera e il centrodestra cerca di evitare altre battute d’arresto, blindando la posizione interna.

Strategia politica e ostacoli normativi

Il coordinamento tra i partiti della coalizione ha portato alla decisione di ritirare quasi cinquanta emendamenti leghisti, molto meno rispetto ai mille presentati dal centrosinistra, per accelerare i tempi. Alcune proposte considerate prioritarie sono state invece mantenute. Sul testo grava anche il parere negativo del Consiglio superiore della magistratura, che critica l’ampio ricorso a misure penali e sottolinea il sovraccarico che la normativa porterebbe ai tribunali.

Queste tensioni non sono solo sulle norme, ma segnalano una sfiducia diffusa tra gli alleati. I rapporti tra forzisti, meloniani e la Lega sembrano complessi, con contrasti aperti su questioni economiche, internazionali e di ordine pubblico. Il decreto sicurezza e la riforma sulla cittadinanza sono solo due esempi visibili.

Le resistenze sulla doppia cittadinanza e i requisiti linguistici

Un punto particolarmente contestato riguarda l’esclusione della doppia cittadinanza per i figli degli emigrati all’estero. Il nuovo testo stabilisce che si possa richiedere la cittadinanza solo se gli ascendenti sono italiani da almeno due generazioni e senza altre cittadinanze. Questo colpisce la maggioranza degli italiani oltre confine, dove il doppio passaporto è abituale.

Inoltre, il ministero dell’Economia ha frenato su alcune proposte di Fratelli d’Italia che avrebbero introdotto l’obbligo di certificare la conoscenza della lingua italiana per gli italiani nati e residenti all’estero con genitori o nonni italiani. La relazione tecnica del ministero ha evidenziato il costo aggiuntivo per le ambasciate e i consolati, oltre ai rischi di creare disparità tra cittadini italiani, fino al rischio di generare apolidi, cioè senza cittadinanza.

La riforma tenta di frenare un «mercato illegale» di richieste di cittadinanza particolarmente diffuso in paesi come il Brasile; per ora il compromesso trovato elimina qualunque forma di ius soli nel testo, ma la pressione degli italiani all’estero rimane alta. Le negoziazioni tra i partiti continueranno nei prossimi giorni, mentre il decreto resta appeso a uno scenario di tensione politica che non accenna a smorzarsi.