La vicenda legata al caso Almasri ha portato sotto i riflettori non solo i vertici del governo, ma anche esponenti di primo piano del Ministero della Giustizia. Tra questi, Giusi Bartolozzi, capo di gabinetto del ministero, è finita al centro dell’attenzione degli inquirenti. Gli atti del Tribunale dei ministri, relativi alle indagini sulla gestione del fermo di Almasri, riportano diverse menzioni alla sua posizione e alla veridicità delle sue dichiarazioni. Il procedimento coinvolge vari soggetti, mentre si attendono ulteriori sviluppi per la valutazione di eventuali responsabilità.
Ruolo di Giusi Bartolozzi nella gestione della vicenda Almasri sotto la lente degli inquirenti
Nel corso delle indagini, il nome di Giusi Bartolozzi emerge con una certa frequenza negli atti consegnati alla giunta per le autorizzazioni. I magistrati definiscono le sue dichiarazioni inattendibili e addirittura mendaci su più fronti. Non risulta però un coinvolgimento diretto con ipotesi di reato a suo carico. La sua posizione sarà comunque oggetto di possibili approfondimenti da parte della Procura di Roma, che potrebbe valutare separatamente il ruolo della dirigente e di altri soggetti coinvolti. Questo passaggio si inserisce fuori dal procedimento principale sui vertici di governo e apre una possibile prosecuzione nell’ambito della giustizia ordinaria.
L’attenzione degli inquirenti si concentra sui passaggi comunicativi della Bartolozzi rispetto all’arresto di Almasri e alla gestione successiva delle informazioni riservate. Gli atti indicano contraddizioni tra quanto dichiarato e le testimonianze raccolte. In particolare, il dubbio riguarda il modo in cui ha trattato la bozza predisposta dall’ufficio tecnico per rispondere alle richieste connesse al fermo, documento che avrebbe dovuto essere sottoposto al ministro della Giustizia. La difformità tra quanto affermato e quanto risulta dalle altre audizioni ha aumentato i sospetti sulla sua versione.
Contraddizioni nelle dichiarazioni della capo di gabinetto e riscontri dalle testimonianze ministeriali
Gli accertamenti degli inquirenti evidenziano diversi punti critici nella versione offerta da Giusi Bartolozzi. Da una parte sostiene di aver informato il ministro della Giustizia in tempi rapidi, dopo l’arresto di Almasri e dopo la riunione sul sistema Signal del 19 gennaio. La dirigente afferma di sentirsi con il ministro più volte al giorno, ma allo stesso tempo di non aver ritenuto opportuno mostrargli la bozza di risposta predisposta dall’ufficio tecnico.
I magistrati definiscono questa posizione insostenibile, sottolineando che la Bartolozzi avrebbe sottratto al ministro un documento fondamentale, che avrebbe dovuto essere valutato per prendere decisioni consapevoli. Questo comportamento si discosta dalle prassi abituali del ministero, dove ogni elemento tecnico viene comunicato al ministro. La bozza da lei non trasmessa era frutto del lavoro di una funzionaria riconosciuta per la sua competenza, Lucchini, e della quale Bartolozzi condivideva l’interpretazione giuridica. Ciò rende ancora più difficile giustificare il mancato coinvolgimento del ministro.
Le testimonianze di altri funzionari, come Guerra, hanno confermato di aver discusso apertamente delle scadenze da rispettare nelle procedure. Altri partecipanti alle riunioni tenute con i vertici istituzionali riferiscono di aver parlato anche dell’ipotesi di espellere e rimpatriare Almasri con un volo di Stato, nel caso la Corte d’Appello avesse deciso per la sua scarcerazione. Tra questi incontri, la presenza di Bartolozzi risulta associata a discussioni in cui non avrebbe sollevato criticità o riserve, aspetto che stride con le sue dichiarazioni.
Attese per il voto in Parlamento e scenario giudiziario sui vertici governativi
Il caso Almasri interessa da vicino non solo gli uffici ministeriali, ma coinvolge direttamente i vertici del governo. Il mese di ottobre sarà determinante perché la Camera dovrà decidere sull’autorizzazione a procedere nei confronti di alcuni ministri e sottosegretari. Tra i reati contestati emergono omissione di atti di ufficio per Carlo Nordio, ministro della Giustizia, e concorso in favoreggiamento e peculato per altri politici come Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano.
La posizione di Giusi Bartolozzi resta a margine di questo procedimento, anche se non è escluso che la Procura di Roma possa successivamente approfondire anche i suoi ruoli e comportamenti all’interno della vicenda Almasri. In ogni caso, il destino politico e giudiziario degli accusati principali sarà deciso nei prossimi mesi, in aula e nelle sedi giudiziarie. Gli sviluppi di questa inchiesta continuano a tenere alta l’attenzione mediatica e istituzionale sul modo in cui le istituzioni hanno agito in una fase delicata di ordine pubblico e giustizia.
Quel che emerge dalla documentazione è una serie di contraddizioni e omissioni che complicano la ricostruzione dei fatti. Ogni nuova testimonianza o documento potrebbe definire meglio le responsabilità, sia a livello politico sia amministrativo. L’intera vicenda resta tra le questioni chiave in cui si incrociano politica, giustizia e gestione burocratica.
Ultimo aggiornamento il 6 Agosto 2025 da Rosanna Ricci