In occasione dell’evento tenutosi a Termoli nel 2025, Antonio Di Pietro ha fornito un quadro incisivo sulle trasformazioni del sistema politico e giudiziario italiano dalla stagione di mani pulite fino ai nostri giorni. Il racconto parte da un passato segnato da tangenti e corruzione palese, per arrivare al presente in cui le strategie illecite si celano dietro operazioni apparentemente pulite. Le sue parole offrono una spiegazione chiara su come la mafia e la politica si siano evolute e adattate all’interno delle istituzioni, sfruttando anche i vuoti normativi.
Una metamorfosi nelle strategie di corruzione
Di Pietro ha spiegato come nei primi anni ’90 il meccanismo di corruzione fosse diretto e ben visibile: le mazzette venivano distribuite in contanti, nascosti nei cassetti o trasferiti illegalmente all’estero. Un metodo spiccatamente pratico, fatto di tangenti che si potevano rintracciare e dimostrare. Adesso, invece, le illegittimità si mascherano dietro fatture false, consulenze inesistenti e donazioni sospette. Questo ha trasformato il modo in cui si aggira la legge, rendendo più difficile individuare e dimostrare la frode.
Ingegnerizzazione del sistema giuridico e politico
Secondo lui, questa evoluzione ha ingannevolmente pulito la superficie del sistema, ma ha reso il meccanismo più complesso da smascherare. Il passaggio alla cosiddetta “ingegnerizzazione” ha portato alla creazione di una rete di operazioni apparentemente legali che servono però a scopi illeciti. Di Pietro usa questa definizione per spiegare come un sistema di norme, strumenti e istituzioni venga piegato per finalità illegali pur restando sulla carta corretto.
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La mafia dentro le istituzioni: un cambiamento di volto
Di Pietro ha sottolineato come il fenomeno mafioso sia cambiato radicalmente nel corso degli anni. Se un tempo la mafia si faceva riconoscere soprattutto con atti violenti e intimidatori come gli spari e gli attentati, oggi si muove tramite l’ingresso nelle istituzioni ufficiali. I mafiosi si presentano come uomini d’affari e politici legittimati, ottenendo incarichi nei consigli di amministrazione o candidandosi alle elezioni con successo.
Criminalità organizzata nascosta ma efficace
Questa trasformazione ha reso più difficile l’individuazione degli strumenti con cui la criminalità organizzata controlla porzioni del potere: non più con la violenza palese, ma attraverso l’infiltrazione nelle aziende e nelle cariche pubbliche. L’evoluzione porta a una criminalità più nascosta ma altrettanto efficace nel condizionare le decisioni politiche ed economiche.
Giustizia e risorse: una sfida precisa
Appare netta la convinzione di Di Pietro: la magistratura italiana non ha bisogno di nuove riforme, ma di risorse concrete. Più personale, strumenti adeguati e supporto economico sono necessari per sostenere l’attività inquirente. Ha anche evidenziato che l’unico modo per fermare un magistrato determinato a scoprire la verità consiste in un altro magistrato che ostacoli il lavoro, oppure in minacce estreme, come l’uso di esplosivi.
Gli ostacoli interni e la pressione su chi indaga
Con questa affermazione lascia emergere quanto sia complesso per i magistrati andare avanti in certi contesti, dove la pressione interna può bloccare indagini importanti soprattutto se interessi incrociati coinvolgono figure influenti. L’assenza di investimenti, per esempio, rischia di paralizzare l’azione della giustizia e favorire impunità.
Un appello a vigilare e non cedere all’indifferenza
Nel corso del suo intervento, Di Pietro ha invitato la cittadinanza a non limitarsi ad accettare passivamente le versioni ufficiali. Ha esortato a sforzarsi di ascoltare tutti i punti di vista e a non fermarsi a interpretazioni semplicistiche o pregiudiziali. Questo atteggiamento serve per impedire che il quadro del paese torni a smarrirsi.
“Nonostante la sfocatura che ha preso la situazione negli ultimi anni, l’immagine attuale può essere schiarita e la trasparenza politica ristabilita, a patto che ci sia partecipazione attiva e voglia di vigilare da parte di tutti”, ha detto Di Pietro. Lo scenario resta quindi aperto, con una sfida aperta tra chi vuole celare la verità e chi cerca di portarla alla luce.