La politica sui viaggi senza visto verso l’unione europea ha subito un importante aggiornamento. Queste modifiche puntano a rendere più flessibile la risposta dell’europa in caso di violazioni da parte di paesi terzi, come il mancato rispetto dei diritti umani e i rischi per la sicurezza. Il nuovo accordo tra parlamento e consiglio prevede criteri più ampi e strumenti concreti per sospendere la libera circolazione senza visto nei confronti di nazioni che non rispettano gli impegni presi.
Nuovi motivi per sospendere la libera circolazione senza visto
La revisione delle norme introduce nuovi motivi per sospendere il regime di esenzione dal visto per brevi soggiorni verso l’europa. Tra questi, violazioni gravi della Carta delle Nazioni Unite e delle leggi internazionali sui diritti umani o umanitari. Anche il mancato rispetto delle sentenze delle corti internazionali può dar luogo a sospensioni.
Questo aggiornamento mira a far combaciare in modo più rigoroso le condizioni per sospendere i viaggi senza visto con le ragioni che li avevano concessi inizialmente. Si tratta di un deterrente che rafforza la posizione dell’ue nel richiedere il rispetto di standard fondamentali.
Sono stati inoltre aggiunti casi come le minacce ibride, dove l’uso strumentale di migranti da parte di stati mira a destabilizzare società europee. Un altro nuovo motivo di sospensione riguarda i cosiddetti «passaporti d’oro», cioè programmi di cittadinanza concessi in cambio di investimenti, che sollevano dubbi sulla sicurezza.
Infine, la mancata conformità di un paese con la politica dei visti europea, che potrebbe trasformare quel territorio in un passaggio irregolare verso l’ue, costituisce un’ulteriore motivazione per sospendere la gratuità del visto. Restano attivi gli attuali criteri, tra cui la scarsa cooperazione sui rimpatri.
Sospensione mirata ai funzionari governativi responsabili
Il testo nuovo prevede possibilità più precise di sospendere la libertà di accesso senza visto anche per funzionari di governi terzi, coinvolti in violazioni significative dei diritti o altre infrazioni. Un meccanismo studiato per evitare impunità in questi casi.
Su proposta del parlamento europeo, è stato deciso che la commissione può impedire agli stati membri di concedere esenzioni dal visto per portatori di passaporti diplomatici o di servizio legati a funzionari governativi responsabili.
Secondo la normativa vigente, anche un aumento significativo dei soggiorni irregolari, delle richieste di asilo con basso tasso di riconoscimento o di reati gravi può innescare la procedura di sospensione del visto. Durante le trattative, è stato fissato un limite del 30% per indagare un aumento rilevante e del 20% per la soglia del basso riconoscimento delle domande di asilo. In casi particolari, la commissione può discostarsi da questi parametri, qualora sia giustificato.
Dichiarazioni e prossimi passaggi legislativi
Matjaž Nemec, relatore del parlamento europeo per la proposta, ha sottolineato come quest’aggiornamento rappresenti uno strumento essenziale per reagire rapidamente a situazioni geopolitiche e minacce nuove. Ha affermato che la politica sui visti diventa così un mezzo per difendere i valori europei, garantendo conseguenze per governi stranieri che violano leggi internazionali e diritti umani.
Il documento raggiunto oggi è un accordo provvisorio. Per diventare legge, deve ricevere l’approvazione formale sia del parlamento sia del consiglio europeo. Solo da quel momento le nuove regole entreranno in vigore.
Quadro attuale e contesto normativo
Attualmente, 61 paesi terzi godono della possibilità di viaggiare senza visto verso l’area Schengen per soggiorni brevi, fino a 90 giorni in un periodo di 180 giorni. Questa lista include nazioni che hanno ottenuto un regime di esenzione dopo aver rispettato criteri ben definiti.
Secondo la normativa vigente, la commissione europea, su richiesta di uno stato membro o di iniziativa propria, può avviare una procedura di sospensione temporanea o definitiva per la libera circolazione senza visto. Prima si apre un periodo di dialogo e approfondimenti con il paese terzo interessato, poi si decide se confermare o annullare la sospensione. Finora, una sola nazione, Vanuatu, ha subito la revoca effettiva del regime di visto.
Questa riforma amplia i poteri dell’ue per rispondere con maggiore concretezza quando paesi terzi non mostrano collaborazione o violano i principi alla base dell’esenzione dal visto. La scelta segna un passo nel controllo e nella tutela della sicurezza e dei diritti fondamentali nello spazio europeo.