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Automobilistico, meloni annuncia spostamento revisione regolamento veicoli leggeri al 2025 e difende neutralità tecnologica

Il governo italiano rinvia la revisione del regolamento europeo sui veicoli leggeri al 2025, puntando sulla neutralità tecnologica e su un approccio diversificato per la decarbonizzazione del settore automotive.

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Il governo italiano ha ottenuto il rinvio a fine 2025 della revisione europea sui veicoli leggeri, promuovendo la neutralità tecnologica per valorizzare diverse soluzioni energetiche e tutelare la competitività industriale nazionale. - Unita.tv

Il governo italiano ha deciso di rinviare a fine 2025 la revisione del regolamento europeo sui veicoli leggeri, un passaggio atteso per ridefinire le norme sulle energie da impiegare nei trasporti. La decisione arriva nel contesto di un dibattito acceso su quale direzione adottare nella decarbonizzazione del settore automotive, con una forte attenzione alla neutralità tecnologica. Le dichiarazioni più recenti di Giorgia Meloni alla Camera mostrano come l’Italia e altri paesi vogliano mantenere aperte tutte le opzioni energetiche, non puntando solo sull’elettrico per questioni industriali e geopolitiche.

Spostamento della revisione del regolamento sui veicoli leggeri

La revisione del regolamento europeo che riguarda i veicoli leggeri non sarà affrontata prima della seconda parte del 2025. Questa scelta nasce da una volontà precisa di modulare i tempi in modo da valutare con più attenzione le possibilità offerte dalle tecnologie alternative. Il settore automotive vive una fase di transizione delicata, e spostare la revisione consente di prendere in considerazione una pluralità di carburanti e metodi per ridurre le emissioni.

Lo slittamento è collegato a una proposta, diffusa da Italia e Repubblica Ceca, che ha ottenuto il sostegno di altri quindici governi europei. Questa proposta nasce da un documento conosciuto come “non-paper”, cioè un testo non ufficiale ma supportato da diversi Stati membri, che mira a riportare la discussione sul principio cardine della neutralità tecnologica.

Cos’è la neutralità tecnologica

La neutralità tecnologica consiste nel non privilegiare una singola tecnologia nella riduzione delle emissioni, ma nel lasciare spazio a tutte le soluzioni capaci di contribuire alla decarbonizzazione. Giorgia Meloni ha sottolineato che questa linea è stata finalmente riconosciuta nelle conclusioni del Consiglio europeo di marzo scorso, per la prima volta in modo ufficiale.

Grazie a questo approccio, si riconoscono validi diversi tipi di carburanti alternativi: biocarburanti, idrogeno, combustibili sintetici e altre tecnologie emergenti oltre all’elettrico. In questo modo si evita di limitare industrialmente il settore, aprendo a soluzioni tecnologiche che potrebbero dare risposte più immediate e flessibili sul piano ambientale e occupazionale.

Motivazioni politiche e industriali della posizione italiana

Il governo italiano ha evidenziato la necessità di non puntare esclusivamente sulla mobilità elettrica. La preoccupazione riguarda la dipendenza da filiere industriali oggi controllate in gran parte dalla Cina. Questo aspetto non è solo economico ma si intreccia con considerazioni geopolitiche, visto che la predominanza cinese in certi settori potrebbe creare vulnerabilità strategiche per l’Europa.

Italia e i paesi alleati preferiscono quindi un approccio più diversificato, che eviti la dipendenza da un’unica tecnologia o da uno specifico blocco territoriale. Alla Camera, Meloni ha affermato che “siamo sempre meno soli in queste battaglie”, a conferma di una crescente convergenza tra Stati membri per un modello di transizione energetica più articolato e compatibile con le esigenze economiche e politiche di ciascuno.

Ruolo e prospettive italiane nel panorama europeo

L’Italia prende una posizione attiva e di primo piano in questo dibattito europeo. La decisione di presentare un “non-paper” insieme alla Repubblica Ceca, raccolto da altri governi, mostra la volontà di condizionare il disegno futuro oltre i confini nazionali. Il ragionamento italiano si basa sulla convinzione che un’eccessiva rigidità a favore dell’elettrico rischia di compromettere la competitività industriale nazionale.

La revisione del regolamento europeo è quindi destinata a portare in aula temi inediti, dove le diverse opzioni tecnologiche saranno messe sul tavolo con pari dignità. Da qui al 2025, i vari protagonisti dell’Unione europea potranno continuare a sviluppare o valorizzare tecnologie diverse, valutando quelle che meglio si adattano alle loro economie e al loro tessuto produttivo.

Covid e crisi internazionali hanno già dimostrato quanto le catene di approvvigionamento possano influire sulle strategie nazionali. In questo senso, il rinvio e nuove aperture riconoscono la complessità del settore automotive europeo e spostano lo sguardo dal puro paradigma elettrico a una pluralità di valori e interessi territoriali.