La terza sessione del G7 ha affrontato il tema delle comunità sicure, concentrandosi sul fenomeno migratorio. Giorgia Meloni ha ribadito l’urgenza di contrastare le cause dell’immigrazione lavorando insieme ai paesi africani, soprattutto attraverso il Piano mattei, un progetto italiano per rafforzare i legami e promuovere investimenti nel continente. Questo intervento arriva in un momento in cui l’Italia si confronta con una crisi demografica e i limiti del proprio bilancio pubblico, resi ancora più evidenti dopo la bocciatura del referendum sull’accesso accelerato alla cittadinanza per gli stranieri. L’apertura al contributo dei migranti si presenta anche come una possibile risposta al calo delle nascite, difficilmente compensabile solo dall’aumento della natalità.
La strategia italiana al g7 tra cooperazione e sfide interne
Meloni ha sottolineato come l’Italia punti a una collaborazione più stretta con i paesi africani per contenere i flussi migratori alla radice. Il Piano mattei rappresenta un esempio concreto di questa impostazione, prevedendo interventi economici e sociali per migliorare le condizioni locali e ridurre così le partenze verso l’Europa. Nonostante gli sforzi diplomatici e di investimento, il nodo rimane il contesto interno: il bilancio pubblico italiano non permette grandi margini e la recente bocciatura di un referendum per semplificare l’ottenimento della cittadinanza da parte degli stranieri limita la capacità di integrare velocemente i nuovi arrivati. L’Italia deve fare i conti anche con un declino demografico che dura da sedici anni e con un numero crescente di cittadini italiani che scelgono di trasferirsi all’estero, in cerca di migliori prospettive. In questo quadro, migliorare la gestione dell’immigrazione potrebbe rivelarsi necessario per sostenere l’economia e i servizi pubblici.
In germania, la riduzione dei tempi per la cittadinanza punta a colmare le carenze di manodopera
La situazione demografica e lavorativa tedesca presenta analoghe criticità. Un dato significativo riguarda l’invecchiamento degli occupati: rispetto al 2004, il numero di lavoratori sopra i 67 anni è cresciuto moltissimo, superando il milione e centomila nel 2024. Questo fa emergere carenze importanti nelle aziende, spinte ad allungare la permanenza al lavoro di persone vicine alla pensione. Ma è soprattutto l’immigrazione il vero strumento per colmare il vuoto nelle professioni chiave. Nel 2024 la Germania ha concesso la cittadinanza a un numero di persone superiore del 50% rispetto all’anno precedente. La modifica della legge sulla cittadinanza, voluta dal precedente governo guidato da Olaf Scholz, ha ridotto i tempi necessari per ottenerla da otto a cinque anni. Questo cambiamento punta ad attrarre lavoratori qualificati, favorendo la crescita economica e il sostegno dei sistemi sanitari e pensionistici. Un economista tedesco ha stimato che con duecentomila nuovi immigrati all’anno la Germania potrebbe aumentare in modo consistente le entrate pubbliche, grazie a una popolazione lavorativa più giovane e produttiva.
Il ruolo dell’immigrazione nella crescita demografica e economica in spagna
La Spagna registra un incremento della popolazione trainato soprattutto dagli arrivi stranieri. Secondo l’istituto nazionale di statistica sono stati superati i 49 milioni di abitanti nel 2024, con un aumento di 450mila residenti, quasi esclusivamente derivante da flussi migratori provenienti da Colombia, Venezuela e Marocco. Negli ultimi tre anni la crescita netta ha portato la popolazione a un incremento di 1,6 milioni di abitanti. Questo fenomeno favorisce una crescita economica più vivace: la Spagna ha segnato un aumento del prodotto interno lordo del 3,2% nel 2024, ben oltre il 1,1% della Francia e lo 0,2% della Germania. Il primo ministro Pedro Sánchez ha riconosciuto che il 40% di questa crescita si deve all’immigrazione, che sostiene in particolare i consumi interni. Tra i circa 470mila posti di lavoro creati l’anno scorso, solo 60mila sono stati occupati da nati in Spagna. La maggior parte è stata assunta da residenti stranieri o persone con doppia cittadinanza. Negli ultimi quattro anni l’immigrazione ha coperto il 70% delle nuove assunzioni, confermando così un ruolo chiave per il mercato del lavoro spagnolo.
Il calo delle nascite in italia e la fuga dei giovani all’estero
L’Italia conferma una tendenza negativa soprattutto sul fronte demografico. Nel 2024 sono nati circa 370mila bambini, diecimila in meno rispetto all’anno precedente e quasi mezzo milione in meno rispetto a dieci anni fa. È il sedicesimo anno consecutivo di calo. Il dato viene aggravato dal numero crescente di italiani che decidono di lasciare il paese: nel 2024 sono stati 191mila, con un aumento del 20,5% rispetto all’anno prima. Questa situazione pesa particolarmente sul mercato del lavoro, dove si registra una crescita importante della quota di lavoratori sopra i 55 anni. Tra il 2021 e il 2025, infatti, l’incidenza di questa fascia di età è raddoppiata rispetto a quella dei lavoratori più giovani, con un’età intorno ai 35 anni. La combinazione di meno nascite e più emigrati fa emergere la necessità di ripensare le politiche d’immigrazione e integrazione, per evitare ulteriori difficoltà economiche e sociali.
“L’apertura al contributo dei migranti si presenta anche come una possibile risposta al calo delle nascite, difficilmente compensabile solo dall’aumento della natalità.”