Il senato ha respinto le pregiudiziali di costituzionalità avanzate da Pd, Avs e M5S sulla riforma che introduce la separazione delle carriere tra magistrati e istituisce un’Alta Corte disciplinare. Il voto è stato netto: 110 contrari, 52 favorevoli e tre astenuti. Il dibattito politico si è rapidamente acceso, con posizioni forti dalle opposizioni che hanno criticato duramente il testo, mentre alcuni senatori hanno scelto di astenersi pur senza opporsi formalmente. La discussione è continuata con interventi che hanno ripercorso il percorso parlamentare e mostrato divisioni profonde sul futuro dell’ordinamento giudiziario.
Il voto in aula e le posizioni dei gruppi parlamentari
Il senato ha votato sulle tre pregiudiziali di costituzionalità presentate dai gruppi Pd, Avs e M5S. Si sono espressi contro queste obiezioni 110 senatori, mentre 52 hanno sostenuto le pregiudiziali e altri 3 si sono astenuti. Tra questi ultimi si segnala la posizione del senatore Pd Pier Ferdinando Casini, che ha precisato di non ritenere il testo in contraddizione con la Costituzione, spiegando così la sua astenzione. Questo voto ha permesso di superare le obiezioni formali relative alla legittimità costituzionale del provvedimento, aprendo così la strada alla discussione sul contenuto vero e proprio della riforma.
Clima e posizioni in aula
Il clima in aula si è mostrato già teso e articolato, con i gruppi di maggioranza che sostengono la riforma e le opposizioni che esprimono forti perplessità. La maggioranza vede nel disegno la possibilità di modificare l’assetto delle carriere giudiziarie e rafforzare la disciplina interna al sistema, mentre le opposizioni sottolineano i rischi di interferenze politiche e di eccessiva pressione sui pm.
I contenuti della riforma e le critiche delle opposizioni
La riforma in esame riguarda la separazione netta delle carriere tra magistrati che si occupano di azione penale e quelli che svolgono funzioni giudicanti, oltre l’istituzione di un’Alta Corte disciplinare chiamata a vigilare sull’ordine giudiziario. Secondo i sostenitori, questo provvedimento vuole garantire maggiore chiarezza e autonomia nelle diverse funzioni, riducendo possibili conflitti di interesse e responsabilità.
Le opposizioni hanno respinto questa lettura, denunciando un tentativo di esercizio di potere nei confronti dei pubblici ministeri. Il capogruppo del Pd Francesco Boccia ha accusato il governo di voler “sottomettere i pm”, raccontando il provvedimento come uno strumento di controllo politico sul potere giudiziario. Sullo stesso tono, il senatore M5S Roberto Cataldi ha definito la legge un’“inaccettabile forzatura”. Peppe De Cristofaro, capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra, ha inoltre evidenziato come la proposta della destra stravolga i principi fondamentali dell’autonomia della magistratura, cambiando in modo profondo l’organizzazione del sistema giudiziario.
Punti di tensione tra maggioranza e opposizioni
Le tensioni riflettono un confronto aperto che coinvolge visioni diverse sul ruolo della magistratura nello stato di diritto italiano, con particolare attenzione alla tutela delle garanzie costituzionali e all’indipendenza dei magistrati.
Lo sviluppo del dibattito in commissione e in aula
Il presidente della commissione Affari costituzionali, Alberto Balboni, ha raccontato al senato un riepilogo delle sedute e degli approfondimenti svolti sulle modifiche proposte. Ha mostrato le fasi che hanno portato a definire il testo e ha ricordato l’importanza di mantenere l’equilibrio tra i poteri dello stato quando si toccano questioni che riguardano la magistratura.
Contributi e richieste di chiarimento
La discussione aperta in aula ha visto contributi da più parti, con interrogativi e richieste di chiarimenti rivolti ai promotori della riforma. La complessità del tema emerge dal confronto tra esigenze di riforma della macchina giudiziaria e la difesa dell’autonomia dei magistrati. L’istituzione dell’Alta Corte disciplinare rappresenta uno degli snodi più delicati, perché può modificare in modo sostanziale i meccanismi interni al sistema giudiziario.
La composizione e i poteri di questa nuova Corte, così come le regole per la separazione delle carriere, restano al centro del dibattito, a testimoniare che la strada verso l’approvazione definitiva potrebbe essere ancora lunga e segnata da ulteriori confronti. Il senato dunque rimane teatro di uno scontro serrato su quale direzione il sistema giudiziario italiano debba prendere.