Carlo Nordio, ministro della Giustizia, si trova al centro di un sorprendente cambio di rotta sul tema della separazione delle carriere dei magistrati. Negli anni Novanta, quando era pubblico ministero a Venezia, si era schierato nettamente contro questa idea. Oggi, invece, è lui a guidare la battaglia per modificarla, proponendo un disegno di legge costituzionale in senso opposto. A mettere in luce questo salto c’è una lettera del 1994, firmata proprio da Nordio, che racconta una storia diversa rispetto alle sue posizioni attuali.
La lettera del ’94: Nordio contro la separazione tra pm e giudici
L’Associazione nazionale magistrati ha pubblicato un documento che risale al 3 maggio 1994, proveniente dalla Procura di Venezia. Si tratta di una lettera inviata via fax alla sede romana dell’Anm, firmata da Carlo Nordio e altri colleghi. Nel testo, i magistrati esprimevano chiaramente il loro no alla divisione netta tra chi indaga e chi giudica.
Quel documento mostra una posizione chiara e condivisa all’interno della procura veneziana di allora. La preoccupazione era che dividere i ruoli potesse compromettere l’unità della magistratura. In sostanza, si temeva che una separazione netta avrebbe creato più problemi che soluzioni. La lettera rende evidente come Nordio, in quegli anni, fosse in netto disaccordo con l’idea che oggi invece sostiene da ministro. Non è un dettaglio da poco: il documento ha subito acceso il dibattito proprio per questa evidente inversione.
Da pm a ministro: il salto nelle idee sulle carriere
Oggi Nordio guida un progetto di legge che spinge per la separazione delle carriere, con due percorsi distinti per giudici e pubblici ministeri. Secondo lui, questa divisione serve a evitare interferenze e conflitti interni alla magistratura, un punto chiave per garantire maggiore autonomia e trasparenza.
Il cambiamento è netto. Da magistrato attivo e impegnato nel suo ufficio a Venezia, Nordio è passato a responsabile politico che vuole rivedere strutture istituzionali profonde. Il confronto tra la lettera del ’94 e la proposta attuale solleva inevitabilmente domande sulla coerenza delle sue idee. Certo, sono passati decenni e il quadro politico e giuridico è mutato, ma la differenza tra allora e oggi non passa inosservata.
L’Anm e il valore di conservare la memoria
L’Associazione nazionale magistrati, attraverso la sua rivista ‘La magistratura’, si occupa di raccogliere e diffondere documenti che raccontano la storia interna della magistratura. Pubblicare la lettera firmata da Nordio e altri magistrati di allora è un modo per offrire uno sguardo diretto su come si sono evoluti i dibattiti di oggi.
Questo lavoro aiuta a tenere vivi i dossier storici, evitando che dettagli importanti vadano persi nel tempo. Grazie a queste fonti, cittadini, addetti ai lavori e osservatori possono farsi un’opinione più chiara e fondata, senza affidarsi a ricostruzioni parziali o di parte.
In un momento in cui la separazione delle carriere divide opinioni e esperti, avere accesso a documenti come questo è fondamentale per garantire trasparenza e confronto democratico. La vicenda di Nordio diventa così un caso esemplare per capire come le convinzioni personali possano cambiare, e come questo si intrecci con la storia della magistratura italiana.
Le discussioni che sono nate non mancheranno di animare il dibattito politico e giudiziario, spingendo a riflettere su come si evolvono le idee di chi oggi guida un ministero così importante.
Ultimo aggiornamento il 24 Luglio 2025 da Elisa Romano