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La commissione ue evidenzia gravi carenze nello stato di diritto in ungheria e italia nel 2025

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Il rapporto 2025 sullo Stato di diritto pubblicato dalla Commissione europea mette a fuoco le criticità che persistono in alcuni paesi membri, con l’Ungheria e l’Italia sotto la lente per diverse problematiche. Dalle pressioni sulla magistratura alle difficoltà dei giornalisti, fino all’incertezza normativa che ostacola imprese e società civile, il documento fotografa una situazione complessa. Il rapporto analizza anche i progressi limitati compiuti su temi chiave come la lotta alla corruzione, il pluralismo dei media e il funzionamento del mercato unico europeo.

Criticità più marcate in ungheria: otto raccomandazioni non attuate

Budapest si conferma maglia nera per lo Stato di diritto nel 2025 secondo la Commissione Ue. L’Ungheria riceve ben otto raccomandazioni da attuare ma registra “nessun progresso” su questioni fondamentali quali la lotta alla corruzione ad alto livello, riforma del lobbying, indipendenza dei media pubblici e garanzia di uno spazio civico sicuro. L’unico passo avanti segnalato riguarda l’aumento della remunerazione dei giudici per adeguarla agli standard europei.

Pressioni indebite e limitazioni giuridiche

Il rapporto denuncia “pressioni indebite su alcuni giudici”, soprattutto nei dibattiti interni relativi all’indipendenza della magistratura. L’Autorità per l’Integrità istituita con la riforma giudiziaria resta ostacolata nell’esercizio delle funzioni di vigilanza necessarie per accedere ai fondi Ue. Parallelamente aumenta la pressione sui giornalisti che affrontano sfide significative nell’attività professionale; particolare attenzione è rivolta alle indagini avviate dall’Ufficio per la protezione della sovranità contro reporter accusati di servire interessi stranieri.

Inoltre il contesto delle organizzazioni civiche peggiora ulteriormente a causa dell’incertezza giuridica che limita lo spazio democratico. La Commissione critica anche “l’ampio uso dei poteri d’emergenza” da parte del governo Orbán, elemento che compromette certezza del diritto e impatta negativamente sulle imprese inserite nel mercato unico europeo.

L’aspetto legislativo viene definito fonte grave di preoccupazione: cresce infatti la pressione normativa verso aziende straniere operanti in settori strategici mentre permangono dubbi sull’interferenza governativa nelle norme sul controllo delle concentrazioni societarie generando ulteriore insicurezza giuridica.

Italia tra passi avanti limitati e nuove preoccupazioni sulla libertà d’informazione

Per quanto riguarda l’Italia, il report segnala progressi ridotti o nulli rispetto alle raccomandazioni dello scorso anno su norme contro conflitti d’interesse e regolamentazione delle lobby comprese iniziative come il registro nazionale ancora incompleto o inefficace nella gestione delle donazioni politiche attraverso fondazioni o associazioni.

La tutela dei giornalisti resta insufficiente; non avanzano i lavori legislativi sulla diffamazione né quelli volti a proteggere segreti professionali mentre aumentano casi documentati di intimidazioni fisiche o legali verso operatori dell’informazione con frequente ricorso a querele bavaglio considerate strumento repressivo.

Nel dossier emerge inoltre lo scandalo Paragon riguardo spyware usato presumibilmente dai servizi segreti italiani contro cronisti: sebbene non confermato dal Copasir rimane alta l’allerta sulle pratiche intrusive mai viste prima nel paese nei confronti della stampa libera.

Sul fronte radiotelevisivo pubblico si registrano alcuni miglioramenti riguardo al finanziamento Rai ma restano fortissime tensioni sul pluralismo informativo; opinioni divergenti tra governo – che difende numerose inchieste trasmesse – ed esperti esterni mettono sotto accusa possibili interferenze manageriali interne attraverso nuovi direttori editoriali introdotti dall’ad Rai suscitando timori circa autonomia redazionale ed equilibrio politico-informativo dell’emittente pubblica italiana secondo fonti come Fnsi citata nella relazione europea.

Percezione dell’indipendenza giudiziaria e riforme in italia

Il rapporto dedica ampio spazio alla valutazione sull’indipendenza della magistratura italiana rilevando una crescita significativa nella percezione positiva sia tra cittadini sia tra aziende , dati nettamente superiori rispetto al 36% rilevato nel 2024 fra i cittadini stessi. Questa tendenza suggerisce un clima meno critico pur restando margini importanti dove intervenire concretamente.

Si segnala inoltre l’avanzamento nella riforma globale del sistema giudiziario con adozione progressiva delle norme necessarie; tuttavia permangono riserve espresse dalla stessa magistratura soprattutto riguardo al progetto costituzionale volto a separare le carriere fra giudici e pubblici ministeri ora all’esame parlamentare.

La Corte costituzionale valuta positivamente i cambiamenti apportati ai tribunali tributari considerandoli passi verso maggiore equità, benché continuino carenze negli organici amministrativi. La digitalizzazione degli uffici penali prosegue ma incontra ritardi tecnici mentre rimane critico il problema della durata elevata dei processi anche se si intravedono lievi miglioramenti nello smaltimento degli arretrati.

Nuova legge sicurezza solleva dubbi su diritti civili nello spazio pubblico italiano

Tra gli elementi più discussi spicca una nuova legge italiana sulla sicurezza interna mirata a contrastare terrorismo e criminalità organizzata, considerata controversa da diversi soggetti coinvolti. Il testo normativo suscita timori circa potenziali effetti restrittivi sullo spazio civico, specie sui diritti fondamentali quali libertà di espressione e riunione pacifica.

La classificazione ufficiale dello spazio civico italiano risulta “ristretto”; alcune organizzazioni internazionali hanno espresso fortissime critiche evidenziando rischi applicativi arbitrari tali da confliggere con convenzioni europee relative ai diritti umani. Anche sei relatori speciali Onu hanno sottolineato il rischio violazioni di vari diritti incluso quello associativo.

Dal canto suo il governo sostiene invece che queste misure tutelino adeguatamente libertà personali garantendo bilanciamento costante tra ordine pubblico ed esercizio democratico consentito dalla Costituzione italiana. Relativamente al provvedimento interviene anche la Corte di Cassazione del giugno 2025 fornendo osservazioni su merito procedurale.

Implicazioni economiche dello stato di diritto nelle politiche ue

Oltre agli aspetti politici istituzionali, questa edizione del rapporto introduce novità: la valutazione diretta dell’impatto dello Stato di diritto sull’economia comunitaria specificatamente sul funzionamento mercato unico europeo.

Secondo Bruxelles le difficoltà legate alla certezza del diritto creano sfide espressive sulle attività imprenditoriali minacciando fiducia economica generale dentro UE. Per questo motivo è previsto un collegamento stretto fra raccomandazioni normative sugli stati membri e erogazione finanziaria comunitaria futura: vincoli precisi garantiranno maggior rigore nei controlli relativi allo Stato di diritto durante tutto periodo programmatico bilancio lungo termine UE.

Lo studio rappresenta dunque uno strumento centrale utilizzato per monitorare rapidamente situazioni di democrazia regolare dentro Unione Europea: permette di cogliere punti deboli e stimola interventi normativi necessari affinché principi fondamentali siano rispettati uniformemente in tutti paesi membri mantenendo così stabilità, trasparenza effettiva in campo giuridico istituzionale e sociale.

Written by
Andrea Ricci

Andrea Ricci non cerca l’ultima notizia: cerca il senso. Blogger e osservatore instancabile, attraversa cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute con uno stile essenziale, quasi ruvido. I suoi testi non addolciscono la realtà, la mettono a fuoco. Scrive per chi vuole capire senza filtri, per chi preferisce le domande alle risposte facili.

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