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Il governo approva il decreto sicurezza con nuovi reati, castrazione chimica e regole sulle detenute madri

Il decreto sicurezza, approvato con 201 voti favorevoli, introduce modifiche al codice penale su castrazione chimica, occupazione di immobili e pene per violenze durante manifestazioni, suscitando forti polemiche.

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Il Parlamento ha approvato il decreto sicurezza, introducendo modifiche al codice penale su castrazione chimica, occupazione abusiva di immobili, pene più severe per violenze in manifestazioni e nuove regole per le detenute madri, scatenando un acceso dibattito su diritti e garanzie. - Unita.tv

Il parlamento ha dato il via libera al decreto sicurezza con 201 voti favorevoli, introducendo una serie di modifiche al codice penale che riguardano temi delicati come la castrazione chimica, l’occupazione di immobili e la gestione delle detenute madri. Il provvedimento, accolto con un acceso confronto tra maggioranza e opposizioni, tocca aspetti controversi della criminalità e dell’ordine pubblico, modificando norme e prevedendo pene più severe in alcuni casi.

Il via libera della camera tra numeri e critiche

Il decreto sicurezza ha ricevuto l’ok definitivo in aula con 201 voti a favore, 117 contrari e 5 astenuti, al termine della discussione generale. Il provvedimento comprende 39 articoli che modificano importanti voci del codice penale e di procedura penale. L’inserimento di 14 nuovi reati e 9 aggravanti ha suscitato forti contestazioni tra le opposizioni, che hanno denunciato una sovrapposizione di norme punitive eccessive. Nel testo vengono affrontati temi che spaziano da una stretta sull’occupazione di immobili al contrasto della resistenza passiva, dalla regolamentazione della cannabis light fino a norme che mirano a reprimere movimenti come i No-Tav e i No-Ponte.

Il voto finale ha sancito l’impegno del governo di mantenere una linea decisa nella lotta a certe forme di devianza e illegalità, ma ha aperto un dibattito acceso sulla legittimità e l’equilibrio delle misure introdotte, soprattutto sul fronte dei diritti civili e delle garanzie penali. Tra senatori e deputati si sono alternati interventi di critica e difesa, ma alla fine la maggioranza ha mantenuto il controllo sul provvedimento.

Il dibattito acceso sulla castrazione chimica volontaria

Uno degli aspetti che ha acceso maggiormente il confronto è stato l’ordine del giorno presentato dal deputato leghista Igor Iezzi, accolto con il parere favorevole del governo. Si tratta di un impegno a istituire un tavolo tecnico per valutare la possibilità di rendere disponibile la castrazione chimica volontaria per i condannati per reati a sfondo sessuale.

L’odg definisce l’obiettivo di esplorare opzioni assistenziali di natura sanitaria, psichiatrica e farmacologica, che includano trattamenti temporanei e reversibili col blocco androgenico. Ogni percorso dovrebbe avvenire solo con il consenso del condannato, nel rispetto dei principi costituzionali e delle norme sovranazionali.

Questo tema ha sollevato forti reazioni in aula e fuori. Le opposizioni hanno definito la proposta “inaccettabile”, con preoccupazioni legate ai diritti umani e alla dignità della persona. Il dibattito ha messo in luce la tensione tra la volontà di prevenire recidive di violenza sessuale e le garanzie legali da mantenere, creando un quadro complesso attorno all’applicazione pratica della castrazione chimica.

Occupazioni abusive di immobili e nuove sanzioni

Il decreto introduce anche un nuovo reato, quello di occupazione arbitraria di un immobile destinato a domicilio altrui o delle sue pertinenze come garage o cantine. Per chi commette questa violazione è prevista una pena detentiva da due a sette anni.

Per velocizzare la risoluzione delle situazioni irregolari, è prevista una procedura d’urgenza che consente di ottenere il rilascio rapido degli immobili e la reintegrazione nel possesso dei proprietari o affittuari. La norma contempla una causa di non punibilità se l’occupante collabora con gli accertamenti e si adegua volontariamente all’ordine di rilascio.

Questo intervento mira a fornire strumenti più stringenti per affrontare il fenomeno degli immobili occupati illegalmente, che spesso genera tensioni sociali e problemi di ordine pubblico. Al contempo, cerca un equilibrio che permetta di favorire la collaborazione di chi occupa l’immobile, evitando sanzioni immediate e inappellabili in caso di atteggiamenti collaborativi.

Pene più severe e arresti per le violenze durante le manifestazioni

Il decreto punisce con maggior rigore i danneggiamenti commessi durante manifestazioni pubbliche, soprattutto se accompagnati da violenza o minacce verso persone. L’arco di pena previsto va da un anno e mezzo fino a cinque anni di reclusione, oltre a multe che possono toccare i 15.000 euro.

Si introduce inoltre la possibilità di arresto in flagranza differita nei casi in cui il reato venga commesso durante manifestazioni in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Questo significa che le forze dell’ordine potranno intervenire con maggiore tempestività, anche quando non si riscontri immediatamente la violenza, per impedire il proseguimento di azioni lesive.

Le modifiche puntano a prevenire i danni e a tutelare l’ordine pubblico, soprattutto nei giorni in cui si svolgono eventi con rischi di scontri o disordini. Significa una risposta più dura verso chi devasta la città in occasione di proteste o raduni pubblici.

Nuove regole per l’esecuzione della pena alle detenute madri

Tra le novità c’è anche una revisione delle norme per l’esecuzione della pena nelle donne incinte o con figli piccoli. Con il decreto, il rinvio della pena per queste detenute non è più automatico. Ora sarà una scelta discrezionale delle autorità giudiziarie, in base alle circostanze.

Se la pena non viene rinviata, la donna dovrà scontarla in strutture con custodia attenuata, ideate per ospitare madri con figli, per minimizzare l’impatto sulla crescita dei bambini. È prevista anche la possibilità di revocare il rinvio qualora si manifestino atteggiamenti della madre che possano pregiudicare seriamente il minore.

Per i figli tra 1 e 3 anni, invece, la pena potrà essere scontata in istituti a custodia attenuata solo in presenza di esigenze di rilevante importanza.

Queste nuove disposizioni non tengono conto solo del benessere dei bambini ma cercano di bilanciare la tutela della sicurezza pubblica quando il rischio di ulteriori delitti si presenta in modo significativo. Il decreto lascia quindi più spazio a valutazioni caso per caso, ponendo limiti più stretti rispetto al passato.