Il centrodestra spinge per premierato e separazione carriere magistrati, l’opposizione insorge in parlamento
La maggioranza di centrodestra accelera sulle riforme costituzionali, tra cui il ddl Casellati sul premierato e la separazione delle carriere dei magistrati, suscitando tensioni con l’opposizione.

La maggioranza di centrodestra accelera sulle riforme costituzionali, concentrandosi su premierato e separazione delle carriere dei magistrati, mentre l'opposizione denuncia un approccio autoritario. - Unita.tv
La maggioranza di centrodestra accelera sulle riforme costituzionali dopo il via libera alla Camera sul decreto sicurezza. In agenda a luglio la discussione sulla separazione delle carriere dei magistrati, fortemente sostenuta da Forza Italia, e il premierato, definito la “madre di tutte le riforme” da Fratelli d’Italia. Il governo preme per portare avanti queste modifiche, ma l’opposizione denuncia un approccio autoritario che limita il ruolo del Parlamento. La strategia della maggioranza prevede di scandire tempi stretti per l’approvazione, con il decreto sicurezza pronto a essere discusso al Senato già il 3 giugno.
I nodi irrisolti della riforma sul premierato e il suo iter parlamentare
La proposta di legge nota come ddl Casellati, che prevede l’elezione diretta del presidente del consiglio e gli attribuisce il potere di sciogliere le Camere, non procede spedita. Nonostante l’approvazione del Senato, il testo è fermo in commissione Affari costituzionali alla Camera dallo scorso luglio. La maggioranza punta a chiudere la partita entro la fine della legislatura, con un referendum confermativo previsto dopo le prossime elezioni politiche. Al contrario la riforma della separazione delle carriere magistrati dovrebbe arrivare prima, con il referendum previsto per giugno 2026. Ad oggi l’ipotesi di unificare le due consultazioni appare esclusa. Il premierato prevede che il presidente del consiglio resti cinque anni in carica e non possa servire più di due mandati consecutivi. In caso di sostituzione, questa può avvenire una sola volta e solo all’interno della coalizione vincente.
Il legame con la legge sull’autonomia differenziata
Il cammino del premierato si intreccia con quello della legge sull’autonomia differenziata, partita già all’inizio di questa legislatura. Matteo Salvini ha ribadito più volte come questi due provvedimenti debbano procedere insieme, descrivendoli come “mano nella mano”. Lo scorso 19 maggio il Consiglio dei ministri ha approvato la legge delega sull’autonomia, recependo le indicazioni della Corte costituzionale sulle modalità per definire i livelli essenziali delle prestazioni . L’attenzione su questo settore riflette un progetto politico strategico che punta a rimodellare l’assetto istituzionale del paese, inserendo l’autonomia come elemento complementare alle riforme sul governo e la giustizia.
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Il cuore della riforma riguarda l’elezione diretta del premier attraverso un sistema elettorale che assicura una maggioranza parlamentare stabile per cinque anni. Il capo del governo potrà essere rieletto una sola volta, ma la sostituzione durante il mandato potrà avvenire solo una volta e sempre entro la coalizione vincente. Questo sistema esclude la possibilità di governi tecnici o larghe intese guidate da figure non elette direttamente, come avvenuto con Monti, Draghi o Conte in passato. La riforma assegna inoltre al premier il potere esclusivo di sciogliere le Camere, un attributo che rende più lineare la governabilità e avvicina l’Italia ai modelli adottati nelle principali nazioni europee.
Come cambia l’organizzazione della magistratura
Un altro tassello in discussione è il disegno di legge costituzionale che modifica l’ordinamento della magistratura per dividere la carriera tra magistrati requirenti e giudicanti. La proposta istituisce due Consigli superiori della magistratura distinti, uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri, e introduce un’estrazione a sorte per alcuni membri dei Csm. Inoltre nasce un’Alta corte disciplinare che avrà il compito di vigilare sui comportamenti dei magistrati. Questa riforma ha avuto l’ok della Camera a gennaio e ora è al Senato, dove si attende il dibattito conclusivo. L’obiettivo è separare le funzioni in modo formale, per evitare sovrapposizioni e conflitti d’interesse interni al sistema giudiziario.
Il confronto sulle riforme costituzionali entra quindi nel vivo dopo il via libera al decreto sicurezza e procede con tensione tra maggioranza e opposizione. La calendarizzazione delle riforme nelle prossime settimane sarà decisiva per capire se questi interventi potranno diventare legge in tempi brevi, o se slitteranno verso la fine della legislatura, con conseguenze importanti sul quadro politico e istituzionale del paese.