La cassazione stabilisce: “Genitore” al posto di “Padre” e “Madre” nei documenti d’identità dei minori

La Cassazione ha stabilito che nei documenti d’identità dei minori devono comparire i termini “genitore” invece di “padre” e “madre”, suscitando reazioni politiche, in particolare da Susanna Ceccardi della Lega.
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La cassazione stabilisce: "Genitore" al posto di "Padre" e "Madre" nei documenti d'identità dei minori - unita.tv

La recente sentenza della Cassazione ha sollevato un dibattito significativo riguardo alla terminologia utilizzata nei documenti d’identità elettronici dei minori. La Corte ha stabilito che le diciture “padre” e “madre” sono discriminatorie e ha ordinato il ripristino del termine “genitore“. Questa decisione, che ha suscitato reazioni contrastanti, si inserisce in un contesto più ampio di discussione sui diritti familiari e sull’identità.

La sentenza della Cassazione e il ricorso del Ministero dell’Interno

La Suprema Corte ha emesso il suo verdetto in seguito a un ricorso presentato dal Ministero dell’Interno, il quale contestava una precedente decisione della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva disapplicato un decreto ministeriale datato 31 gennaio 2019, firmato dall’allora ministro Matteo Salvini. Tale provvedimento aveva reintrodotto nei documenti d’identità dei minori le diciture “padre” e “madre“, in contrapposizione alle più inclusive “genitore 1” e “genitore 2“, utilizzate dal 2015.

La Corte ha chiarito che l’obbligo di indicare “padre” e “madre” non rappresenta adeguatamente le diverse configurazioni familiari e i relativi rapporti di filiazione. Questa mancanza di inclusività potrebbe ledere il diritto dei minori, in particolare quelli appartenenti a famiglie omogenitoriali, a ricevere un documento d’identità che rifletta la loro realtà familiare. Le argomentazioni del Ministero, che sostenevano la coerenza delle diciture con le normative sugli atti di nascita e il principio di bigenitorialità, sono state respinte dalla Corte, la quale ha sottolineato che il ricorso riguardava esclusivamente il diritto del minore a un documento completo e valido anche per l’espatrio.

Le reazioni politiche alla decisione della Corte

La decisione della Corte ha suscitato reazioni immediate, in particolare da parte di esponenti politici come Susanna Ceccardi, europarlamentare della Lega. Ceccardi ha espresso le sue perplessità, affermando che la sentenza sembra ignorare la realtà biologica e il valore delle figure genitoriali tradizionali. Secondo lei, l’adozione di un linguaggio neutro come “genitore” rischia di appiattire la diversità delle famiglie e di alterare la percezione della famiglia tradizionale, che rappresenta un pilastro fondamentale della società e dell’educazione.

Ceccardi ha anche sottolineato che la decisione della Corte si inserisce in una più ampia strategia della sinistra per demolire la famiglia naturale, sostituendola con un concetto più fluido e ideologizzato. La sua posizione è chiara: il cambiamento della terminologia non è solo una questione burocratica, ma un tentativo di alterare la realtà e la percezione della famiglia.

L’intento politico dietro la decisione della Corte

L’europarlamentare ha avanzato l’ipotesi che la decisione della Corte costituzionale possa avere anche un intento politico, mirato a sconfessare l’operato di Matteo Salvini. Secondo Ceccardi, il decreto del 2019, che aveva reintrodotto le diciture tradizionali, era un passo coraggioso e giusto, in linea con la realtà delle famiglie italiane. La sua critica si concentra sul fatto che ora si cerca di annullare tale provvedimento attraverso vie giudiziarie, utilizzando argomenti ideologici.

Ceccardi ha ribadito che la Lega continuerà a difendere i valori della famiglia e dell’identità, sottolineando che il riconoscimento della famiglia naturale non esclude nessuno, ma rappresenta un elemento essenziale per la società. La sua posizione è che i documenti ufficiali dovrebbero riflettere la realtà più comune, ovvero quella di una famiglia composta da un “padre” e una “madre“, piuttosto che adattarsi a una visione ideologica.

La questione della rappresentazione familiare nei documenti ufficiali

La sentenza della Corte costituzionale si basa sull’esigenza di garantire che i documenti d’identità dei minori rispecchino la reale conformazione delle loro famiglie. Tuttavia, Ceccardi sostiene che la realtà biologica non può essere ignorata e che ogni bambino nasce da un “padre” e una “madre“. Secondo lei, le situazioni particolari, sebbene esistenti, non dovrebbero diventare il criterio per modificare la terminologia ufficiale.

L’europarlamentare ha concluso affermando che i documenti dello Stato devono rappresentare la verità e non piegarsi a ideologie che possono alterare la percezione della famiglia. La questione, quindi, non è solo linguistica, ma riguarda la protezione di un fondamento essenziale della società, che deve essere riconosciuto e tutelato.