La memoria del giudice vittorio occorsio torna a vivere nella cerimonia del 49º anniversario dell’attentato che lo ha colpito. Un momento dedicato a ricordare il suo impegno contro il terrorismo nero e la criminalità organizzata, in un periodo in cui l’italia era attraversata da violenze ideologiche profonde. Le parole di alfredo mantovano e di altri rappresentanti delle istituzioni sottolineano il valore della sua opera e il prezzo pagato da chi si è battuto per la giustizia.
Vittorio occorsio: simbolo della lotta contro terrorismo e neofascismo
Vittorio Occorsio rappresenta una figura centrale nella storia italiana degli anni Settanta. Magistrato impegnato contro le formazioni neofasciste, fu assassinato nel 1976 dall’organizzazione Ordine nuovo, gruppo terroristico di estrema destra che rivendicò l’omicidio come atto politico. La sua dedizione alla giustizia gli valse la medaglia d’oro al valor civile, riconoscimento per un lavoro svolto con rigore e coraggio in condizioni estremamente difficili.
In quegli anni l’italia viveva momenti segnati dalla violenza politica diffusa: attentati, stragi e minacce erano all’ordine del giorno sia da parte dei gruppi terroristici rossi sia di quelli neri. Occorsio si trovava spesso sulla prima linea delle indagini più delicate, consapevole dei rischi personali ma deciso a non arretrare davanti alle intimidazioni. La sua attività investigativa mise in luce legami inquietanti tra ambienti dell’estrema destra romana, settori deviati dello Stato e organizzazioni criminali.
Il sottosegretario alla presidenza del consiglio alfredo mantovano ha ricordato come oggi si dia troppo spesso per scontata una pace interna che invece è stata conquistata con fatica proprio grazie al sacrificio di uomini come occorsio. Il magistrato incarnava quel principio fondamentale della giustizia imparziale simboleggiata dalla dea bendata: decisioni senza favoritismi o pregiudizi verso chiunque avesse commesso reati gravi.
Le indagini di occorsio sulle connessioni tra terrorismo nero e poteri deviati
Francesco Lo Voi, procuratore capo di roma intervenuto alla commemorazione tenutasi nell’aula intitolata a vittorio occorsio presso piazzale clodio, ha ripercorso le tappe fondamentali dell’attività investigativa condotta dal magistrato negli anni Settanta. Occorsio fu uno dei primi ad approfondire i legami tra gruppi neofascisti ed elementi deviati all’interno delle istituzioni pubbliche oltre che con la criminalità organizzata.
Queste indagini rivelarono una rete complessa dove convergevano interessi oscuri capaci di minacciare direttamente l’ordinamento democratico italiano. In un periodo dominato dall’attenzione verso il terrorismo rosso infatti molti trascuravano questa dimensione altrettanto grave ma meno visibile della minaccia nera.
Lo Voi ha evidenziato come questo approccio non fosse dettato da scelte politiche ma dalla fedeltà ai fatti emersi durante le indagini; un’indagine rigorosa condotta anche se ciò comportava mettere sotto accusa potenti soggetti coinvolti nei sistemi devianti inclusa la loggia massonica p2.
Nel corso degli anni successivi apparvero scritte intimidatorie sui muri rivolte proprio contro occorsio mentre alcune forze dello stato tardarono ad attivare misure adeguate per proteggerlo personalmente: un segno drammatico delle difficoltà vissute dai servitori dello stato impegnati sul fronte interno contro forme estreme di violenza politica.
Testimonianze dal mondo giudiziario sulla figura umana e professionale del giudice
Durante la cerimonia sono state raccolte testimonianze significative su vittorio occorsio provenienti dal mondo giudiziario stesso così come dalla famiglia del magistrato ucciso quasi cinquant’anni fa. Susanna Occorsio, figlia del giudice, ha portato avanti con emozione il ricordo personale legandolo all’eredità morale lasciata dal padre.
Roberta Lomurno, giovane magistrata in tirocinio a roma, ha raccontato la propria esperienza iniziando la carriera ispirandosi agli esempi tratti dalle vicende umane professionali di persone come occorsio che hanno affrontato con coraggio situazioni di forte tensione sociale e politica.
Anche Lamberto Giannini, prefetto di roma presente alla manifestazione, ha sottolineato la natura miratamente selettiva degli attentati contro utenti scelti accuratamente perché percepiti nemici dagli ambienti terroristici.
Questi contributi riflettono quanto ancora oggi la figura di coraggio e trasparenza dimostri un modello imprescindibile per chi lavora nelle istituzioni per garantire legalità ed equità in tempi complessi.