Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul e figura di spicco dell’opposizione turca, è stato ufficialmente designato come candidato alle elezioni presidenziali del 2028 dal suo partito, il Chp. Questa notizia arriva in un contesto di crescente tensione politica, dopo che Imamoglu è stato arrestato e sospeso dalle sue funzioni. La sua detenzione ha scatenato una serie di proteste in tutto il Paese, coinvolgendo decine di migliaia di manifestanti.
La situazione politica in Turchia
Imamoglu è stato accusato di corruzione e, nonostante respinga ogni accusa, la sua posizione politica è diventata sempre più precaria. La sua figura rappresenta una delle principali sfide per il presidente Recep Tayyip Erdogan, leader del partito di governo, l’Akp. La designazione di Imamoglu come candidato presidenziale da parte del Chp, il principale partito di opposizione, segna un momento cruciale nella politica turca, in un periodo in cui le tensioni tra governo e opposizione sono ai massimi storici.
Le primarie del Chp hanno visto Imamoglu come unico candidato, evidenziando la sua importanza all’interno del partito e il sostegno che riceve da una vasta parte della popolazione. Tuttavia, la sua detenzione ha sollevato interrogativi sulla libertà politica in Turchia e sulla possibilità di un reale cambiamento nelle prossime elezioni.
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Proteste e repressione
La notte scorsa ha segnato la quinta giornata di proteste in Turchia, con manifestazioni che si sono intensificate e diffuse in tutto il Paese. Secondo la Bbc, gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine sono stati tra i più violenti degli ultimi anni, con l’uso di lacrimogeni e proiettili di gomma da parte della polizia. Le manifestazioni hanno coinvolto almeno 55 delle 81 province turche, dimostrando un ampio malcontento sociale.
I manifestanti, molti dei quali armati di bandiere turche, si sono radunati davanti agli uffici del Comune di Istanbul, esprimendo il loro sostegno a Imamoglu e chiedendo la sua liberazione. Le forze di polizia hanno risposto con cannoni ad acqua e spray al peperoncino, cercando di disperdere la folla. Le autorità turche hanno confermato che oltre 700 persone sono state arrestate dall’inizio delle proteste, evidenziando la severità della risposta governativa.
Le denunce di repressione politica
Il clima di repressione si è intensificato, con il Partito comunista di Turchia che ha denunciato l’arresto di diversi suoi membri, tra cui il dirigente Ahmet Dincel, prelevato dalla sua abitazione dopo aver partecipato alle manifestazioni. Il Tkp ha descritto queste azioni come illegali e ha chiesto il rilascio immediato di tutti i detenuti, sottolineando la violazione dei diritti politici dei cittadini.
In aggiunta, il sindacato turco dei giornalisti ha segnalato il fermo di nove reporter, tra cui un fotoreporter dell’agenzia Afp, che stavano coprendo le proteste. Secondo l’ong Mlsa, il numero totale di giornalisti arrestati è salito a dieci, evidenziando le difficoltà che i media affrontano nel coprire eventi di rilevanza politica in Turchia.
La situazione attuale in Turchia rappresenta un momento critico per la democrazia e la libertà di espressione, con il futuro politico di Imamoglu e le reazioni della popolazione che potrebbero influenzare significativamente il panorama politico del Paese nei prossimi anni.
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