La tensione in iran ha spinto il governo italiano a muoversi con rapidità per monitorare gli sviluppi e tutelare gli interessi nazionali. Il coinvolgimento di diversi attori internazionali e la necessità di proteggere i cittadini italiani sul posto hanno reso cruciali le consultazioni governative e diplomatiche. Questo articolo ricostruisce le azioni intraprese da roma e le dichiarazioni delle autorità alla vigilia di possibili ripercussioni su scala più ampia.
La gestione italiana della crisi iraniana: riunioni e monitoraggio continuo
Già dal primo mattino del 2025-01-16, la presidente del consiglio, Giorgia Meloni, ha tenuto una videoconferenza urgente con ministri competenti, il sottosegretario Alfredo Mantovano e i responsabili dei servizi di intelligence italiani. La riunione è stata convocata per analizzare le conseguenze del bombardamento su uno dei siti iraniani ritenuti strategici. Nel comunicato di palazzo Chigi si sottolinea come la crisi coinvolga molteplici aspetti: dalla sicurezza dei cittadini italiani presenti nella regione alla valutazione degli impatti economici, fino agli equilibri di stabilità internazionale.
Dialogo diretto con leader internazionali
La presidente Meloni ha mantenuto un filo diretto con diversi leader internazionali per aggiornare sulle evoluzioni sul terreno. In particolare, si è confrontata telefonicamente con Keir Starmer, primo ministro del Regno Unito, e con il cancelliere tedesco Friedrich Merz. L’attenzione italiana resta concentrata sul tentativo di riportare le parti al tavolo negoziale, per limitare l’espansione del conflitto. Il governo italiano, come dichiarato, continuerà a lavorare per evitare escalation, coordinandosi strettamente con i suoi alleati e gli interlocutori regionali.
Contatti internazionali e interlocuzioni con i paesi della regione mediorientale
Nei giorni successivi, Meloni ha intensificato i contatti con figure di spicco del G7 e del Medio Oriente. Dai leader occidentali come il premier canadese Mark Carney fino a Emmanuel Macron e Friedrich Merz, il messaggio condiviso è stato chiaro: la situazione richiede un intervento diplomatico urgente per fermare ogni potenziale aggravamento. La presidente ha pure parlato con il principe ereditario saudita Mohammad bin Salman al Saud, il presidente degli Emirati Arabi Uniti Mohamed bin Zayed al Nahyan e l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al-Thani.
Questi scambi avvengono in un contesto in cui la stabilità regionale è messa a rischio dai recenti bombardamenti e dagli attacchi che coinvolgono interessi di forze esterne. Il dialogo con questi governanti mira non soltanto a raccogliere informazioni aggiornate ma anche a costruire un consenso comune per favorire il ritorno a negoziati di pace tra iran e Stati Uniti. La necessità di evitare la diffusione del conflitto è particolarmente sentita fra i governi coinvolti, vista la complessità dell’equilibrio politico in Medio Oriente.
Dichiarazioni del ministro della difesa crosetto
Nel corso di un’edizione straordinaria del tg1, il ministro della difesa Guido Crosetto ha definito il bombardamento come un punto di svolta. Secondo Crosetto, questa operazione altera radicalmente la situazione preesistente e comporterà inevitabilmente risposte più incisive da parte dell’iran. Ha ricordato che il sito di Fordow, obiettivo principale, è un bunker nucleare protetto da 90 metri di roccia, difficile da colpire con armi convenzionali.
Gli Stati Uniti avrebbero così impiegato bombardieri capaci di penetrare sottoterra in profondità per danneggiare il complesso. Il ministro ha inoltre spiegato che l’Italia ha preso immediate precauzioni per mettere in sicurezza i suoi contingenti. Alcuni militari presenti in aree sensibili, vicine a obiettivi americani, sono stati spostati per evitare rischi diretti in caso di ritorsioni iraniane. Le misure di protezione coinvolgono esclusivamente personale non direttamente esposto al pericolo.
Le preoccupazioni di tajani e le misure di sicurezza sul territorio italiano
Il ministro degli esteri Antonio Tajani ha commentato l’attacco Usa descrivendolo come un’azione prevedibile, riconducibile a rafforzamenti logistici sul campo. A Gubbio ha detto di aver percepito segnali, come la richiesta di allontanamento dei militari italiani dalla base di Baghdad, che lasciavano immaginare un intervento imminente. Poi ha aggiunto che l’Italia segue la crisi con molta attenzione per prevenire rischi su scala nazionale.
Non sono stati segnalati pericoli diretti nei confronti dell’Italia, dal momento che finora l’iran identifica il nostro paese come un interlocutore meno ostile. Tuttavia, la presenza americana e israeliana in Italia ha portato all’adozione di misure di sicurezza su obiettivi sensibili. Le ambasciate di Israele e Stati Uniti a Roma sono state chiuse temporaneamente, mentre luoghi di culto ebraici e americani beneficiano di vigilanza rafforzata. Forze dell’ordine e intelligence vigilano con attenzione per scongiurare attacchi.
Tajani ha anche fatto sapere che è in corso un dialogo con Rafael Grossi, direttore dell’Aiea , per valutare possibili effetti sull’impianto nucleare iraniano e prevenire emergenze radiologiche. Al momento non si segnalano contaminazioni, ma la situazione rimane oggetto di controlli serrati. Inoltre, il governo sta elaborando scenari economici per far fronte a eventuali ripercussioni sul mercato energetico dovute alla crisi.
Confronto tra meloni e schlein e posizioni politiche sull’intervento militare
Nel clima di tensione, la presidente del consiglio e la leader del Partito democratico Elly Schlein hanno avuto una lunga conversazione telefonica dopo gli attacchi statunitensi in iran. Schlein ha ribadito la opposizione netta del suo partito a qualsiasi partecipazione italiana a operazioni militari. Ha chiesto che il governo chiarisca l’intenzione di non impegnare il territorio nazionale in supporto a un conflitto che rischia di espandersi.
La segretaria dem ha sottolineato l’importanza di lavorare per un de-escalation e per ricondurre tutte le parti al negoziato, anche a tutela del Trattato di non proliferazione nucleare. Ha condannato inoltre la linea statunitense, definita un passo che aggrava le tensioni mondiali invece di portare pace. Schlein ha citato il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, richiamando il rispetto del diritto internazionale e la necessità di ricorrere alla diplomazia nella crisi iraniana.
La posizione espressa richiede un impegno fermo del governo per evitare che l’Italia venga coinvolta direttamente o indirettamente in eventuali azioni militari, mettendo in luce un clima di forte preoccupazione e il desiderio bipartisan di contenere il conflitto entro limiti negoziabili. La divisione tra partiti si fa sentire, ma la priorità comune resta la sicurezza nazionale.