La Corte di Cassazione si prepara a scegliere il nuovo primo presidente, dopo il pensionamento di Margherita Cassano previsto per il 9 settembre 2025. I due candidati principali sono Pasquale D’Ascola e Stefano Mogini, che si sfideranno in una votazione decisiva al Consiglio Superiore della Magistratura . La nomina sarà ufficializzata nella seduta plenaria del 4 settembre, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
D’Ascola e Mogini si giocano la guida della Suprema Corte
Il prossimo primo presidente della Cassazione avrà un ruolo chiave nella giustizia italiana. Pasquale D’Ascola, attuale presidente aggiunto della Corte, parte con un leggero vantaggio dopo il voto in commissione, dove ha ottenuto quattro voti su sei. Il suo sostegno arriva soprattutto da togati di area progressista e da un laico di minoranza, segno di un fronte piuttosto compatto. Stefano Mogini, segretario generale della Cassazione, ha invece raccolto consensi tra esponenti più conservatori e da rappresentanti legati alla Lega. Insomma, tutto si deciderà per pochi voti.
D’Ascola, calabrese di 67 anni, ha alle spalle ruoli importanti come componente del Massimario e presidente della seconda sezione civile della Suprema Corte. Ha fatto anche carriera come giudice a Verona. Mogini, coetaneo di D’Ascola, è penalista e ha ricoperto incarichi pubblici di rilievo, tra cui capo di gabinetto al ministero della Giustizia durante il secondo governo Prodi. Ha inoltre lavorato all’estero come magistrato di collegamento all’ambasciata italiana a Parigi e come esperto giuridico alla Rappresentanza permanente d’Italia alle Nazioni Unite.
Il CSM e il peso decisivo nella scelta dei vertici
Il Consiglio Superiore della Magistratura, presieduto di diritto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, gioca un ruolo fondamentale nelle nomine di vertice. Al suo interno siedono togati eletti dai magistrati e membri laici nominati dal Parlamento, che rappresentano diverse sensibilità politiche. Ogni voto riflette quindi le divisioni nel mondo giudiziario.
Per la Corte di Cassazione, la scelta del primo presidente prevede una prima votazione in una commissione dedicata agli incarichi direttivi. In questa fase D’Ascola ha ottenuto quattro voti contro i due di Mogini. La votazione plenaria del 4 settembre coinvolgerà tutti i membri del CSM e potrebbe ribaltare gli equilibri emersi in commissione. Ogni voto sarà decisivo.
Tensioni tra magistratura e governo a pochi giorni dalla nomina
Il clima si è fatto teso tra magistratura e politica proprio in vista della nomina. L’Associazione Nazionale Magistrati ha duramente contestato le parole del ministro della Protezione Civile Nello Musumeci, che aveva definito i magistrati “killer”. Il sindacato ha parlato di dichiarazioni gravi e offensive, sottolineando il rischio di delegittimare chi applica la legge nell’interesse pubblico.
Le toghe hanno ricordato che chi ricopre incarichi di governo deve scegliere con attenzione le parole, per non alimentare sospetti verso la magistratura, che lavora nel rispetto della Costituzione. Il clima resta teso, con difficoltà a separare le dinamiche istituzionali dai contrasti politici. Questa situazione si inserisce nel contesto del delicato voto che il CSM dovrà esprimere per la guida della Suprema Corte.
La nomina del nuovo primo presidente della Cassazione sarà un passaggio importante per la giustizia italiana, in un quadro segnato da divisioni interne e rapporti complicati con alcune parti del governo. Il 4 settembre il CSM prenderà la decisione definitiva, affidando al nuovo presidente il compito di guidare una delle istituzioni più importanti del Paese.
Ultimo aggiornamento il 31 Agosto 2025 da Davide Galli