Cresce la protesta in Serbia: il presidente Vucic si prepara a elezioni anticipate

A Belgrado, circa 300.000 manifestanti hanno chiesto cambiamenti al governo di Aleksandar Vucic, segnando un punto di svolta dopo mesi di proteste contro corruzione e malaffare.
Cresce la protesta in Serbia: il presidente Vucic si prepara a elezioni anticipate Cresce la protesta in Serbia: il presidente Vucic si prepara a elezioni anticipate
Cresce la protesta in Serbia: il presidente Vucic si prepara a elezioni anticipate - unita.tv

La situazione in Serbia sta vivendo un momento di grande fermento. Le recenti manifestazioni, che hanno visto la partecipazione di centinaia di migliaia di cittadini, hanno costretto il presidente Aleksandar Vucic a prendere atto della crescente insoddisfazione popolare. La richiesta di cambiamento si fa sempre più forte, mentre il governo cerca di rispondere alle istanze di una popolazione stanca di corruzione e malaffare. Questo articolo esplora le dinamiche delle proteste e il contesto politico attuale nel paese balcanico.

La primavera di Belgrado: un segnale di cambiamento

Sabato scorso, Belgrado ha visto scendere in piazza circa 300.000 manifestanti, un evento che ha scosso le fondamenta del governo di Vucic. Le proteste, denominate “Blokada“, sono il risultato di un malcontento crescente, alimentato da una serie di eventi che hanno messo in luce la corruzione e l’inefficienza del regime. Vucic, dopo aver subito quattro blocchi stradali in quattro mesi, ha finalmente riconosciuto il messaggio dei cittadini: “Dobbiamo apportare in noi dei cambiamenti e imparare”. La sua ammissione segna un punto di svolta, poiché il presidente ha promesso elezioni anticipate e un referendum, pur consapevole che il suo lungo periodo di governo non potrà essere facilmente dimenticato.

Le manifestazioni non sono state prive di violenza. La polizia ha risposto con granate assordanti, e 56 studenti sono rimasti feriti durante gli scontri. La presenza di paramilitari ha ulteriormente complicato la situazione, rendendo evidente che le tensioni sociali sono alte. Vucic ha avvertito i contestatori che la maggioranza della popolazione non desidera una “rivoluzione colorata“, un riferimento ai movimenti di protesta che hanno caratterizzato la storia recente dell’Europa orientale.

Un contesto regionale di insoddisfazione

Le manifestazioni in Serbia non sono un fenomeno isolato. Anche in altri paesi dei Balcani si registrano segni di malcontento. In Macedonia, ad esempio, la morte di 60 persone in un incendio ha scatenato proteste contro la corruzione e l’impunità. La gente è scesa in piazza per chiedere giustizia, dopo che un caso di omicidio legato a un membro dell’élite militare ha sollevato interrogativi sulla trasparenza del sistema giudiziario.

In Montenegro, il ricordo della strage di Capodanno a Cetinje, dove 13 persone sono state uccise, ha alimentato la rabbia contro il traffico di armi e la mancanza di sicurezza. Anche in Croazia, i cittadini protestano contro l’aumento dei prezzi, mentre in Bosnia si levano voci contro le miniere di litio che devastano l’ambiente. La Slovacchia e la Polonia non sono esenti da tensioni, con manifestazioni contro le politiche governative e l’accoglienza dei profughi.

Queste manifestazioni rappresentano una “balcanizzazione” della protesta, in cui diverse ragioni si intrecciano. La sfiducia nei confronti delle élite politiche è palpabile, così come l’influenza di attori esterni come Russia, Cina e Turchia. Tuttavia, nonostante le differenze, c’è un filo comune che unisce queste lotte: il desiderio di un cambiamento reale e duraturo.

Rancori storici e nuove sfide

Nonostante le manifestazioni pacifiche, i rancori etnici e le tensioni storiche non sono del tutto scomparse. In Kosovo, i serbi continuano a opporsi a un governo dominato dagli albanesi, sostenuti da Belgrado. La figura di Milorad Dodik, leader dei serbi di Bosnia, rappresenta un altro esempio di come il passato continui a influenzare il presente. Dodik, noto per le sue posizioni filorusse, ha cercato di incontrare il nuovo segretario di Stato americano, Mark Rubio, ma ha ricevuto un rifiuto, evidenziando la delicatezza della situazione.

La situazione nei Balcani è complessa e in continua evoluzione. Le manifestazioni di Belgrado e di altri paesi della regione sono un chiaro segnale che la popolazione è pronta a chiedere un cambiamento significativo. La risposta delle autorità, e la capacità di affrontare le sfide interne ed esterne, saranno determinanti per il futuro della Serbia e dei Balcani nel loro complesso.