Il simbolo del referendum sulla cittadinanza proiettato su palazzo chigi per contrastare il silenzio politico e mediatico
Il flashmob del 14 maggio in piazza Colonna ha acceso i riflettori sul referendum sulla cittadinanza, denunciando il silenzio del governo e chiedendo maggiore informazione per i cittadini.

Il 14 maggio a Palazzo Chigi si è svolto un flashmob per promuovere il referendum sulla cittadinanza dell’8-9 giugno, denunciando il silenzio istituzionale e chiedendo maggiore informazione e partecipazione sul tema. - Unita.tv
Il 14 maggio la facciata di Palazzo Chigi si è illuminata con il simbolo del referendum sulla cittadinanza, nell’ambito di un flashmob promosso dal Comitato organizzatore. L’iniziativa è stata pensata per attirare l’attenzione sull’appuntamento di voto previsto per l’8 e 9 giugno, in un contesto caratterizzato da un’amara carenza di informazione ufficiale e da un silenzio sulle ragioni del referendum. Il flashmob si è svolto in piazza Colonna, cuore di Roma, dove i promotori hanno voluto rompere il muro di indifferenza e disinformazione che avvolge questo tema delicato.
Il flashmob in piazza colonna e la presenza dei promotori
In piazza Colonna il 14 maggio si sono radunati i rappresentanti del Comitato promotore del referendum. Tra loro Riccardo Magi, segretario di +Europa e presidente del comitato, e Deepika Salhan, che coordina la campagna per il diritto alla cittadinanza. Accanto a loro, Antonella Soldo, tesoriera di +Europa, Carla Taibi e Antonio Liguori di ActionAid. La scelta della piazza non è casuale: piazza Colonna è un luogo simbolico della vita politica romana, a pochi passi da Palazzo Chigi, sede del governo italiano.
Un gesto simbolico per forzare un contatto visivo
L’iniziativa aveva lo scopo di chiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni. L’obiettivo era far emergere dal silenzio un tema spesso lasciato ai margini del dibattito politico, soprattutto dopo che il governo ha mostrato scarso interesse nei confronti del referendum. L’uso della proiezione luminosa rappresentava un gesto simbolico, capace di forzare un contatto visivo con Palazzo Chigi e chiedere una risposta pubblica su una questione che interessa migliaia di persone nate in Italia da genitori stranieri.
Parallelamente all’azione in piazza, Il Sole 24 Ore ha pubblicato un dossier dedicato al referendum. Questo approccio di affiancare un’iniziativa pubblica con approfondimenti editoriali prova a restituire ai cittadini informazioni dettagliate in un momento di grande silenzio da parte della politica.
La critica di riccardo magi e il silenzio della premier meloni
Riccardo Magi ha denunciato apertamente la mancanza di coinvolgimento e la scarsa informazione garantita dal governo riguardo il referendum sulla cittadinanza. Ha sottolineato come, nonostante l’importanza del voto dell’8 e 9 giugno, la premier Giorgia Meloni abbia scelto di evitare qualsiasi commento durante i momenti di maggior visibilità politica, compresi i programmi di primo piano in televisione.
Una protesta con una forte connotazione politica
Magi ha definito questa posizione come un vero e proprio oscuramento mediatico che impedisce ai cittadini di conoscere i dettagli e le implicazioni del referendum. La protesta ha dunque avuto una forte connotazione politica: chiedere a Palazzo Chigi di rompere il silenzio e dare un’informazione adeguata sul voto.
Non è un dettaglio secondario il richiamo del presidente del Comitato alle passate dichiarazioni proprio di Meloni, che in precedenza criticava i governi accusati di limitare la libertà di informazione e di oscurare appuntamenti referendari. Oggi, quella stessa leader si mostra muta davanti a questa consultazione popolare. L’appello del Comitato è perciò chiaro: il paese ha bisogno di chiarimenti e di un confronto aperto su temi che riguardano diritti, identità e integrazione.
I problemi pratici nell’ottenere la cittadinanza italiana oggi
Tra le testimonianze raccolte in vista del voto, emerge quella di Emilia Sfichi che ha raccontato quanto sia diventato difficile ottenere la cittadinanza italiana. La strada è costellata di ostacoli burocratici e ritardi, alcuni aggravati dall’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, che ha rallentato molte procedure amministrative.
Un limbo giuridico per molte famiglie
Inoltre, molte famiglie italiane di origine straniera si trovano in una specie di limbo giuridico. Pur essendo cresciuti in Italia, questi giovani vengono ancora considerati stranieri. Questo contrasta con il diritto reale di sentirsi “figli d’Italia” e alimenta tensioni e frustrazioni.
Gli ostacoli non sono solo tecnici, ma anche legati alla scarsa comunicazione e alle politiche poco chiare adottate negli ultimi anni. La pandemia ha inoltre rimesso in discussione molte prassi, creando incertezze e disservizi diffusi, elementi che pesano soprattutto sulle famiglie più vulnerabili.
Il referendum di giugno rappresenta quindi un’occasione per modificare una situazione giudicata troppo lunga e complicata, ma senza un’informazione che raggiunga tutti diventare consapevoli e partecipare si fa più difficile.
Il ruolo di palazzo chigi e il diritto dei cittadini alla partecipazione
La serata del 14 maggio ha segnato un momento simbolico: per la prima volta Palazzo Chigi ha contribuito a veicolare informazioni sull’appuntamento referendario. Riccardo Magi ha ricordato che questo è un passo importante, visto il silenzio prolungato della premier e del governo.
Il voto come diritto fondamentale
La garanzia del diritto dei cittadini a esprimersi attraverso il voto resta un punto fondamentale in un paese democratico. Magi ha rimarcato come il mancato intervento di Palazzo Chigi in passato avesse già limitato il dibattito pubblico sul referendum, ma questa volta l’iniziativa del Comitato ha spinto il Palazzo a rompere il muro di assenza comunicativa.
Resta da vedere se questa apertura si tradurrà in una più ampia diffusione di informazioni e in un coinvolgimento più attivo delle istituzioni nelle prossime settimane. Quanto avvenuto in piazza Colonna e la reazione di Palazzo Chigi potrebbero rappresentare l’avvio di un dialogo necessario a recuperare un confronto più aperto.
Il referendum sulla cittadinanza, che coinvolge migliaia di persone nate in Italia, ha così trovato un piccolo varco in quella che fino a poche settimane prima sembrava una cortina di silenzio e disattenzione. La partita politica e civile resta apertissima.