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Italia spinge per allentare il patto di stabilità e finanziare le spese in difesa senza penalizzare i paesi in deficit

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Il governo italiano ha rilanciato la richiesta di una maggiore flessibilità nel rispetto del patto di stabilità europeo, puntando a finanziare le crescenti spese militari concordate con gli alleati. Questo tema è stato al centro dell’incontro tra la premier Giorgia Meloni e il commissario europeo all’Economia Valdis Dombrovskis, che si è svolto a Roma in occasione della conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina. L’Italia vuole evitare che i paesi già sotto procedura per disavanzo siano ulteriormente penalizzati dalle regole europee.

L’incontro tra meloni e dombrovskis: focus sulle spese per la difesa e il patto di stabilità

Il colloquio durato circa mezz’ora ha visto un confronto diretto su come gestire le nuove esigenze finanziarie legate alla sicurezza, soprattutto quelle derivanti dal contesto internazionale segnato dalla guerra in Ucraina. La premier Meloni ha ribadito più volte l’urgenza di modificare temporaneamente alcune norme del patto di stabilità per permettere un aumento delle spese militari senza aggravare la situazione dei paesi con deficit elevati.

L’Italia chiede che venga riconosciuta una maggiore flessibilità, così da poter mantenere il deficit pubblico “sotto soglia” pur destinando fondi significativi alla difesa. Secondo quanto riferito da Palazzo Chigi, durante l’incontro si è discusso anche del rapporto tra attuazione del patto di stabilità e crescita economica legata agli investimenti nella sicurezza nazionale.

Dombrovskis ha definito “ottimo” lo scambio avuto con Meloni, evidenziando come siano stati affrontati temi importanti quali gli sviluppi economici europei, l’aumento della competitività industriale e appunto l’incremento delle risorse destinate alla difesa comune. Il negoziato resta comunque complesso: Bruxelles deve bilanciare esigenze diverse fra tutti i Paesi membri senza favorirne alcuni a scapito degli altri.

Possibili sviluppi sul piano nazionale: pnrr e cooperazione europea su competitività ed energia

Oltre al tema della difesa, durante l’appuntamento romano sono emerse altre questioni rilevanti sul futuro economico italiano ed europeo. Tra queste c’è la revisione prevista del Piano nazionale di ripresa e resilienza , strumento fondamentale per sostenere investimenti pubblici fino al 2026-27.

La competenza sulla revisione è condivisa col commissario Raffaele Fitto , segno dell’importanza strategica attribuita dall’esecutivo a questo dossier. Si sta inoltre lavorando insieme ai leader francesi ed tedeschi — Emmanuel Macron e Friedrich Merz — su un documento che punta ad aumentare la competitività industriale europea includendo settori chiave come quello automobilistico.

Per ora non sono stati fissati tempi certi o scadenze precise; si tratta però di un processo avviato che potrebbe incidere sugli assetti produttivi continentali nei prossimi anni dando impulso anche allo sviluppo sostenibile delle imprese italiane dentro lo spazio Ue.

Critiche dall’opposizione sull’impatto sociale dei tagli collegati al nuovo patto

Le posizioni espresse dal governo hanno subito suscitato reazioni dure dall’opposizione italiana. Il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte ha criticato aspramente quello che definisce “un nuovo Patto firmato da Meloni” capace secondo lui soltanto d’imporre tagli pesanti pari a 13 miliardi ogni anno su sanità pubblica, scuola infrastrutture oltre agli investimenti generali nel paese.

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Conte sottolinea poi come questa scelta obbligherebbe l’Italia ad accettare una corsa agli armamenti – definita “forsennata” – mentre i cittadini dovranno fare i conti con maggior pressione fiscale insieme a riduzioni nelle prestazioni sociali fondamentali; parla apertamente d’un autogol politico grave messo nero su bianco proprio dalla stessa premier italiana nel dialogo europeo.

Angelo Bonelli rincara invece affermando che questa politica trasforma progressivamente l’economia nazionale in quella tipica degli Stati impegnati nella guerra; uno scenario preoccupante seppur delineatosi negli ultimi mesi data anche la crescente centralità geopolitica attribuita ai fondamenti militari europeisti post conflitto ucraino-russo.

Opinioni divergenti sull’equilibrio fra industria manifatturiera ed esigenze militari

Tra gli imprenditori italiani emergono punti vista differenti rispetto alle scelte governative sui vincoli finanziari relativi alle spese militari. Emanuele Orsini presidente Confindustria ha espresso consenso verso uno sforamento mirato al comparto della difesa perché molte aziende italiane operano proprio nel settore armamenti ma mette pure un freno netto: non bisogna esaurire tutte le risorse disponibili solo sulla componente militare dimenticandosi dell’intera industria manifatturiera tradizionale presente sul territorio nazionale.

Orsini ha parlato durante “Le rotte del futuro”, evento promosso dal Pd dove viene proposta una strategia alternativa orientata più verso innovazioni produttive civili piuttosto che politiche focalizzate esclusivamente sugli acquisti bellici. Andrea Orlando ex ministro evidenzia infatti rischiose derive industrial-patriottiche basate esclusivamente sul riarmo quando invece servirebbero misure più ampie contro fenomenologie quali de-industrializzazione continentale.

Peppe Provenzano responsabile esteri Pd ritiene sbagliata o almeno insufficiente tutta quanta la risposta europea finora fornita intorno all’accelerazione degli investimenti nella sicurezza comune, accusandola indirettamente d’essere funzionale soprattutto ai programmi tedeschi. Per lui serve costruire davvero capacità autonome capacissime garantendo protezione collettiva rispettosa dei principi base comunitari evitando spinte nazionali troppo marcate.

Lorenzo Guerini ex ministro propone infine una visione leggermente diversa: afferma chiaramente quanto sia ormai indispensabile parlare apertamente della cosiddetta “difesa europea”, indicando quest’ultima come parte integrante imprescindibile dalla cosiddetta autonomia strategica dell’Unione. Secondo Guerini discutere solo economia o politica estera senza includervela significherebbe perdere pezzi fondamentali nello scenario geopolitico globale attuale.

Written by
Giulia Rinaldi

Giulia Rinaldi osserva il mondo con occhio critico e mente curiosa. Blogger fuori dagli schemi, scrive di cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute con uno stile personale e tagliente, mescolando analisi e sensibilità in ogni articolo. Il suo obiettivo? Dare voce a ciò che spesso passa inosservato.

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