L’intervento di Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della ricerca, durante gli Stati generali del Mezzogiorno di Forza Italia a Villa San Giovanni ha acceso un dibattito sul modo in cui è stata ricordata la strage del 2 agosto 1980. Bernini ha espresso apertamente il suo dissenso verso quanto emerso durante la cerimonia, sottolineando una mancanza di rispetto per le vittime e una presenza eccessiva di polemiche politiche.
La denuncia di Bernini: commemorazione trasformata in confronto politico
Anna Maria Bernini ha raccontato di aver assistito a una celebrazione che si è allontanata dal ricordo delle vittime della bomba alla stazione di Bologna. Secondo la ministra, l’evento ha perso la sua funzione commemorativa per trasformarsi in uno spazio dove si è parlato soprattutto dei leader politici, delle questioni di governo come il decreto sicurezza e la separazione delle carriere, temi molto distanti dalla memoria di quel tragico evento.
Bernini ha usato parole dure, segnalando che “poco si è onorato il sacrificio di chi ha perso la vita in quella strage”. Ha specificato che la cerimonia è stata occupata da “un comiziaccio politico”, mettendo in evidenza come certi interventi abbiano distolto l’attenzione dal dovere di ricordare in modo sobrio e rispettoso quei fatti. La critica rimette in luce un problema che spesso emerge nelle commemorazioni pubbliche: la contaminazione tra memoria storica e soft political.
Il dilemma della ministra tra rispetto e dissenso
Durante l’evento Bernini ha chiesto al governo il permesso di lasciare la manifestazione, sentendosi a disagio per la piega presa dal discorso. La risposta che ha ricevuto la invitava a valutare “il contesto” prima di prendere una decisione. La ministra ha scelto di restare per rispetto delle vittime, affermando che andarsene sarebbe stato un gesto di mancanza di rispetto verso chi quella giornata l’ha veramente vissuta sulla propria pelle.
L’episodio rivela la tensione tra rappresentare un’istituzione e portare avanti posizioni personali o politiche. Bernini ha riconosciuto la difficoltà della situazione, definendo la giornata “complicata”, ma anche sottolineando il senso di orgoglio nel mantenere una condotta istituzionale, lontana dagli oratori politici. Il suo intervento ribadisce quanto sia delicato il ruolo di un ministro chiamato a rappresentare la memoria storica senza strumentalizzazioni.
Accenti sull’importanza di mantenere la dignità istituzionale
Bernini ha evidenziato la distinzione tra l’attività politica e il ruolo delle istituzioni nei momenti di commemorazione. Ha detto che la differenza tra loro e “altri politici” consiste proprio nella capacità di “essere istituzioni fino in fondo”, soprattutto in occasioni così importanti. Questa sottolineatura punta a mantenere alta la dignità delle cerimonie pubbliche dedicate a eventi tragici.
Il richiamo alla sobrietà e al rispetto per le vittime diventa centrale nella sua critica. L’episodio, avvenuto a fine aprile 2025, mette in primo piano la necessità di non lasciare spazio a divisioni politiche in luoghi e momenti che richiedono un ricordo unito e rispettoso. Le parole di Bernini richiamano a un comportamento che, da parte di chi rappresenta lo Stato, deve risultare esemplare e distante da strumentalizzazioni.
L’intervento del ministro aggiunge una voce significativa al dibattito sulla memoria della strage di Bologna, segnalando una frattura tra le modalità con cui alcuni scelgono di ricordare quel tragico evento e la volontà di una parte della classe politica di mantenere intatto il valore commemorativo, senza lasciarsi coinvolgere da questioni politiche contingenti.
Ultimo aggiornamento il 3 Agosto 2025 da Matteo Bernardi