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Confronto acceso a Montecitorio, meloni tra schlein e conte: sanità, gaza e sicurezza al centro del dibattito

Il question time a Montecitorio ha evidenziato le tensioni tra Giorgia Meloni, Giuseppe Conte ed Elly Schlein su Gaza, sanità pubblica e sicurezza, rivelando divisioni politiche e sfide per il governo.

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Durante il question time a Montecitorio, Giorgia Meloni ha affrontato temi chiave come la crisi di Gaza, la sanità pubblica e la sicurezza interna, scontrandosi con Giuseppe Conte ed Elly Schlein in un clima di forte tensione politica e divisioni. - Unita.tv

Il premier question time a Montecitorio ha messo a fuoco questioni cruciali come la gestione della crisi umanitaria a Gaza, la situazione della sanità pubblica italiana e i piani per la sicurezza sul territorio. Il dibattito si è acceso soprattutto nei confronti tra Giorgia Meloni, Giuseppe Conte e Elly Schlein, con scambi di accuse e prese di posizione nette. A emergere sono le divisioni all’interno dello scenario politico e la complessità delle sfide con cui l’esecutivo deve confrontarsi nel 2025.

Un focus sulla crisi di gaza e la posizione del governo italiano

Durante il question time del 19 marzo 2025, la questione di Gaza è stata centrale nel confronto politico. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha affrontato domande riguardanti le proposte di Benjamin Netanyahu sull’intervento militare nella striscia di Gaza, prendendo per la prima volta netta distanza dalle strategie del governo israeliano. Meloni ha definito la situazione “sempre più drammatica e ingiustificabile” e ha respinto qualsiasi idea di richiamare l’ambasciatore italiano a Tel Aviv, ribadendo l’impegno del governo a mantenere il dialogo aperto con tutte le parti coinvolte.

La replica di Meloni alle richieste di condanna del massacro a Gaza, avanzate da Giuseppe Conte, ha generato un momento di tensione in aula. Mentre le opposizioni si sono alzate in piedi, chiedendo silenziosamente una presa di posizione più netta, la premier ha preferito mantenere la calma, rimanendo seduta e attirandosi urla di “vergogna” dai banchi dell’opposizione. La linea di Roma sembra quindi orientata a un equilibrio diplomatico, con attenzione ai rapporti internazionali ma senza compromettere la presenza italiana nella regione.

Spunti sul piano di riarmo europeo

Un passaggio significativo è stato dedicato al piano di riarmo europeo, con Conte che ha incalzato Meloni su precedenti governi, ricordandole gli aumenti delle spese militari sotto la presidenza del leader pentastellato. Meloni ha risposto con ironia, facendo la distinzione tra “il Giuseppi” in carica ieri e oggi. Questo scambio ha sottolineato la polarizzazione anche sulle politiche di difesa a livello continentale.

Scontro sulla sanità pubblica tra meloni e schlein

Il contrasto più acceso della giornata si è verificato tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein sulla condizione del sistema sanitario nazionale. La segretaria del PD ha denunciato un “collasso” della sanità pubblica, con liste d’attesa infinite e un aumento della migrazione sanitaria dal Sud verso il Nord. Schlein ha accusato il governo di aver ridotto drasticamente la spesa sanitaria, descrivendo quella di Meloni come una “sanità a misura di portafogli” e una “tassa” per i cittadini.

Meloni ha risposto citando numeri evidenti: il Fondo sanitario nazionale ha raggiunto i 136 miliardi nel 2025, con un incremento di 10 miliardi in due anni. Ha contestato poi la narrazione delle liste d’attesa, sottolineando che il governo cerca di supportare Regioni e strutture sanitarie sebbene la competenza diretta spetti a livelli diversi. La premier ha rivendicato inoltre la riduzione dei medici “a gettone”, non risparmiando una frecciatina a Schlein che le ha contestato di non aver mai visitato un ospedale.

Responsabilità nelle politiche sanitarie

Questo botta e risposta ha messo in luce anche la questione delle responsabilità nelle politiche sanitarie, con Meloni che ha richiamato tutte le Regioni a fare la loro parte e con Schlein che ha sottolineato come la situazione sia peggiorata a causa delle scelte del governo attuale e passate. Il clima in aula è stato abbastanza teso, con accuse reciproche sull’efficacia delle misure adottate per garantire assistenza tempestiva e di qualità ai cittadini.

Rafforzamento della sicurezza: oltre 13.500 agenti dispiegati nei territori

Un’altra parte importante del question time ha riguardato la sicurezza pubblica in Italia. Giorgia Meloni ha presentato un piano mirato a rafforzare la presenza delle forze dell’ordine sul territorio nazionale. Ha annunciato l’invio di oltre 13.500 unità tra carabinieri, poliziotti e finanzieri, oltre a circa 3.000 vigili del fuoco. Questa operazione ha l’obiettivo di potenziare il controllo del territorio e di offrire un supporto più efficace alle comunità.

Meloni ha sottolineato che lo Stato deve proteggere chi lo difende e chi lavora per garantire la sicurezza dei cittadini. Ha definito questa iniziativa come un’azione concreta e necessaria per affrontare le sfide crescenti in materia di ordine pubblico e prevenzione. L’intensificazione del presidio delle città e delle zone più fragili vuole contrastare fenomeni di criminalità e tutelare la popolazione.

L’annuncio è arrivato in un contesto di dibattito acceso, offrendo al governo una carta politica per sottolineare l’impegno sul fronte interno. Il rafforzamento delle forze di polizia appare come una risposta diretta a richieste crescenti di sicurezza da parte dei cittadini e parte della strategia per mantenere l’ordine nelle aree più delicate del paese.

Assenze e tensioni nella maggioranza: l’atmosfera a montecitorio

La seduta del 19 marzo è stata caratterizzata da un’Aula non pienissima, con banchi vuoti anche nelle file della maggioranza. Antonio Tajani era impegnato in una missione in Turchia, mentre Matteo Salvini ha seguito parte del question time dalla tribuna del Foro Italico durante gli Internazionali di tennis, prima di partecipare a un incontro della comunità romena con il candidato alle presidenziali George Simion.

Questa situazione ha fatto emergere qualche tensione interna alla coalizione di governo. La presenza ridotta di alcuni esponenti di rilievo durante momenti chiave del dibattito parlamentare ha attirato l’attenzione di cronisti e opposizioni. Montecitorio si è così animato più per le schermaglie tra i partiti e i temi scottanti affrontati che per la partecipazione dei deputati di maggioranza.

Il fantasma dei referendum e le dinamiche interne

Nel mezzo di queste dinamiche, è spuntata una protesta con la comparsa simbolica del “fantasma” dei referendum promossi da Riccardo Magi, che ha rimesso sotto i riflettori il dibattito sulle riforme e il rapporto fra governo e opposizioni. Meloni ha commentato il fatto evidenziando la contraddizione di chi da un lato sostiene le riforme e dall’altro cerca di abrogarle tramite referendum, suggerendo così un quadro complesso di conflitti politici che segna l’anno.

Con questo scenario, la giornata in Aula ha mostrato elevata tensione e divisioni profonde, con l’esecutivo alle prese con sfide multiple e la spinta delle opposizioni a mettere sotto pressione su più fronti.