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Il Senato dà il via libera alla separazione tra pm e giudici

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Via libera del Senato alla separazione tra pm e giudici. - Unita.tv
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Il Senato ha approvato la legge che separa le carriere tra pubblici ministeri e giudici. Il voto si è chiuso con 106 favorevoli, 61 contrari e 11 astenuti, segnando un passaggio importante per la riforma costituzionale della magistratura.

Il voto che cambia la magistratura

Il 25 aprile 2025, l’aula del Senato si è pronunciata sul testo che introduce la separazione delle carriere in magistratura. La maggioranza ha prevalso con 106 sì, contro 61 no e 11 astenuti. Il provvedimento, già approvato alla Camera lo scorso 16 gennaio, torna ora alla Camera per un terzo passaggio. Solo dopo questo iter tornerà al Senato per l’ultima approvazione, prima di entrare in vigore.

L’obiettivo è mettere nero su bianco, nella Costituzione, una netta distinzione tra i ruoli dei pm e quelli dei giudici. Oggi la magistratura è unica, con la possibilità di passare da un ruolo all’altro. Questa modifica vuole invece separare chiaramente le carriere. Un cambiamento importante per come si organizzano e funzionano i tribunali in Italia.

Tensione in aula e proteste contro la riforma

Durante la votazione è scoppiata la protesta delle opposizioni. Alcuni senatori hanno esposto cartelli in aula, mostrando il loro dissenso. Il clima si è fatto teso con scontri verbali e richieste di cambiamenti, ma il risultato non è cambiato.

In aula c’era anche il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che ha seguito i lavori e ha difeso la riforma a nome del governo. Ha detto che separare i ruoli aiuterà a chiarire le responsabilità di pm e giudici, garantendo più autonomia a entrambi.

Le opposizioni, invece, temono che la riforma possa rompere l’equilibrio tra accusa e difesa, mettendo a rischio l’indipendenza dei magistrati. Alcuni gruppi politici hanno avvertito che si rischia di dividere troppo la magistratura, creando tensioni interne e rallentamenti nei processi.

Cosa succede adesso alla riforma

Dopo il voto del Senato, la legge torna alla Camera per un terzo esame. Questa fase sarà decisiva: solo dopo l’ultimo passaggio alla Camera e la conferma finale in Senato, la modifica potrà diventare legge costituzionale.

In questa fase sono attese nuove discussioni, possibili cambiamenti e approfondimenti tecnici. Il tema resta caldo nel dibattito politico, vista la sua importanza per l’organizzazione della giustizia. I parlamentari ascolteranno anche le opinioni di associazioni di magistrati e ordini professionali.

Se tutto procederà senza intoppi, la riforma potrebbe entrare in vigore entro la fine del 2025. Da quel momento si metteranno a punto le strutture giudiziarie per adeguarsi alle nuove regole.

La riforma è seguita con attenzione da giornali, operatori del diritto e cittadini, perché tocca uno dei pilastri della democrazia: l’indipendenza e il funzionamento della magistratura.

Ultimo aggiornamento il 22 Luglio 2025 da Matteo Bernardi

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Matteo Bernardi

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