Home Generale Vannacci invita a votare candidato lega parlando di mettere una “decima”, la polemica a Taranto

Generale Vannacci invita a votare candidato lega parlando di mettere una “decima”, la polemica a Taranto

Il generale Vannacci provoca polemiche a Taranto con un video in cui invita a votare per la Lega, utilizzando il termine “decima”, suscitando forti critiche da Anna Filippetti del Pd.

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Un video mostra il generale Vannacci invitare a votare la Lega usando il termine "decima", suscitando la dura denuncia del Pd Taranto per l’evocazione di violenze storiche e un appello alla difesa dei valori democratici. - Unita.tv

Un video ha scosso la scena politica tarantina, mostrando il generale Vannacci mentre invita a votare un candidato della coalizione guidata dalla Lega di Francesco Tacente. Nel video, il generale parla apertamente di mettere una “decima”, un termine che richiama metodi punitivi cruenti e che ha scatenato una forte reazione. La segretaria provinciale del Pd Taranto, Anna Filippetti, ha espresso subito la sua ferma critica verso questo uso del linguaggio e il richiamo a simboli storici molto gravi.

Il significato storico e l’uso del termine “decima”

La parola “decima” non è un termine neutro ma carico di un peso storico pesante. Lo spiegamento del generale Vannacci, parlando proprio di questo termine, richiama un rito brutale che veniva impiegato in eserciti autoritari per punire intere unità militari. Si tratta di una pratica risalente all’antichità, ma che è stata ripresa anche in epoche recenti come quella nazista, usata per terrorizzare i soldati e imporre il controllo con la paura. La “decimazione” consisteva infatti nell’uccidere sistematicamente una persona su dieci come forma di punizione collettiva.

Anna Filippetti ricorda proprio questo, sottolineando come parole del genere non possano essere usate con leggerezza, tantomeno da chi si propone come esponente di una forza democratica. La scelta di parole che evocano punizioni assurde e violente fa affiorare un immaginario storico pericoloso se non condannato e respinto subito.

La denuncia del pd taranto e l’appello ai valori democratici

La segretaria del Pd provinciale di Taranto spiega che non si tratta solo di un errore linguistico o di un lapsus. Quella parola, usata al centro di un appello politico, diventa una chiave di lettura preoccupante della cultura e dell’orientamento politico di chi la pronuncia. Si parla infatti di un segnale che indica un rapporto ambiguo o addirittura nostalgico nei confronti di forme di potere autoritarie e repressive.

Filippetti parla di un “flirt” con simboli e idee legati al passato più oscuro d’Europa, che dovrebbe spingere ogni cittadino a riflettere su cosa rappresenta e quali valori si vogliono difendere. Il Pd, infatti, richiama in modo netto i principi repubblicani e antifascisti su cui si basa la Costituzione italiana, ricordando che il rispetto della memoria storica e la difesa della democrazia sono fondamentali anche nel linguaggio pubblico di oggi.

La richiesta di distanza immediata e il richiamo alla partecipazione civica

Dopo la denuncia, il Pd di Taranto lancia un appello a tutte le forze politiche e ai singoli candidati affinché prendano subito le distanze da espressioni come quella utilizzata dal generale Vannacci. La presenza di un messaggio del genere, infatti, configura un allontanamento dai valori pubblici e costituzionali che ogni politico dovrebbe incarnare.

Nel suo intervento, Anna Filippetti sottolinea che la risposta a dichiarazioni che evocano episodi di violenza e repressione non può che essere una partecipazione attiva e consapevole alle elezioni. Rivolgersi alle urne diventa allora un gesto di civiltà, una scelta per difendere i principi democratici contro ogni forma di estremismo.

La questione resta aperta e in primo piano nel dibattito politico locale, con l’attesa di reazioni e prese di posizione più ampie che confermino o smentiscano la linea espressa in quel video. Il caso riporta all’attenzione pubblica il peso delle parole nel discorso politico e il ruolo della memoria storica nelle scelte di chi rappresenta la società.