Il senato calendarizza il ddl sulla separazione delle carriere dei magistrati l’11 giugno tra proteste e tensioni politiche
La proposta di separazione delle carriere dei magistrati arriverà in Aula al Senato l’11 giugno, suscitando forti reazioni da parte dell’opposizione e dell’Associazione Nazionale Magistrati.

Il 11 giugno il Senato discuterà la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati, in un clima di forte tensione tra maggioranza, opposizione e magistratura, con critiche sull’accelerazione del dibattito e sul mancato completamento dell’esame in commissione. - Unita.tv
La proposta di modifica costituzionale che prevede la separazione delle carriere dei magistrati arriverà in Aula al senato l’11 giugno. Nonostante il dibattito in commissione non si sia concluso, la decisione è stata presa dalla conferenza dei capigruppo e confermata dall’assemblea di Palazzo Madama. La mossa ha scatenato forti reazioni nell’opposizione e nella magistratura, con l’associazione nazionale magistrati che denuncia un’accelerazione forzata e una compressione del confronto pubblico.
Calendario serrato per l’esame del ddl e decisioni controversie in senato
La data per l’esame in aula al senato del disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati è fissata per l’11 giugno 2025. La scelta arriva a prescindere dal fatto che il testo abbia completato l’iter in commissione giustizia. Questa decisione è stata stabilita prima dalla conferenza dei capigruppo e poi ratificata a maggioranza dall’assemblea di Palazzo Madama.
La tensione è palpabile. L’opposizione ha protestato apertamente, alzando i toni con manifestazioni anche simboliche all’interno dell’emiciclo, come hanno fatto i senatori del Movimento 5 Stelle esponendo cartelli con la scritta “Democrazia silenziata”. Il capogruppo del Pd Andrea Giorgis ha proposto di togliere la data fissa per concedere più tempo al dibattito ma la mozione è stata respinta.
Da parte sua il centrodestra ha difeso con determinazione l’accelerazione. La maggioranza ha motivato la decisione sottolineando che il ddl era stato già approvato alla camera mesi fa e che le opposizioni hanno avuto tempi sufficienti per esprimersi. Questo ha alimentato le contestazioni sull’eventuale limitazione del contraddittorio parlamentare.
Posizioni del governo e difesa del guardasigilli nordio
Carlo Nordio, ministro della giustizia, ha sostenuto che il percorso parlamentare finora concesso è stato ampio e che le opposizioni “hanno già avuto tutti i tempi disponibili” per esaminare e ascoltare le voci coinvolte. Per Nordio, la riforma deve procedere senza ostacoli, evitando “ostruzionismo o perdita di tempo”.
Il viceministro Francesco Paolo Sisto ha definito la linea della maggioranza come caratterizzata da “serietà e tenacia”, insistendo sulla necessità di realizzare i principi costituzionali che regolano il giusto processo. La convinzione della maggioranza è che la modifica, vista come imprescindibile, non debba subire ritardi ulteriori.
La ferma posizione espressa dai rappresentanti della giustizia del governo ha accentuato lo scontro politico con l’opposizione, già critica per la modalità di approdo in aula senza la conclusione del lavoro in commissione.
Dibattito parlamentare e mediazioni fallite sul ddl e sul fine vita
La calendarizzazione fissa del ddl sulla separazione delle carriere ha bloccato ogni tentativo di mediazione promosso dal presidente del senato Ignazio La Russa. La sua proposta mirava a contemperare le evidenti tensioni evitando scontri frontali. Si sarebbe dovuto discutere il disegno di legge sull’11 giugno seguito, appena pochi giorni dopo, dal disegno di legge sul fine vita.
Quest’ultimo testo, atteso da mesi, è fermo in commissione e ha suscitato ampie aspettative, in particolare dal centrosinistra. Ma l’accordo è saltato. A quel punto, su iniziativa del presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri, la discussione del ddl sul fine vita è stata rinviata al 15 luglio, spostamento che ha suscitato nuove tensioni.
Questa strategia ha ricevuto critiche dure da parte del Pd. Francesco Boccia, capogruppo Dem in senato, ha definito quello slittamento come “un mercimonio parlamentare inaccettabile”. Boccia ha inoltre sottolineato l’anomalia costituzionale rappresentata dal fatto che un disegno di legge costituzionale arrivi in aula prima di completare il suo esame in commissione, una prima nella storia della Repubblica.
Reazioni dell’opposizione e critiche dell’anm alla gestione della riforma
Il centrosinistra e altre forze di opposizione hanno criticato con forza la decisione della maggioranza, denunciando un’imposizione che supera ogni equilibrio democratico. Alleanza Verdi Sinistra e Italia Viva, per esempio, hanno parlato apertamente di una “deriva autoritaria della destra” e di scarsa considerazione del parlamento da parte del governo.
L’Anm ha espresso un giudizio forte, manifestando preoccupazione per l’accelerazione improvvisa che riduce lo spazio per un dibattito approfondito. L’associazione ha sottolineato il rischio che la riforma modifichi in modo definitivo aspetti fondamentali della costituzione italiana, mettendo a rischio i diritti dei cittadini.
Queste contestazioni mostrano l’intensità del confronto politico e sociale attorno a questo tema delicato che tocca proprio l’architrave del sistema giudiziario e delle garanzie costituzionali.
A pochi giorni dall’esame, la partita sul ddl rimane aperta e percorsa da tensioni profonde tra maggioranza, opposizioni e corpo giudiziario, con possibili ripercussioni sulle future dinamiche parlamentari e istituzionali.