L’indagine sulla mancata consegna del comandante libico Osama Njeem Almasri ha subito un importante sviluppo. Il tribunale dei ministri ha concesso alla legale Giulia Bongiorno l’accesso agli atti dell’inchiesta, accogliendo così la richiesta della difesa dei quattro indagati tra cui figurano esponenti di spicco del governo italiano. Nel frattempo, il tribunale ha denunciato la diffusione non autorizzata di documenti coperti da segreto, in seguito a pubblicazioni giornalistiche.
Il ruolo del tribunale dei ministri nell’accesso agli atti dell’indagine
Il tribunale dei ministri si è espresso ufficialmente sull’accesso agli atti relativi all’inchiesta che coinvolge la premier Giorgia Meloni, il sottosegretario Alfredo Mantovano e i ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio. La decisione riguarda in particolare l’avvocato Giulia Bongiorno che rappresenta i quattro indagati. L’organismo giudiziario ha consentito solo la visione degli atti d’indagine senza permettere il rilascio di copie o l’accesso al parere del pubblico ministero.
Gli atti sono conservati nella cancelleria della Corte d’assise dentro un armadio cassaforte, secondo quanto riferito dal tribunale stesso. Alcuni documenti appartengono all’Aise e sono classificati come segreti; per questi è vietata qualsiasi forma di riproduzione o duplicazione. La scelta di limitare l’accesso riflette una particolare attenzione alle norme costituzionali riguardanti le procedure giudiziarie e alla tutela delle informazioni riservate.
Tempistiche e proroghe nelle attività istruttorie
La vicenda processuale si è sviluppata nei mesi scorsi con scadenze ben precise previste dalla legge per completare gli accertamenti sulle responsabilità relative al caso Almasri. Il 27 aprile 2025 è terminato il termine ordinatorio iniziale fissato a 90 giorni per lo svolgimento delle indagini preliminari da parte del tribunale.
A seguito della scadenza, gli atti sono stati trasmessi alla procura che ha deciso una proroga di ulteriori 60 giorni per approfondire alcuni aspetti dell’inchiesta attraverso un supplemento istruttorio. Questo termine aggiuntivo non vincola rigidamente le parti ma permette ulteriormente ai magistrati di completare le verifiche necessarie entro fine giugno 2025.
In precedenza già a febbraio dello stesso anno era stata formalizzata una denuncia da parte dello stesso Tribunale contro chi aveva divulgato notizie riservate inerenti al procedimento penale in corso senza autorizzazione ufficiale.
La denuncia per divulgazione illecita degli atti coperti da segreto
Un elemento significativo riguarda la reazione formale dell’autorità giudiziaria rispetto alle fughe di notizie apparse su testate giornalistiche durante lo svolgimento delle indagini sul caso Almasri. Il Tribunale dei ministri ha infatti presentato due denunce distinte: una nel febbraio scorso dopo le prime pubblicazioni illegittime e una più recente collegata ad altri episodi simili emersi successivamente.
Questi documenti erano custoditi sotto rigoroso controllo nella cancelleria della Corte d’assise ed erano coperti dal segreto istruttorio previsto dalle leggi italiane ed europee sulla tutela delle informazioni sensibili nelle fasi processuali delicate.
Il provvedimento mira ad assicurare rispetto verso i limiti imposti dalla normativa penale sulle comunicazioni fuori dai canali ufficiali “evitando interferenze esterne che potrebbero compromettere lo svolgimento corretto dell’attività investigativa o pregiudicare diritti delle persone coinvolte nel procedimento.”
Le restrizioni sull’acquisizione degli atti da parte della difesa
L’autorizzazione concessa dall’organismo giudiziario non si traduce nella possibilità completa per gli avvocati difensori di ottenere copia integrale degli elementi raccolti dall’accusa ma soltanto nella facoltà limitata alla visione diretta degli stessi presso luoghi controllati come stabilito dalle norme vigenti.
Tra questi vi sono anche documentazioni classificate proveniente dai servizi d’intelligence italiani soggetta a particolari vincoli normativi che vietano ogni tipo di duplicazione o riproduzione materiale oltre alla semplice consultazione sotto sorveglianza.
La decisione adottata dalle tre giudici incaricate tiene conto anche della necessità di dialogo fra pubblico ministero ed organo giurisdizionale prima di permettere eventualmente ulteriori esplorazioni sugli aspetti più delicati contenuti negli scritti investigativi.
L’evoluzione futura dell’indagine sul caso osama njeem almasri
Al momento nessun provvedimento conclusivo è stato ancora emanato dal Tribunale dei ministri in merito all’inchiesta a carico dei quattro esponenti del governo italiano coinvolti nell’affaire relativo alla mancata consegna del comandante libico Osama Njeem Almasri.
I tempi procedurali hanno visto diverse fasi fra invio atti di indagine nella procura, presentazione denunce per divulgazione illecita e di rinnovi temporanei di attività istruttoria. Ora resta aperta la lavorazione degli imprestabiliti termini concedendo l’opportunità di approfondire elementi utili a chiarire meglio fatti e circostanze.
Questo scenario mostra come le questioni giuridiche legate all’utilizzo della segretezza procedurale e ai piani temporali siano attentamente valutate dagli organi garantistici. Le prossime settimane saranno fondamentali per capire se verranno assunti nuovi provvedimenti o se sarà necessario estendere ulteriormente l’investigazione sui passaggi ancora aperti rimasti sotto osservazione specifica.