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Governo e magistratura, nuova battaglia sul caso Almarsi: è scontro dopo l’archiviazione di Meloni

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Scontro tra Governo e magistratura sul caso Almarsi dopo l’archiviazione. - Unita.tv
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Il caso Almarsi torna a far parlare di sé, riaccendendo lo scontro tra il governo e la magistratura. Dopo che il tribunale dei ministri ha archiviato il procedimento a carico di Giorgia Meloni, la tensione è salita alle stelle, soprattutto dopo le dichiarazioni del presidente dell’Associazione nazionale magistrati , Cesare Parodi. Nel frattempo, sono emerse nuove richieste di autorizzazione a procedere per altri esponenti del governo, Mantovano, Piantedosi e Nordio, alimentando un clima di forte contrapposizione politica e istituzionale.

Meloni archiviata, ma lo scontro è appena cominciato

Il tribunale dei ministri ha deciso: nessun procedimento per la premier Giorgia Meloni. Nel decreto del primo agosto si legge che non ci sono prove sufficienti per dimostrare un suo coinvolgimento nella liberazione di Almarsi, il comandante libico con mandato di cattura internazionale.

Ma questa sentenza non ha calmato gli animi. La stessa Meloni aveva promesso di fare chiarezza sulla sua posizione, ma la decisione ha scosso gli equilibri politici. L’opposizione ha subito chiesto spiegazioni in Parlamento, mentre la maggioranza ha accolto la notizia come una vittoria. Il caso, però, resta aperto per altri membri dell’esecutivo.

Il decreto specifica che le posizioni di Alfredo Mantovano, Matteo Piantedosi e Carlo Nordio saranno esaminate a parte. Se Meloni è stata archiviata, per loro potrebbe aprirsi un procedimento giudiziario. Un capitolo nuovo e delicato del caso Almarsi.

Parodi accende la miccia: le parole che infiammano il dibattito

Il giorno dopo l’arrivo delle carte alla Camera, Cesare Parodi, presidente dell’Anm, ha rilasciato un’intervista radiofonica che ha fatto subito rumore. Rispondendo a una domanda sul possibile processo a Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto di Nordio, Parodi ha spiegato che “i processi possono avere ripercussioni politiche dirette sulle persone coinvolte.”

Le sue parole non sono piaciute a Carlo Nordio. Il ministro della Giustizia ha parlato di “un’interferenza inaccettabile da parte di un rappresentante dei magistrati,” sottolineando che il nome di Bartolozzi non compare negli atti e che la sua collaboratrice è estranea alla vicenda.

Parodi ha poi chiarito di non riferirsi direttamente al caso Bartolozzi, ma di parlare in generale delle conseguenze politiche dei processi. Ha negato qualsiasi volontà di intromissione, affermando di aver espresso “un’opinione generica, non un giudizio specifico sulle indagini.” Nonostante la precisazione, lo scontro tra Anm e governo si è fatto ancora più acceso.

Autorizzazioni a procedere, ritardi e malumori in maggioranza

Il tribunale dei ministri ha inviato alle Camere la richiesta di autorizzazione a procedere per Mantovano, Piantedosi e Nordio. Sono chiamati a rispondere davanti alla magistratura.

Ma i documenti sono arrivati solo a tarda sera, quando né Nordio né gli altri due avevano ricevuto una notifica ufficiale. Questo ritardo ha fatto saltare i nervi nella maggioranza, che ha criticato i tempi e il mancato coordinamento tra istituzioni.

Nel governo si è fatto notare come la procura generale della Repubblica non avesse ancora trasmesso gli atti, rallentando l’intera procedura. Le lentezze hanno complicato la situazione, sollevando dubbi sulla gestione e sulla comunicazione tra i vari livelli istituzionali.

Un altro nodo è stata la scelta del tribunale di separare il caso Meloni da quello degli altri tre. Dal governo assicurano che “non c’è stata alcuna pressione in merito, si tratta di una decisione autonoma della magistratura.”

L’opposizione incalza, il governo si difende

Il confronto tra governo e magistratura si riflette anche nel dibattito politico. Le opposizioni hanno reagito duramente, accusando l’esecutivo di aver fornito informazioni false durante le fasi iniziali dell’inchiesta.

Il centrodestra, invece, ha difeso a spada tratta Meloni e il governo, pur riservandosi critiche verso la magistratura e i tempi dell’indagine.

Enrico Costa, vicepresidente della commissione Giustizia della Camera, si è chiesto pubblicamente se le parole di Parodi siano “un semplice scivolone o un invito a spingere di più sull’azione giudiziaria.” Domande che tengono alta la tensione tra politica e magistratura, ancora lontane da un’intesa.

Nel frattempo, Carlo Nordio ha evitato di entrare nel merito delle critiche raccolte in Parlamento, ribadendo che “saranno solo le istituzioni competenti a decidere, nei tempi giusti.” Il caso Almarsi resta uno degli snodi più delicati del confronto istituzionale del 2025, destinato a influenzare i prossimi capitoli della cronaca politica italiana.

Ultimo aggiornamento il 5 Agosto 2025 da Rosanna Ricci

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Rosanna Ricci

Rosanna Ricci racconta il presente come se stesse scrivendo una pagina di diario collettivo. La sua voce è intima, ma mai distante: attraversa con delicatezza temi complessi come cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute, cercando sempre il lato umano delle notizie. Ogni suo post è uno sguardo personale sul mondo, tra empatia e consapevolezza.

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