La corte di giustizia dell’unione europea si esprime sulla designazione dei Paesi di origine sicuri

L’avvocato generale Richard de la Tour presenta le sue conclusioni alla Corte di giustizia dell’Unione Europea riguardo al protocollo Italia-Albania, sollevando questioni sulla legittimità delle designazioni di Paesi sicuri per l’asilo.
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Judges wooden gavel with EU flag in the background. Symbol for jurisdiction.

L’argomento della protezione internazionale e della designazione dei Paesi di origine sicuri è tornato al centro del dibattito giuridico europeo. L’avvocato generale Richard de la Tour ha presentato oggi le sue conclusioni alla Corte di giustizia dell’Unione Europea, riguardo all’applicazione del protocollo Italia-Albania. Questo caso solleva importanti questioni sulla trasparenza e sulla legittimità delle decisioni legislative in materia di asilo.

La questione giuridica sollevata

Il caso in esame coinvolge due cittadini del Bangladesh, trasferiti in Albania nel contesto del protocollo attuato a novembre 2023. La loro richiesta di protezione internazionale era stata respinta in Italia tramite una procedura accelerata, poiché provenivano da un Paese considerato sicuro secondo un atto legislativo italiano del 2024. Il Tribunale ordinario di Roma ha quindi sollevato la questione di legittimità di tale designazione, evidenziando come la legge italiana non fornisca indicazioni sulle fonti informative utilizzate per stabilire la sicurezza del Paese di origine.

Nelle sue conclusioni, l’avvocato generale ha affermato che uno Stato membro dell’Unione Europea ha la facoltà di designare un Paese terzo come Paese di origine sicuro attraverso un atto legislativo. Tuttavia, ha sottolineato l’importanza di garantire che il giudice nazionale, chiamato a esaminare eventuali ricorsi contro il rigetto delle domande di protezione, abbia accesso alle fonti informative che giustificano tale designazione. La mancanza di trasparenza potrebbe compromettere il controllo giurisdizionale e, di conseguenza, l’efficacia della direttiva europea.

L’importanza delle fonti informative

L’avvocato generale ha messo in evidenza che l’atto legislativo che designa un Paese di origine sicuro deve rispettare le garanzie previste dalla direttiva 2013/32, che stabilisce i criteri per l’assegnazione dello status di protezione internazionale. In assenza di una chiara divulgazione delle fonti da parte del legislatore, spetta al giudice nazionale reperire le informazioni necessarie per valutare la legittimità della designazione. Questo aspetto è cruciale per garantire che i diritti dei richiedenti asilo siano rispettati e che le decisioni siano basate su dati verificabili.

L’avvocato generale ha anche chiarito che la direttiva non impedisce a uno Stato membro di designare un Paese terzo come Paese di origine sicuro, a condizione che vengano identificate categorie specifiche di persone che potrebbero essere a rischio di persecuzione o violazioni gravi. Questa distinzione è fondamentale per garantire che le persone vulnerabili non vengano escluse dalla protezione, anche in un contesto legislativo che considera un Paese come sicuro.

Le implicazioni delle conclusioni dell’avvocato generale

Le conclusioni presentate dall’avvocato generale Richard de la Tour non sono vincolanti per la Corte di giustizia, che emetterà una sentenza in una fase successiva. Tuttavia, esse offrono un’importante riflessione sulle responsabilità degli Stati membri nell’ambito della protezione internazionale e sulla necessità di garantire un controllo giurisdizionale efficace. La questione della trasparenza e della legittimità delle decisioni legislative in materia di asilo è di fondamentale importanza per il rispetto dei diritti umani e per la protezione delle persone vulnerabili.

In un contesto in cui le politiche migratorie sono sempre più scrutinabili, le conclusioni dell’avvocato generale rappresentano un passo significativo verso una maggiore responsabilità e chiarezza nelle decisioni che riguardano la vita di migliaia di richiedenti asilo. La Corte di giustizia dell’Unione Europea, con la sua prossima sentenza, avrà l’opportunità di chiarire ulteriormente questi aspetti cruciali per il futuro della legislazione europea in materia di asilo e protezione internazionale.