Decreto sicurezza 2025: nuove norme su occupazioni abusive, cannabis light, bodycam e sicurezza pubblica
Il decreto sicurezza 2025 introduce misure più severe contro occupazioni abusive, commercio di cannabis light e proteste violente, rafforzando la protezione delle forze dell’ordine e le regole nelle carceri.

Il decreto sicurezza 2025 introduce misure più severe contro le occupazioni abusive, limita la cannabis light, rafforza la sorveglianza in carcere e tutela maggiormente le forze dell’ordine, con nuove sanzioni per proteste e rivolte. - Unita.tv
Il decreto sicurezza 2025, con i suoi 39 articoli, delinea un insieme di interventi in materia di ordine pubblico e sicurezza personale. Il testo, rinnovato rispetto alla proposta del 2023, introduce regole più rigide sulle occupazioni abusive di immobili, la gestione delle rivolte in carcere, il commercio della cannabis light e la protezione delle forze dell’ordine. Il provvedimento, attualmente in prima lettura alla Camera, definisce nuove responsabilità penali e misure di controllo per rafforzare il contrasto a specifiche forme di illegalità e a fenomeni che riguardano la sicurezza nelle città e nelle carceri italiane.
Nuove sanzioni per le occupazioni abusive di case e procedure di sgombero accelerate
Il decreto introduce il reato di «occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui», per cui chi occupa una abitazione senza titolo rischia la reclusione da due a sette anni. Questa misura penale nasce per colpire duramente chi si insedia in case private senza alcun permesso, rafforzando l’intervento delle autorità. Saranno previste procedure d’urgenza per il rilascio immediato dell’immobile e il reintegro nel possesso per i proprietari o gli aventi diritto.
Il testo prevede quindi un percorso snello che consente alle forze dell’ordine di intervenire tempestivamente, contrastando le occupazioni spesso protratte nel tempo e che creano tensioni sociali e problemi di convivenza nelle città. La finalità è evitare lunghi contenziosi e garantire il rispetto del diritto di proprietà, fermando di fatto l’abuso degli immobili destinati ad abitazione.
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Stop alla cannabis light: vietata coltivazione e vendita delle infiorescenze
Il decreto stabilisce la fine della coltivazione e della commercializzazione delle infiorescenze di cannabis, anche quelle con basso contenuto di Thc come la cannabis light. Viene quindi equiparato il commercio di questo prodotto alle sostanze stupefacenti tradizionali, con relative sanzioni previste dal Testo Unico sulle Sostanze Stupefacenti.
Questa disposizione porta a una stretta significativa sull’utilizzo di derivati della cannabis diversi dagli usi industriali autorizzati, concentrando l’attenzione sulle modalità di vendita e sulla natura delle infiorescenze. Il contrasto al traffico e all’uso di piccole quantità di cannabis light si tradurrà in una maggiore vigilanza sulle attività commerciali che fino ad oggi avevano avuto via libera su questi prodotti.
Bodycam per le forze di polizia e videosorveglianza nei luoghi di detenzione
Il decreto introduce la possibilità per le forze di polizia di utilizzare le bodycam durante le operazioni di mantenimento dell’ordine pubblico. L’uso, però, non sarà obbligatorio, lasciando discrezionalità ai comandi in base alle situazioni operative.
In parallelo si estende l’impiego della videosorveglianza negli ambienti in cui si trovano persone private della libertà personale, come carceri e centri di detenzione. Questi strumenti ampliano la sorveglianza nei luoghi più delicati dal punto di vista della sicurezza, offrendo un mezzo in più per documentare comportamenti o episodi critici. Si punta così a migliorare il controllo interno e ridurre eventuali abusi o incidenti.
Carcere per chi blocca strade o ferrovie: la norma anti-gandhi
Un aspetto centrale del decreto riguarda la norma volta a contrastare chi blocca strade o linee ferroviarie, ribattezzata «anti-gandhi» da alcune forze politiche. Chi provoca un’interruzione da solo può essere condannato a fino a un mese di carcere, ma la pena sale da sei mesi a due anni se il fatto viene compiuto da più persone insieme.
Questa norma mira a prevenire e punire le forme di protesta che utilizzano il blocco fisico delle vie di comunicazione, considerate un impedimento grave per la sicurezza pubblica. La scelta di inasprire le pene vuole scoraggiare occupazioni e manifestazioni che sfociano spesso in disagi per la cittadinanza e problemi di ordine pubblico.
Nuove regole per le detenute madri e restrizioni sul rinvio pena
Il decreto revisiona la disciplina sulle detenute madri e le donne in gravidanza. Attualmente, il rinvio della pena per queste categorie è obbligatorio: la nuova norma lo rende facoltativo. Le donne coinvolte in queste situazioni potranno comunque accedere agli istituti a custodia attenuata materno-infantili , dedicati alla detenzione con condizioni meno rigide.
Questa modifica apre al caso per caso, consentendo alle autorità di valutare le singole situazioni sulla base di criteri diversi. Si crea così una norma più flessibile, ma resta una attenzione particolare alle condizioni di detenzione delle madri con figli piccoli, con un impatto diretto sulle modalità di gestione della pena.
Aggravanti penali per chi agisce contro opere pubbliche strategiche
Arrivano aggravanti per chi usa violenza o minaccia i pubblici ufficiali con l’obiettivo di impedire la realizzazione di opere pubbliche considerate strategiche. Il testo lo riferisce in modo esplicito, includendo nella norma espedienti repressivi più severi per atti vandalici o intimidazioni legate a proteste contro infrastrutture come ponti o linee ferroviarie.
Questa previsione nasce in un contesto di proteste come quelle No Tav, in cui spesso si registrano episodi di tensione tra attivisti e forze dell’ordine. L’aggravante intende rafforzare la tutela dei lavori pubblici essenziali, garantendo che non subiscano interruzioni da attacchi diretti.
Reati nuovi per le rivolte in carcere e punizioni per la resistenza passiva
Un rafforzamento è previsto anche nelle regole che puniscono le rivolte nelle strutture penitenziarie. Il decreto qualifica come reato la rivolta in carcere, con pene da uno a cinque anni di reclusione. Tra le condotte sanzionate rientrano anche forme di resistenza passiva, cioè quegli atteggiamenti di opposizione non violenta che possono comunque bloccare l’ordine nelle carceri.
Questi interventi cercano di impedire episodi di caos nelle prigioni, considerati pericolosi sia per il personale che per i detenuti. La norma riconosce così le esigenze di ordine e sicurezza all’interno degli istituti, con conseguenze penali concrete per chi provoca disordini.
Tutela legale rafforzata per le forze dell’ordine con raddoppio delle spese legali
Il testo introduce un raddoppio del contributo per le spese legali a favore delle forze dell’ordine, delle forze armate o degli agenti che vengono indagati per fatti legati al servizio svolto. Il tetto per questo supporto sale a 10mila euro.
Questa misura intende fornire un aiuto concreto a chi opera in attività rischiose, spesso sottoposto a inchieste nell’ambito del proprio lavoro. La tutela si traduce in un sostegno economico maggiore per le difese legali, rafforzando la sicurezza professionale per quegli operatori.
Norme permanenti per la sicurezza e nuove fattispecie di terrorismo
Il decreto rende permanenti alcune norme stabilite per garantire tutela e procedure ai membri degli agenti di sicurezza. Al contempo inserisce tra i reati puniti la «direzione e organizzazione di associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine democratico».
Questo passaggio punta a una vigilanza continua contro fenomeni che minacciano la stabilità democratica del paese e la sicurezza interna. Con l’aggiunta di queste fattispecie, il linguaggio giuridico si adegua a esigenze di prevenzione sul piano nazionale e oltre confine, coprendo sia la lotta al terrorismo che a forme di eversione.
Il decreto sicurezza 2025, con le sue novità, tocca temi che vanno dalla gestione delle abitazioni occupate alle modalità di protesta, passando per la disciplina interna delle carceri e la protezione delle forze dell’ordine. Le nuove norme avranno ricadute su più settori e promettono un approccio più duro verso alcune condotte ritenute a rischio per la sicurezza pubblica.