Home Il decreto legge sulla cittadinanza italiana approvato nel 2025 modifica i criteri per italo-discendenti e doppia cittadinanza

Il decreto legge sulla cittadinanza italiana approvato nel 2025 modifica i criteri per italo-discendenti e doppia cittadinanza

Il decreto legge n. 36 del 2025 modifica le regole per l’acquisizione della cittadinanza italiana, limitando l’accesso ai discendenti di italiani e introducendo requisiti più severi per la doppia cittadinanza.

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Il 20 maggio 2025 la Camera ha approvato un decreto che restringe l'acquisizione della cittadinanza italiana per discendenti all’estero, limitando la doppia cittadinanza e introducendo nuovi requisiti di residenza, suscitando critiche dalle comunità italiane nel mondo. - Unita.tv

Il 20 maggio 2025 la Camera dei Deputati ha dato il via libera definitivo a un decreto legge che ridefinisce in modo significativo le regole per l’acquisizione della cittadinanza italiana. Dopo il passaggio al Senato il 15 maggio, con un voto netto ma non unanime, questo provvedimento porta cambiamenti riguardanti soprattutto i discendenti di italiani nati all’estero e la doppia cittadinanza. Le nuove disposizioni contengono limitazioni e requisiti rivolti a chi intende ottenere o mantenere la cittadinanza italiana fuori dall’Italia, con ripercussioni su numerose famiglie e comunità italiane d’oltreconfine.

La genesi del decreto: motivazioni e sviluppo legislativo

Il decreto legge n. 36, pubblicato in Gazzetta Ufficiale proprio il 28 marzo 2025 e rapidamente entrato in vigore il giorno successivo, nasce per risolvere problemi legati alla gestione della cittadinanza italiana, nel contesto della globalizzazione e della diffusione della doppia cittadinanza. Negli ultimi anni si era avvertita l’esigenza di aggiornare le disposizioni vigenti, giudicate non più coerenti con le prassi europee o non sufficientemente chiare per le amministrazioni.

In particolare il governo ha voluto limitare casi in cui la cittadinanza venisse attribuita a persone senza un legame reale con l’Italia, ridurre la complessità burocratica e definire criteri più precisi per i discendenti di italiani residenti all’estero. Su questi presupposti è stato elaborato questo decreto, che ha attraversato un iter rapido solo negli ultimi mesi, culminando con l’approvazione definitiva maggio 2025.

L’armonizzazione con le normative europee

La scelta di introdurre restrizioni rigide sulla doppia cittadinanza e di limitare l’acquisizione per discendenti oltre la seconda generazione nasce dalla volontà di armonizzare la normativa italiana con quelle di altri stati europei. Prima del decreto, l’accesso alla cittadinanza per i nati all’estero da italiani era meno regolamentato, con ricadute organizzative per gli uffici e dubbi sul profondo legame col nostro Paese anche in termini di diritti come quello della libera circolazione nell’UE.

I nuovi criteri per la doppia cittadinanza e le restrizioni per gli italo-discendenti

Il provvedimento introduce una stretta significativa per la doppia cittadinanza. Non sarà più automatico per i nati fuori dall’Italia ottenere la cittadinanza italiana soltanto per nascita da genitori cittadini, soprattutto se hanno anche un’altra cittadinanza. Farà fede una serie di requisiti che mirano a evitare situazioni in cui la cittadinanza italiana venga conservata senza un legame concreto con il Paese.

Nel dettaglio per i discendenti di italiani nati all’estero il decreto dimezza la possibilità di acquisizione: solo chi ha un genitore o un nonno nato in Italia potrà richiedere la cittadinanza ‘ius sanguinis‘. Questo restringe l’accesso automatico alla cittadinanza alle prime due generazioni, impedendo che nipoti o pronipoti di italiani acquisiscano di diritto il passaporto senza un vincolo territoriale o culturale più solido. Questa norma si allinea a quelle di nazioni europee che considerano essenziale il legame fisico o residenziale oltre che genealogico.

Il requisito della residenza in italia

Il requisito di residenza diventa un elemento chiave: almeno due anni continuativi di residenza in Italia dei genitori sono necessari per permettere la trasmissione della cittadinanza al figlio, nel caso questi genitori non vivano stabilmente in Italia. Questa misura punta a evitare forme di cittadinanza “di comodo“, garantendo che chi riceve il titolo sia effettivamente legato a una comunità locale e a un contesto nazionale.

Cambiamenti nei procedimenti e opportunità di lavoro per i discendenti

Il decreto ha previsto anche modifiche importanti sulle procedure per ottenere la cittadinanza, con particolare attenzione ai minori. Sono stati introdotti termini più precisi per le domande e sono state eliminate alcune proroghe fino a trentasei mesi, così da accelerare i tempi delle pratiche amministrative.

Questa accelerazione interessa soprattutto richieste legate a minori, per permettere un riconoscimento tempestivo della cittadinanza e alleggerire le criticità che spesso congestionano gli uffici.

Un aspetto rilevante riguarda l’inserimento lavorativo: per i discendenti di cittadini italiani e coloro che hanno cittadinanze di Paesi con forte diaspora italiana, si apre la possibilità di lavoro subordinato fuori quota. Questa misura ha lo scopo di agevolare l’occupazione in Italia, offrendo opportunità concrete di integrazione.

Risvolti sociali e critiche al provvedimento

Dal punto di vista sociale, il decreto cerca di ristabilire un legame diretto e solido tra cittadinanza e territorio nazionale. La limitazione della doppia cittadinanza fa emergere la volontà di evitare che persone con legami solo nominali possano usufruire dei diritti riservati ai cittadini italiani.

Dal lato opposto varie voci esprimono timori riguardo all’effetto esclusivo di queste regole su discendenti di italiani nel mondo, specialmente là dove le comunità sono numerose e mantengono vive radici culturali anche a distanza. Limitare la cittadinanza soltanto alla seconda generazione escluderebbe migliaia di persone che, pur non avendo un genitore o nonno nato in Italia, conservano un forte legame identitario.

Associazioni che seguono gli italo-discendenti si sono mosse con attenzione contro quello che definiscono un taglio netto al legame con l’Italia, preoccupate che molte famiglie perdano il diritto di mantenere uno stretto rapporto con il Paese d’origine.

Proteste e dialogo con le istituzioni

Reazioni variegate sono arrivate a seguito dell’approvazione: alcune critiche puntano alla rapidità del processo legislativo e alla scarsa consultazione delle comunità interessate, che chiedono maggiore tutela e revisione delle nuove regole.

Reazioni politiche e dichiarazioni ufficiali dopo il voto in parlamento

Dopo l’approvazione dei due rami del Parlamento, sono arrivate reazioni variegate. Il governo ha motivato la riforma sottolineando la necessità di allineare la legislazione italiana a quella degli altri Paesi europei, in particolare per favorire un’attuazione più uniforme e una cittadinanza riconosciuta a chi porta avanti un legame reale con l’Italia.

L’esecutivo ha definito il provvedimento uno strumento utile a garantire un quadro più chiaro, evitando abusi e vaghezze, e a rafforzare le regole che legano i nuovi cittadini al nostro territorio.

Dall’altra parte dell’emiciclo parlamentare, l’opposizione e alcune organizzazioni civiche hanno segnalato la rapidità con cui il decreto è stato approvato, giudicando il dibattito parlamentare insufficiente per la portata delle novità.

Contestazioni riguardano soprattutto la gestione delle comunità all’estero e la possibile esclusione di molti italo-discendenti, con richieste di revisione delle regole e maggior tutela per chi vive lontano dall’Italia ma ne sostiene la cultura e i valori.

Le controversie sulle restrizioni per i discendenti e l’impatto sulle comunità straniere

L’aspetto più dibattuto riguarda proprio la riduzione del diritto alla cittadinanza a due sole generazioni. Molti esperti e rappresentanti di comunità italiane all’estero ritengono che questo limite sia troppo rigido e possa creare disparità tra chi ha la possibilità di dimostrare un vincolo territoriale e chi no, anche se porta nel sangue tradizioni e identità italiane.

Alcune comunità lamentano la mancanza di consultazioni e la scarsa attenzione alle esigenze di chi, pur vivendo fuori dall’Italia, mantiene legami culturali forti. La legge, da questo punto di vista, è vista come una barriera che allontana piuttosto che unire.

In più, la doppia cittadinanza controllata ha alimentato sospetti di esclusione, soprattutto per chi nasce in Paesi dove è comune mantenere più cittadinanze. Questi cittadini rischiano di vedersi negato un diritto acquisito per anni, cambiando il quadro della partecipazione civica e sociale.

Le proteste e le discussioni sembrano destinate a proseguire, alimentando un confronto acceso tra esigenze di ordine legislativo e il voler difendere legami storici e culturali estesi oltre i confini nazionali.