Dialoghi di pace in vaticano dopo la telefonata di meloni con papa leone XIV: le dinamiche internazionali coinvolte
Apertura di colloqui di pace al Vaticano con la disponibilità della Santa Sede a ospitare negoziati tra Russia e Ucraina, mentre l’Italia si afferma come attore chiave nel dialogo europeo.

Il Vaticano offre la sua sede per i colloqui di pace sulla crisi ucraina, con l’Italia di Meloni che assume un ruolo centrale nel coordinamento diplomatico, nonostante le tensioni con la Francia e le difficoltà nel formare un fronte europeo unito. - Unita.tv
L’apertura di colloqui di pace in Vaticano segna un passo concreto nel dialogo internazionale sulla crisi ucraina. La telefonata fra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e papa Leone XIV ha confermato la disponibilità della Santa Sede a ospitare i negoziati, mentre un confronto con leader europei e il presidente ucraino Zelensky ha definito un coordinamento stretto per negoziare un cessate il fuoco. Questa svolta si intreccia con tensioni diplomatiche tra i protagonisti, a cominciare dalla Francia, e dimostra il ruolo in evoluzione dell’Italia nel contesto europeo e transatlantico.
La telefonata tra meloni e papa leone xiv e l’impegno della santa sede per la pace
La conversazione tra Giorgia Meloni e papa Leone XIV ha rappresentato un salto significativo verso il basso profilo diplomatico promosso dalla Santa Sede. Durante il colloquio, la premier ha ricevuto la conferma che il Vaticano è disponibile a ospitare i prossimi incontri di pace tra Russia e Ucraina. Questo gesto si inserisce nell’attività storica della chiesa cattolica come mediatore neutrale nelle crisi globali.
Papa Leone XIV ha ribadito l’impegno incessante del Vaticano per la pace, dando alla premier la garanzia che la Santa Sede farà da sede fisica a trattative che continuano a incontrare difficoltà. Meloni ha espresso “profonda gratitudine” per la disponibilità e il ruolo conciliatore del pontefice, un sostegno importante data la complessità degli accordi da raggiungere.
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L’ospitalità vaticana rappresenta anche un segnale politico: la presenza del pontefice non è neutra, ma garantisce un livello di fiducia rispetto ai partecipanti, un luogo simbolico capace di favorire un clima di dialogo autentico. L’idea di una sede “sacra” per negoziare la pace aggiunge valore simbolico al processo e può contribuire a ridurre le tensioni, soprattutto in vista di un possibile cessate il fuoco.
Il ruolo dell’Italia e i colloqui con i leader europei e ucraini
Dopo la chiamata con papa Leone XIV, Meloni ha partecipato a un confronto con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e figure come Alexander Stubb, Emmanuel Macron, Keir Starmer, Friedrich Merz e Ursula von der Leyen. Nel corso dell’incontro è stato deciso di mantenere un coordinamento stretto in vista di un nuovo ciclo di negoziati, con l’obiettivo chiaro di arrivare a un cessate il fuoco e un accordo di pace.
L’Italia, attraverso Meloni, si pone con decisione come interlocutore attivo e determinato negli sforzi diplomatici sull’Ucraina, dopo i momenti di tensioni, soprattutto con Parigi. Il coordinamento fra leader evidenzia la complessità della coalizione occidentale, alla ricerca di una linea unitaria non semplice da costruire.
Il fatto che Meloni abbia preso l’iniziativa di contattare il Vaticano e di portare la proposta di far ospitare i negoziati in una sede simbolica della pace sottolinea la volontà italiana di restare al centro della scena diplomatica. L’idea di affidare alla Santa Sede il ruolo di mediatore punta a evitare che il confronto si riduca a un esito limitato a rapporti bilaterali tra Mosca e Kiev e richiede un garante super partes.
Le tensioni con la francia e il ruolo di emmanuel macron nella crisi
Gli attriti tra Meloni ed Emmanuel Macron si sono manifestati con evidenza durante le riunioni sui Volenterosi e nella gestione degli invii di truppe, che Parigi ha definito “fake news” nei confronti italiani. L’episodio più clamoroso si è verificato a Tirana, dove era previsto un bilaterale tra Zelensky e Meloni.
In quel contesto Macron ha deciso di portare Zelensky in modo esclusivo alla riunione con gli altri leader, un gesto che Meloni ha scoperto solo a posteriori. Questa mossa ha causato malumori e spinte diplomatiche negative, tant’è che Zelensky ha più volte chiesto scusa per l’incomprensione.
Questo episodio mette in luce come nelle alleanze europee si giochino anche dinamiche di potere e influenza, con Macron che si dimostra spesso protagonista deciso. La tensione bilaterale tra Roma e Parigi rischia di complicare il cammino verso un’intesa comune sulla crisi ucraina.
L’importanza delle mediazioni internazionali e la posizione degli stati uniti e della germania
Prima del colloquio fra Meloni e papa Leone XIV, un summit con Donald Trump – a quel tempo presidente – e Vladimir Putin aveva visto Meloni e il tedesco Friedrich Merz sottolineare la necessità che Europa e Stati Uniti agissero come mediatori tra Russia e Ucraina.
Meloni ha evidenziato che lasciare i negoziati solo ai due diretti interessati non è sufficiente, affermando che “qualcuno debba fare da giudice”. Con questo spirito Palazzo Chigi ha incaricato la presidente del Consiglio di sondare la disponibilità vaticana, accolta con favore.
La Germania si è mantenuta cauta ma attiva, con Merz che ha tentato di coinvolgere Meloni in più occasioni, mentre gli Stati Uniti hanno chiesto che l’Italia restasse inclusa nelle chiamate preparatorie, anche in vista della telefonata Trump-Putin. La presenza italiana in questi tavoli è vista anche come una misura per evitare che il fronte occidentale si frammenti a favore di correnti filorusse o sovraniste.
I rapporti con gli altri leader europei e gli sviluppi nelle alleanze politiche interne all’ue
La crescente visibilità di Meloni nei vertici internazionali ha raccolto anche reazioni contrastanti. Il Times di Londra ha dedicato ampio spazio al crescente numero di leader che si mostrano disposti a confrontarsi con la premier italiana, fotografandola spesso in atteggiamenti cordiali.
Non mancano però le tensioni. I rapporti tra Meloni e il primo ministro polacco Donald Tusk restano freddi. Dopo l’incontro fra Meloni e George Simion, leader romeno, si sarebbe avviata una sorta di pressione perché Simion non sostenga Karol Nawrocki, candidato legato a Mateusz Morawiecki, nelle presidenziali in Polonia.
Le dinamiche europee si intrecciano così con le strategie politiche interne ai singoli paesi, creando difficoltà nel costruire una linea comune e coesa. La posizione di Meloni, pur consolidata, affronta così nemmeno di poco semplici sfide diplomatiche anche tra alleati.
Gli sviluppi sul terreno della crisi ucraina e il ruolo della Santa Sede come sede di un possibile cessate il fuoco resteranno al centro del dibattito politico nei prossimi mesi. L’Italia punta a consolidare la sua presenza nei negoziati, mentre le tensioni tra partner europei mostrano un quadro ancora incerto.