La digitalizzazione della sorveglianza in Israele: il nuovo malware e i modelli linguistici

Israele intensifica la digitalizzazione della sorveglianza con il malware Graphite, colpendo figure italiane come Francesco Cancellato e Luca Casarini, mentre l’esercito sviluppa modelli linguistici per monitorare conversazioni in arabo.
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La digitalizzazione della sorveglianza in Israele: il nuovo malware e i modelli linguistici - unita.tv

La crescente digitalizzazione del settore della difesa in Israele continua a suscitare preoccupazioni a livello globale. Il paese, noto per la sua avanzata tecnologia di cybersorveglianza, ha recentemente attirato l’attenzione internazionale per lo sviluppo di strumenti informatici utilizzati non solo per la sicurezza nazionale, ma anche per attività di sorveglianza che coinvolgono la popolazione civile. Tra le novità più rilevanti, emerge il malware Graphite, prodotto da Paragon Solutions, che ha colpito i dispositivi di importanti figure italiane, tra cui Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, e Luca Casarini, membro dell’ong Mediterranea.

Malware Graphite e le sue implicazioni

Il malware Graphite, originariamente sviluppato in Israele e ora di proprietà americana, è un esempio emblematico della crescente esportazione di tecnologie di sorveglianza da parte dello Stato ebraico. Questo software malevolo è stato progettato per infiltrarsi nei dispositivi mobili, raccogliendo dati sensibili e compromettendo la privacy degli utenti. La sua diffusione ha sollevato interrogativi etici e legali, in particolare riguardo all’uso di tali tecnologie da parte di governi autoritari in tutto il mondo. L’inchiesta condotta da Local Call, +972 Magazine e The Guardian ha messo in luce non solo l’efficacia del malware, ma anche il contesto più ampio in cui queste tecnologie vengono sviluppate e utilizzate.

Modelli linguistici e sorveglianza

Un altro aspetto preoccupante emerso dall’inchiesta è lo sviluppo di un modello linguistico simile a ChatGPT da parte dell’esercito israeliano. Questo sistema, invece di apprendere da fonti aperte come Internet, si nutre di milioni di conversazioni in arabo, intercettate attraverso il sistema di sorveglianza israeliano nei territori occupati. Le informazioni raccolte riguardano persone innocenti, senza alcun legame con attività criminali. Secondo Zach Campbell, ricercatore di Human Rights Watch, questo modello potrebbe essere utilizzato per identificare sospetti, amplificando ulteriormente il potere di sorveglianza dell’esercito.

Le fonti consultate dagli inquirenti provengono dall’Unità 8200, una divisione dell’intelligence israeliana. Queste fonti hanno espresso preoccupazione per la mancanza di trasparenza riguardo all’uso futuro di questo modello linguistico e a chi verrà concesso l’accesso. Tuttavia, è chiaro che il sistema è in fase di sviluppo da metà del 2023, ben prima dell’escalation del conflitto a Gaza iniziato il 7 ottobre dello stesso anno. L’inchiesta sottolinea come questo strumento possa elaborare rapidamente enormi quantità di dati di sorveglianza, permettendo di rispondere a domande su individui specifici, aumentando così il numero di incriminazioni e arresti nei confronti della popolazione palestinese.

Collaborazione tra esercito e riservisti

Un elemento chiave dell’inchiesta riguarda la sinergia tra l’esercito israeliano e i riservisti esperti in tecnologia. L’Unità 8200 ha cercato il supporto di ex membri che hanno lavorato in aziende di alto profilo come Google, Meta e Microsoft, portando competenze tecnologiche avanzate in ambito militare. Google ha confermato la presenza di “dipendenti riservisti in vari paesi”, specificando che il loro lavoro non è direttamente collegato all’azienda. Le altre due compagnie, invece, non hanno rilasciato commenti ufficiali.

Nel 2024, durante una conferenza a Tel Aviv, un ufficiale dell’intelligence israeliana ha evidenziato che i modelli linguistici attualmente disponibili sul mercato sono in grado di elaborare solo l’arabo standard, utilizzato in contesti formali e nei media. Questo ha spinto l’esercito a sviluppare un software specificamente progettato per rispondere alle esigenze linguistiche della popolazione, compresi i dialetti parlati. Questa scelta strategica mira a migliorare l’efficacia delle operazioni di sorveglianza e a garantire una maggiore capacità di controllo sui territori occupati.

La digitalizzazione della sorveglianza in Israele rappresenta una questione complessa, che solleva interrogativi etici e politici su come la tecnologia possa influenzare le dinamiche di potere e la vita quotidiana delle persone.

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