La delibera sulla vendita dello stadio di San Siro a Inter e Milan infiamma il dibattito politico a Milano, mettendo alla prova la maggioranza nel Consiglio comunale. Il sindaco Giuseppe Sala ha chiarito la sua posizione in merito a possibili dimissioni legate all’approvazione della richiesta, rimarcando una linea di responsabilità amministrativa al di fuori delle pressioni politiche sul caso.
La delibera sulla vendita di San Siro divide il consiglio comunale di Milano
La cessione dello storico stadio di San Siro all’Inter e al Milan è al centro di un acceso confronto politico in città. L’amministrazione guidata da Sala ha proposto la vendita non solo del campo sportivo ma anche dell’area circostante, prevedendo un intervento urbanistico di rilievo. La decisione definitiva spetta al Consiglio comunale, dove però la maggioranza registra contrasti significativi.
Almeno sei consiglieri manifestano opposizione, tra questi esponenti dei Verdi e del Partito Democratico, a testimonianza della complessità del contesto politico. I dubbi riguardano non solo l’opportunità dell’operazione ma anche la trasparenza sulle condizioni economiche, come i costi precisi e gli eventuali sconti applicati. Si attende una votazione chiave, con un possibile vertice convocato per l’11 settembre o un’altra seduta straordinaria.
Il contrasto all’interno del PD compromette la compattezza della maggioranza, rendendo incerto il risultato. La vicenda coinvolge aspetti urbanistici, economici più le scelte strategiche della città, rendendo lo scenario particolarmente delicato per l’amministrazione comunale.
Sala chiarisce: nessuna dimissione in caso di bocciatura della delibera
Il sindaco Giuseppe Sala, presente alla commemorazione del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ha detto chiaramente di non avere intenzione di dimettersi nel caso il Consiglio comunale non approvi la vendita di San Siro. Sala ha motivato la sua posizione con criteri di responsabilità amministrativa e non emotivi.
Ha spiegato che un sindaco deve lasciare l’incarico solo se si verifica un evento che comprometta la capacità di governare, come succede ad esempio quando non passa il bilancio comunale. Invece, la mancata approvazione della cessione dello stadio, pur rappresentando un problema politico, non mette in discussione direttamente il funzionamento della giunta o della macchina amministrativa.
Il sindaco ha sottolineato di non arrendersi ai problemi e di volere difendere il suo mandato. Questa posizione chiara arriva in un momento in cui le tensioni aumentano in vista della votazione decisiva in aula. Sala rimane deciso a proseguire con il programma amministrativo a prescindere dalla decisione sul complesso nodo San Siro.
Le tensioni nella maggioranza e il ruolo della vicesindaco e dei consulenti
La difficoltà nel trovare un accordo sulla delibera investe anche la leadership interna al Comune. La vicesindaco Anna Scavuzzo sta tentando di ricomporre le divisioni dentro il Partito Democratico, soprattutto per convincere quegli eletti che mostrano riserve rispetto alla vendita.
Accanto a lei, il consulente legale del Comune sta lavorando per chiarire gli aspetti tecnici dell’operazione, cercando di rispondere alle perplessità sulla trasparenza della procedura e sul livello di sconto riconosciuto ai club. Questo lavoro punta a rassicurare i consiglieri più critici e a garantire la conformità legale e amministrativa dell’atto.
Nonostante gli sforzi, rimangono sospese alcune questioni che agitano il dibattito: dalla tutela del patrimonio sportivo e storico alla ricaduta urbanistica e sociale del progetto. La partita sulla vendita di San Siro tiene sotto pressione la maggioranza e rappresenta un banco di prova importante per la stabilità politica a Milano.
L’esito della votazione sarà determinante per il futuro dell’area storica e la pianificazione cittadina, con un impatto che va oltre il calcio e coinvolge la visione complessiva dell’amministrazione cittadina.
Ultimo aggiornamento il 3 Settembre 2025 da Luca Moretti