La migrazione italiana ha segnato profondamente la storia e l’identità del paese. Dopo l’Unità e soprattutto nel secondo dopoguerra, milioni di italiani hanno lasciato la patria per cercare fortuna altrove. Questi spostamenti hanno influito non solo sull’economia nazionale, grazie alle rimesse inviate nelle famiglie rimaste, ma anche sulla diffusione della cultura italiana nel mondo. Sergio Mattarella ha affrontato questo tema durante un incontro al Quirinale con il segretario generale Maria Chiara Prodi e il consiglio generale degli Italiani all’estero.
La migrazione italiana dall’unità agli anni del dopoguerra
Il movimento migratorio degli italiani ha radici profonde che risalgono agli anni successivi all’Unità d’Italia nel 1861. La mancanza di lavoro e le difficili condizioni economiche spinsero molte persone a cercare opportunità fuori dai confini nazionali, specialmente in America e in alcune nazioni europee. Questa prima grande ondata continuò con intensità anche nel secolo successivo, acutizzandosi dopo la seconda guerra mondiale. Nel secondo dopoguerra, molte famiglie italiane decisero di emigrare per migliorare le proprie condizioni di vita. Questi flussi hanno coinvolto soprattutto le regioni del Sud e del Centro Italia.
Il contributo economico delle rimesse
Le enormi partenze hanno comportato una rilevante perdita di manodopera in patria, ma dall’altra parte hanno portato un sostegno economico fondamentale attraverso le rimesse. Questi soldi inviati all’Italia hanno contribuito alla ricostruzione, incentivando progetti di sviluppo industriale e infrastrutturale. Alcune zone sono state letteralmente risollevate dal denaro mandato dagli emigrati. I numeri di questa migrazione sono impressionanti: si stima che tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento milioni di italiani abbiano varcato i confini nazionali.
Il ruolo delle comunità italiane nel mondo
Gli italiani all’estero non solo hanno sostenuto le loro famiglie con soldi, ma hanno costruito comunità importanti. Queste collettività si sono radicate nelle varie nazioni di accoglienza, divenendo punti di riferimento sia per i nuovi migranti che per i locali. La cultura italiana, tradizioni, lingua, cucina e feste popolari hanno attraversato continenti e oceani. Grazie a loro, l’Italia è rimasta “vicina” anche se distante fisicamente. In paesi come Argentina, Stati Uniti, Canada, Australia e diverse nazioni europee, gli emigrati hanno mantenuto vivi i legami con la nazione d’origine.
Un legame diplomatico-culturale
Non si tratta solo di nostalgia ma di un vero e proprio legame diplomático-culturale. Queste comunità sono state ambasciatori della lingua e delle tradizioni italiane, portando avanti valori come la laboriosità, la pace e l’accoglienza. Hanno favorito il dialogo tra culture diverse e in molti casi hanno dato vita a iniziative sociali e culturali. Senza il loro impegno, molte espressioni della cultura italiana non si sarebbero diffuse con la stessa efficacia. Questo riconoscimento è centrale nella politica estera italiana, che vede nelle collettività all’estero uno strumento per promuovere relazioni stabili e rispettose con altri popoli.
Le rimesse e il loro impatto sull’economia italiana
Le somme inviate dagli italiani emigrati hanno rappresentato un flusso finanziario di grande rilievo. Questi trasferimenti hanno aiutato intere famiglie ad affrontare spese quotidiane e hanno permesso investimenti nelle comunità di origine. Si può dire che le rimesse hanno costituito una forma di risparmio collettivo, diventando motore di sviluppo locale. Hanno contribuito a finanziare case, terreni, attività commerciali e piccole imprese su un territorio nazionale allora alle prese con la ricostruzione dopo la guerra.
Il presidente Mattarella richiama spesso l’importanza di questo apporto, che ha offerto un sostegno concreto in momenti di crisi. Lo sviluppo economico italiano, in parte, deve a questi fondi esterni diverse spinte. Senza le rimesse, molte famiglie sarebbero rimaste in condizioni di maggiore difficoltà. Il legame tra emigrati e patria si misurava anche in questi gesti, mostrando la volontà di partecipare alla costruzione di un’Italia migliore. Gli storici evidenziano poi come ciò abbia contribuito a evitare fenomeni di emarginazione sociale.
Gli italiani all’estero come protagonisti della politica internazionale
Il discorso del presidente Mattarella rilancia la presenza degli italiani all’estero come elemento rilevante nel dialogo internazionale. Le comunità italiane non sono semplici emigrati, ma rappresentano un ponte tra l’Italia e molti paesi del mondo. Il riconoscimento di questo ruolo si traduce spesso in iniziative diplomatiche specifiche, programmi culturali, sostegno all’italofonia e scambi tra università. Tali azioni si inseriscono nel contesto più ampio della politica estera italiana, dove la valorizzazione del patrimonio culturale e linguistico diventa un vettore di rapporti.
Valori al centro della politica estera italiana
Tra i valori posti al centro di questa politica ci sono il rispetto reciproco, la pace e la laboriosità, tratti storici associati agli emigrati. L’azione di questi gruppi ha permesso all’Italia di mantenere una presenza internazionale diffusa, più capillare rispetto a molte altre nazioni. I legami creati si manifestano in accordi bilaterali, collaborazioni economiche e progetti comuni. Il peso delle comunità italiane nel mondo si riflette anche nella partecipazione alle decisioni politiche e sociali delle nazioni ospiti, celebrando così la pluralità identitaria.
L’incontro al Quirinale sottolinea come la storia della migrazione italiana continui a esercitare influssi nella società contemporanea. Quanto costruito nel secolo scorso mantiene valore attuale, mentre nuove sfide invitano a mantenere attenzione sulle comunità oltre confine. Il racconto di questi legami accompagna la riflessione su come conservare e trasmettere quei valori adesso e in futuro.