La coalizione di governo si trova a fronteggiare numerosi contrasti interni che riguardano temi chiave come la cittadinanza, la riforma fiscale e le scelte europee. Le divergenze tra Forza Italia e Lega emergono con forza soprattutto sul futuro della guida politica in Veneto, sulla proposta di legge per lo ius scholae e sulla mozione di sfiducia contro Ursula von der Leyen. Questi scontri arrivano mentre si avvicinano le elezioni regionali autunnali, mettendo alla prova l’unità del centrodestra.
Le tensioni sul candidato governatore in veneto
Il nodo più acceso riguarda il dopo Luca Zaia nel Veneto. Forza Italia propone Flavio Tosi come candidato per mantenere il controllo della Regione, sottolineando che non si tratta di una spartizione ma di una scelta basata sulle competenze. Antonio Tajani ha chiarito che il partito non vuole imporre nessuno né accettare imposizioni dall’alleato leghista.
La posizione della Lega
Dall’altra parte Igor Iezzi della Lega ha risposto con fermezza sostenendo che è naturale proseguire con un esponente del Carroccio al governo regionale perché rappresenta continuità amministrativa. Questa posizione riflette la volontà dei leghisti di conservare un ruolo centrale nelle Regioni dove sono forti.
Le discussioni su questo tema sono cruciali perché Zaia stesso ha annunciato l’intenzione di correre con una lista autonoma puntando a superare il 45%. La frammentazione interna rischia quindi di indebolire la coalizione proprio nel momento decisivo delle consultazioni elettorali.
Lo ius scholae al centro del dibattito politico
Lo ius scholae torna sotto i riflettori dopo che Forza Italia ne ha rilanciato la proposta come alternativa alla legge sulla cittadinanza attualmente vigente. Tajani insiste nel definire questa norma più rigorosa rispetto a quella del Pd, richiedendo dieci anni di scuola dell’obbligo per ottenere la cittadinanza italiana.
Nonostante ciò Carlo Calenda ha annunciato una proposta identica da presentare in Parlamento senza ricevere risposta diretta da Tajani. L’esponente azzurro preferisce spostare l’attenzione su altri temi urgenti come giustizia, sanità e riduzione delle tasse piuttosto che entrare nello scontro verbale sui diritti civili.
La questione dello ius scholae rimane divisiva anche all’interno della maggioranza stessa oltre ad alimentare confronti aspri tra alleati politici diversi nelle strategie legislative future.
La flat tax riapre lo scontro fiscale nella maggioranza
Un altro terreno caldo è quello fiscale dove Forza Italia propone un taglio dell’Irpef per il ceto medio accompagnato dalla reintroduzione della flat tax al 23%, idea già portata avanti da Silvio Berlusconi negli anni passati.
La reazione dei rappresentanti leghisti è stata immediata: Armando Siri sostiene infatti che un’aliquota così alta aumenterebbe invece il carico fiscale per molti cittadini italiani senza garantire benefici reali ai lavoratori dipendenti o autonomi.
Maurizio Casasco degli azzurri critica invece l’ipotesi più bassa al 15% definendola insostenibile perché creerebbe un buco nei conti pubblici difficile da colmare senza tagli pesanti o rincari fiscali generalizzati. Questo confronto evidenzia quanto sia complicata trovare soluzioni condivise anche sulle questioni economiche fondamentali dentro lo stesso governo.
La mozione contro von der Leyen agita gli equilibri europeisti
A complicare ulteriormente gli equilibri arriva poi la mozione presentata dalla Lega contro Ursula von der Leyen presidente della commissione europea cui chiedono voto favorevole alla sfiducia. Per Antonio Tajani questa iniziativa rappresenta “una grande sciocchezza” capace solo danneggiare gli interessi italiani nell’Ue.
Tajani ricorda inoltre quanto sia cruciale mantenere buoni rapporti con Bruxelles, sottolineando però anche l’autonomia decisionale dei partner politici: “La Lega fa le sue scelte…per fortuna abbiamo una presidente del Consiglio convinta sostenitrice dell’Ue”.
Questo episodio mette in luce fratture profonde sull’approccio europeo all’interno dello stesso esecutivo, segnalando possibili tensioni al momento delle decisioni in campo internazionale ed economico.
Il calendario elettorale mette pressione alla coalizione
Con sei Regioni chiamate alle urne entro l’autunno, compreso il Veneto dove Zaia punta ad affermarsi con una propria lista autonoma, cresce la pressione sui leader nazionali. Oltre ai contrasti sulle candidature emerge anche difficoltà nel trovare accordo sui provvedimenti parlamentari.
Un esempio recente riguarda il decreto infrastrutture: dopo aver annunciato semplificazioni burocratiche sull’acquisto armi tramite emendamento, il governo ha fatto marcia indietro sotto pressione legista. Questo episodio testimonia quanto siano fragili gli equilibri interni specie quando toccano tematiche delicate.
I prossimi mesi saranno decisivi per capire se questa maggioranza riuscirà a superare divisioni e resisterà fino alle prossime tornate elettorali oppure se nuove fratture porteranno cambiamenti significativi nell’attuale quadro politico italiano.