La questione dei vitalizi agli ex parlamentari torna al centro dell’attenzione politica e giudiziaria con la riunione della camera di consiglio del collegio d’appello di Montecitorio. Circa 900 ex deputati hanno presentato ricorso contro la delibera adottata nel 2018, che ha modificato il sistema di calcolo degli assegni pensionistici, riducendoli drasticamente. La sentenza attesa potrebbe definire un nuovo capitolo nella lunga battaglia sui diritti previdenziali dei parlamentari.
Il contesto della delibera fico e i motivi del ricorso
Nel 2018 l’allora presidente della camera, Roberto Fico, esponente del Movimento 5 Stelle, aveva promosso una revisione sostanziale dei vitalizi destinati agli ex deputati. La modifica si basava su un nuovo criterio contributivo suggerito dall’allora presidente dell’Inps Tito Boeri. Prima di questa decisione gli assegni venivano calcolati secondo criteri più generosi e meno legati ai contributi effettivamente versati.
Con l’introduzione della nuova regola, il vitalizio è stato ricalcolato considerando non solo i contributi ma anche gli anni in cui si era percepito l’assegno stesso. Questo ha comportato riduzioni significative: in alcuni casi le pensioni sono state tagliate fino al 90%. Le conseguenze sono state particolarmente pesanti per gli ex parlamentari più anziani; alcune situazioni hanno toccato vertici drammatici come quelli degli over cento ricoverati in case di riposo senza autonomia.
Il gruppo che ora fa ricorso è composto soprattutto da ex deputati più giovani rispetto a quelli che avevano già ottenuto una sentenza favorevole nel 2022. In quella occasione infatti il tribunale interno alla Camera aveva annullato parte della riforma per i parlamentari più avanti con l’età.
Lo svolgimento dell’udienza e le posizioni delle parti coinvolte
Mercoledì 2 luglio si è tenuta la prima udienza davanti al collegio d’appello interno alla Camera dove sono intervenuti gli avvocati dei circa novecento ricorrenti. Questi rappresentano un gruppo anagraficamente differente rispetto ai beneficiari della sentenza precedente: parliamo infatti degli ex deputati che non avevano potuto usufruire delle stesse tutele stabilite dal tribunale nel processo del 2022.
Il collegio d’appello svolge una funzione giurisdizionale interna alla Camera ed è composto da cinque deputati eletti tra vari schieramenti politici; presiede Ylenia Lucaselli, esponente di Fratelli d’Italia . L’organismo ha competenza specifica per valutare queste controversie legate ai diritti pensionistici parlamentari senza intervento diretto da parte ordinaria dello Stato o altre istituzioni esterne.
L’esame tecnico-giuridico verte sulla validità o meno della metodologia introdotta dalla delibera Fico nel determinare il diritto all’importo spettante ai singoli beneficiari. Il nodo centrale riguarda anche la data da cui far partire il ricalcolo: se dal momento originario in cui erano stati concessi i vitalizi oppure dalla data successiva fissata nel provvedimento giudiziario precedente .
Le conseguenze sociali ed economiche delle modifiche agli assegni pensionistici
Il passaggio dai criteri precedenti a quelli contributivi ha trasformato profondamente la condizione economica per molti ex membri del Parlamento italiano. Riduzioni fino al novanta percento hanno inciso su risorse fondamentali, soprattutto per chi viveva esclusivamente grazie a quei trattamenti previdenziali.
Gli effetti sociali non sono stati marginali: casi documentabili riguardano persone molto anziane, talvolta centenarie, impossibilitate ad autogestirsi nelle strutture sanitarie o nelle rsa. Per questi soggetti ogni decurtazione improvvisa può provocare gravi difficoltà nell’affrontare spese mediche o assistenziali.
La sentenza interna emessa nel 2022 aveva già riconosciuto questo impatto stabilendo come principio costituzionale quello della “legittima aspettativa”, ovvero il diritto ad attendersi condizioni economiche prevedibili basate su norme vigenti quando era iniziata l’erogazione. Questo orientamento aveva consentito agli over sessantaquattro anni – categoria prevalente nei primi ricorsi – un recupero parziale o totale delle somme decurtate.
Ora toccherà valutare se questo principio possa essere esteso anche alle nuove istanze provenienti dagli altri gruppi anagrafici tra gli oltre novecento richiedenti ancora pendenti presso Montecitorio.
Possibili scenari dopo la decisione prevista entro breve tempo
La pronuncia attesa dal collegio d’appello potrebbe arrivare già nella prossima settimana portando chiarezza definitiva sulle modalità applicative delle norme relative ai vitalizi. Una conferma dell’impianto originale significherebbe probabilmente ulteriori riduzioni generalizzate negli assegni.
Al contrario una modifica orientata verso i principi sanciti due anni fa aprirebbe nuove prospettive risarcitorie e forse forme diverse di tutela previdenziale rivolte agli ex parlamentari esclusivamente colpiti dalle ultime disposizioni.
In ogni caso resta aperto uno scenario complesso sia sul piano politico sia sociale perché tocca questioni delicate come equità fra cittadini comuni e rappresentanti eletti ed equilibri finanziari pubblici inerenti spese pensionistiche elevate ma contestate ormai da lungo tempo.
L’evoluzione giuridica seguita dagli organismi interni alla camera evidenzia inoltre quanto rimanga complesso bilanciare diritti acquisiti con nuove esigenze normative dettate dalla crisi economica nazionale insieme all’opinione pubblica sempre attenta alle scelte composte dai legislatori stessi nei confronti dell’interesse collettivo pubblico nazionale.