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Giovani detenuti nelle carceri minorili italiane in crescita, i dati aggiornati al 2025

Aumento del 54% dei giovani detenuti nelle carceri minorili italiane dal 2022 al 2025, con il decreto Caivano che complica il recupero e il reinserimento sociale dopo la maggiore età.

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L'articolo analizza il significativo aumento dei giovani detenuti nelle carceri minorili italiane fino al 2025, evidenziando l'impatto negativo del decreto Caivano sui trasferimenti ai penitenziari per adulti e le difficoltà nel reinserimento sociale e educativo dei minori. - Unita.tv

La popolazione dei giovani detenuti nelle carceri minorili italiane è aumentata considerevolmente negli ultimi anni. Secondo il rapporto più recente dell’associazione Antigone, i numeri alla fine di aprile 2025 mostrano una situazione in evoluzione, con conseguenze importanti sul percorso di reinserimento e recupero dei ragazzi. Il fenomeno si inserisce nel contesto più ampio della gestione penitenziaria giovanile e delle misure legislative che influiscono sul trattamento dei giovani autori di reato.

Aumento dei giovani detenuti nelle carceri minorili italiane negli ultimi due anni

Al 30 aprile 2025, i ragazzi e le ragazze detenuti nelle carceri minorili italiane erano 611, di cui 27 ragazze. Il dato rivela una crescita significativa rispetto agli anni precedenti: a fine 2022 erano 381, mentre al termine del 2024 erano 587. Questo rappresenta un aumento di circa il 54% in soli due anni. La progressione è notevole e mette in evidenza la pressione crescente sulle strutture dedicate ai minorenni.

Nel dettaglio, l’incremento interessa innanzitutto i maschi, ma anche la presenza femminile resta significativa. Questa variazione solleva dubbi sulle cause alla base di questa escalation, affrontando questioni legate alla criminalità giovanile, alle politiche di intervento e alle condizioni sociali che portano al confino in carcere. La crescita numerica si traduce in una maggiore complessità nella gestione dei minori, tra carenze strutturali e difficoltà a garantire un trattamento adeguato.

Impatto del decreto Caivano sul trasferimento dei giovani oltre i 18 anni

Uno degli elementi che condiziona questo quadro è rappresentato dal decreto cosiddetto Caivano. Questo provvedimento riguarda la possibilità di trasferire nelle carceri per adulti i giovani che superano la maggiore età. Nel corso del 2024, sono stati effettuati 189 trasferimenti di detenuti ultra diciottenni dal circuito minorile a quello adulto. Il dato segna un aumento dell’80% rispetto ai 105 trasferimenti registrati nel 2022.

Questo fenomeno trova una ragione nell’intento di applicare una pena più severa dopo il compimento dei 18 anni, ma comporta una brusca interruzione del percorso educativo e rieducativo iniziato nelle strutture minorili. Quel passaggio improvviso rischia di compromettere il recupero dei giovani, costretti a confrontarsi con ambienti più duri ed escludenti. Il decreto Caivano, quindi, ha avuto un impatto rilevante sia numerico che qualitativo sul sistema di giustizia minorile.

Difficoltà nel recupero e reinserimento dei minori detenuti in carcere

Il trasferimento dagli istituti minorili al carcere per adulti ha effetti tangibili nella vita dei giovani detenuti. Il percorso di recupero, già fragile negli istituti dedicati, si complica notevolmente in contesti più rigidi. Il rapporto di Antigone evidenzia come il passaggio brusco interrompa trattamenti educativi in corso e riduca le possibilità di reintegrazione sociale.

Nelle carceri per adulti i minori hanno meno accesso a programmi educativi specifici, a supporti psicologici e a un ambiente che favorisce il cambiamento comportamentale. Questo si traduce spesso in un prolungato isolamento e in un peggioramento delle condizioni personali e mentali, con conseguenze a lungo termine. Gli operatori penitenziari si trovano a dover gestire situazioni di crescente complessità, senza strumenti adeguati.

Questa tendenza aggrava le condizioni di detenzione dei giovani e alimenta un circolo vizioso che rende più difficile evitare nuove condanne o recidive. L’interruzione dei progetti educativi rischia di portare a un aumento delle tensioni interne e a una gestione precaria degli istituti minorili e adulti. Una riflessione sull’adeguatezza delle norme e sulle possibilità di intervento resta necessaria.

Contesto e prospettive per il sistema carcerario minorile in italia

Il sistema carcerario minorile italiano, già sotto pressione per la scarsa dotazione di strutture e risorse, si sta trovando ad affrontare una crescita della popolazione detenuta che mette a dura prova le condizioni di vita e trattamento. Dal rapporto emerge la contraddizione tra la crescita numerica dei detenuti e la necessità di mantenere un approccio rieducativo e riabilitativo.

Le recenti mosse legislative, come il decreto Caivano, influenzano l’assetto del sistema e rendono più complesso il lavoro degli operatori. Le trasformazioni del quadro normativo aggiungono nuove sfide, senza che siano state definite modalità alternative efficaci o un potenziamento adeguato delle misure di assistenza.

Da questo punto di vista, resta aperto il dibattito sulle strategie da mettere in campo per garantire un equilibrio tra giustizia e recupero, soprattutto in vista di una possibile crescita ulteriore della popolazione minorile detenuta e degli effetti collaterali derivanti dai trasferimenti nella giustizia per adulti. Il 2025 conferma un momento delicato per i giovani in stato di detenzione e per il sistema che li accoglie.