Il sabato Romano del 7 giugno ha visto un corteo che ha unito molte anime del Centrosinistra in una marcata posizione contro l’attacco Israeliano a Gaza. Pd, M5s e Avs si sono presentati insieme, mostrando una certa compattezza che pare anticipare la coalizione in vista delle elezioni del 2027. Ma l’appuntamento del 21 giugno, sempre nella Capitale, con la mobilitazione europea “Stop Rearm Europe“, evidenzia spaccature e tensioni che potrebbero frantumare questa unità. Il dibattito interno al Pd sul tema del riarmo è particolarmente acceso e decisivo per il futuro della coalizione progressista.
Sabato 7 giugno, Roma ha ospitato un corteo contro il conflitto in Medio Oriente che ha riunito diverse forze progressiste sulla stessa linea. Pd, M5s e Avs sono scesi in piazza contro l’attacco di Israele a Gaza, segnalando una posizione condivisa e netta rispetto alla guerra. Questo evento ha rappresentato il tentativo più recente di dimostrare un fronte unito in vista delle prossime sfide politiche, in particolare quella contro il centrodestra di Giorgia Meloni, previsto tra due anni.
Il corteo non ha avuto solo una valenza simbolica. Ha infatti polarizzato l’attenzione su aspetti critici della politica estera italiana e sulle scelte del governo, destinando particolare attenzione alle “ambiguità” del governo riguardo alle tensioni tra Israele e Iran. Si è mostrato così un fronte progressista critico verso le decisioni ufficiali, con un messaggio che ha coinvolto militanti e dirigenti di partiti. Lo sforzo di coniugare messaggi sociali e politici si è tradotto in una piazza affollata, tesa a testimoniare la volontà di resistere a politiche ritenute aggressive o poco chiare.
Un pomeriggio di protesta carico di significati
Sabato 21 giugno, sempre a Roma, è in calendario una Manifestazione promossa da oltre 430 realtà sociali, sindacali e politiche aderenti alla “Campagna Europea Stop Rearm Europe“. Questo evento, nato come protesta contro la corsa al riarmo in Europa, rappresenta una sfida per i partiti progressisti che si sono mostrati uniti il 7 giugno. M5s e Avs hanno già confermato la partecipazione con delegazioni di rilievo, mentre il Pd resta sul filo del dubbio.
Il Pd si divide tra una sinistra interna favorevole alla mobilitazione e una parte più riformista, scettica sul coinvolgimento a una Manifestazione con slogan forti come “No guerra, no riarmo, no genocidio, no autoritarismo”. La richiesta di rivedere il piano di difesa europeo, lanciata da von der Leyen, aveva già fatto discutere le anime Dem, ma qui il messaggio è più radicale e mette pressione su posizioni ufficiali da definire. Tra le personalità citate, gli esponenti della sinistra Pd sembrano propensi a dare l’adesione, evidenziando continuità con le iniziative precedenti contro il decreto sicurezza.
Una tensione che rimette in discussione alleanze consolidate
Il confronto politico va oltre il semplice sostegno o meno all’iniziativa. Si inserisce nell’ambito delle tensioni europee sulla difesa e degli impegni militari post-pandemia. La Manifestazione di giugno promette di essere un banco di prova importante, capace di far saltare o rafforzare l’alleanza destinata allo scontro elettorale futuro.
Il dibattito acceso nel pd sul riarmo e la linea di M5s
Nel Pd è scoppiata una vera e propria disputa sul tema del riarmo, dove si registrano posizioni opposte soprattutto tra la corrente riformista e quella di sinistra. L’eurodeputata Pina Picierno ha espresso un favore netto al piano Ue, a differenza di Giuseppe Conte e della maggior parte del M5s, che hanno ribadito la loro contrarietà al riarmo e alle spese militari crescenti in Europa.
Conte, che guida la delegazione M5s alla Manifestazione, ha messo in discussione la legittimità di Picierno nel rappresentare la posizione ufficiale del Pd. Questo ha scatenato la replica immediata di parlamentari come Filippo Sensi e Marianna Madia, i quali hanno criticato Conte per essersi spinto a decidere chi debba o meno parlare a nome del Pd. La tensione segna un punto di rottura tra alleati storici e complica la costruzione di una linea comune.
Questa controversia è in corso anche mentre M5s organizza gazebo e iniziative legate al vertice Nato previsto a L’Aia il 24 e 25 giugno, inserendosi nelle mobilitazioni internazionali contro l’aumento degli armamenti e l’escalation militare. La posizione di Conte è Chiara: no alla guerra e alla corsa agli armamenti, con la richiesta di politici pronti a cercare soluzioni pacifiche ai conflitti.
Anche Avs si è schierata nettamente contro il riarmo, con Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni che hanno annunciato la loro partecipazione alla Manifestazione di Roma. Per loro, il pericolo riguarda l’erodere del tessuto economico italiano verso un modello di economia di guerra. Bonelli ha sottolineato come il riarmo non solo rappresenti un rischio militare, ma anche un fattore che condiziona pesantemente l’economia del paese, con spese che si traducono in tagli o rallentano politiche sociali ed economiche.
Fratoianni ha rilanciato un messaggio chiaro sui social, invitando a combattere contro la crescita delle spese per gli armamenti e la follia delle politiche belliche. Avs punta così a coinvolgere un vasto pubblico, anche giovane, sensibile a questi temi, collegando le spese militari alle conseguenze sociali e civili che diventano difficili da gestire in tempo di pace.
La Manifestazione rappresenta per Avs anche un momento per rivendicare la necessità di alternative politiche che orientino l’Italia verso scelte più pacifiche, in netta opposizione al governo attuale. La loro presenza in piazza è un messaggio diretto verso i cittadini e verso i partiti che da qui a pochi mesi dovranno decidere la propria strategia di alleanze e posizionamenti politici.