Il re abdullah ii di giordania ha preso la parola al parlamento europeo il 17 giugno 2025, ribadendo il ruolo cruciale della giordania come partner per l’europa e la stabilità in medio oriente. Il sovrano ha sottolineato la gravità degli ultimi conflitti e la necessità di scelte coraggiose per fermare le violenze, specie nella striscia di gaza. Nel suo discorso ha richiamato a un impegno condiviso per i diritti dei palestinesi e per un futuro più sicuro per tutti.
L’accoglienza del re abdullah ii al parlamento europeo e il riconoscimento alla giordania
Roberta metsola, presidente del parlamento europeo, ha accolto il re abdullah ii nella seduta plenaria sottolineando la stretta collaborazione tra la giordania e l’unione europea. Metsola ha elogiato gli sforzi di amman per mantenere la stabilità regionale, spingendo per un cessate il fuoco a gaza e la liberazione degli ostaggi. Ha ricordato la continua assistenza umanitaria e il sostegno al milione di rifugiati palestinesi e siriani presenti in giordania. La presidente ha inoltre apprezzato il fermo appoggio della giordania alla soluzione a due stati, considerata un punto fondamentale per una pace duratura in medio oriente.
Questa visita conferma il valore strategico della giordania come attore di mediazione, in un contesto globale segnato da crisi e instabilità. Il parlamento europeo ha così ribadito la volontà di rafforzare i legami politici e umanitari con amman, incentivando un ruolo attivo per affrontare la complessità delle tensioni mediorientali.
Il richiamo del re abdullah alla crisi morale e alle sofferenze a gaza
Nel suo intervento, abdullah ii ha definito il mondo attuale come “privo di gravità morale”, una realtà in cui si perde il senso del giusto e dello sbagliato e il conflitto trova sempre più spazio. Ha rivolto l’attenzione soprattutto alla situazione di gaza, denunciando come in meno di due anni eventi considerati atrocità stiano diventando normalità. Ha puntato il dito contro la strategia che soffoca i civili attraverso la fame, mira contro operatori sanitari e giornalisti, e mette a rischio chi cerca rifugio.
Il re ha invitato gli eurodeputati a riflettere su come la comunità internazionale possa permettere che simili violenze diventino consuete. La sua analisi tocca temi etici fondamentali, chiedendo un cambio di rotta urgente e un ritorno a principi condivisi per tutelare la dignità umana, soprattutto nelle aree più colpite dalle guerre.
La proposta del re abdullah per un nuovo corso globale di pace e stabilità
abdullah ii ha definito il momento come “una nuova svolta storica” che coinvolge l’identità stessa della comunità internazionale. Ha spiegato che questa crisi non riguarda solo gaza o un singolo conflitto, ma rappresenta una battaglia su chi vogliamo essere come popoli nel mondo. Ha indicato come priorità due azioni: sostenere lo sviluppo economico in medio oriente per creare opportunità e coordinare interventi decisi per la sicurezza globale.
Il re ha richiamato in particolare la necessità di risolvere due conflitti che pesano sull’equilibrio internazionale: la guerra in ucraina, in corso da oltre tre anni, e il conflitto israelo-palestinese, che dura da ottant’anni. Per lui, il futuro dipende dalla capacità della comunità mondiale di trovare soluzioni durature senza escludere i diritti fondamentali dei palestinesi alla libertà e allo stato indipendente.
Il ruolo dell’europa e il rapporto di partnership con la giordania
abdullah ii ha indicato l’europa come attore decisivo per le scelte che verranno fatte nel 2025. Ha assicurato il sostegno della giordania come partner affidabile, impegnato a collaborare per la pace e la sicurezza regionale. La leadership europea avrà un ruolo chiave nel definire la direzione da seguire, per rispondere alle sfide geopolitiche che investono il medio oriente e il mondo intero.
Questa è la sesta volta che il re abdullah ii si rivolge al parlamento europeo dal 2002, dimostrando continuità nella volontà di mantenere un dialogo aperto. Le sue parole richiamano l’urgenza di decisioni coraggiose in un contesto che si fa sempre più complesso, davanti a crisi umanitarie e dispute che sembrano senza fine.