
A metà giornata del referendum in Italia, l’affluenza al voto è del 7,4% con maggiore partecipazione nel centro-nord e nei grandi comuni, mentre al sud e nelle isole resta bassa; l’interesse elettorale riflette anche la composizione demografica e le differenze politiche territoriali. - Unita.tv
Alle ore 12 del giorno del referendum, la partecipazione al voto in Italia ha raggiunto il 7,4% su scala nazionale. L’interesse degli elettori verso i cinque quesiti è risultato omogeneo, visto che la maggior parte ha ritirato tutte le schede disponibili senza scegliere parzialmente. Questa prima rilevazione offre un punto di riferimento utile per valutare come si sta muovendo l’elettorato, anche tenendo conto dell’assenza nel dato del voto estero.
Differenze geografiche nella partecipazione
La divisione geografica della partecipazione alle urne è netta. Le regioni del centro e del nord registrano percentuali di voto superiori all’8%, mentre il sud si attesta sotto il 6%, con le isole che scendono al 5%. Nello specifico, il centro mostra un’affluenza dell’8,5%, seguito da nord est all’8,4% e nord ovest all’8,2%. Al contrario, il sud segna un 5,7% e le isole un 5,0%.
Queste differenze possono associarsi a vari fattori, dalla densità demografica ai livelli di mobilitazione politica. Le provincie con i numeri più alti sono Bologna, Firenze e Reggio Emilia, tutte sopra il 12% e quindi ben oltre la media nazionale. All’estremo opposto figurano Vibo Valentia, Agrigento e Caltanissetta, con affluenze tra il 3,2% e il 3,5%.
Il dato suggerisce una partecipazione più vivace nei grandi centri del centro-nord rispetto alle aree più periferiche del sud e delle isole, che confermano una certa distanza dal processo referendario. Non a caso, anche nella dimensione del comune si osserva una correlazione: città più popolose hanno affluenze maggiori.
Influenza della dimensione comunale sulla partecipazione
Le dimensioni degli enti locali condizionano sensibilmente la risposta degli elettori. Nei comuni con oltre 100 mila abitanti l’affluenza ha superato il 9% già a metà giornata, mentre nei centri più piccoli, con popolazione sotto i 10 mila abitanti, non arriva al 6,3%.
Il valore cala in modo regolare man mano che si passa da comuni medio-grandi a realtà minori. Nelle città tra i 30 e i 100 mila abitanti la partecipazione è del 7,5%, mentre nei centri da 10 a 30 mila abitanti scende al 7,1%. Questo andamento conferma come i grandi centri urbani riescano a coinvolgere maggiormente gli elettori, probabilmente per una maggiore presenza di servizi di informazione e mobilitazione.
Le province che mostrano picchi di affluenza sono legate proprio a realtà urbane più sviluppate o meglio organizzate a livello amministrativo. Bologna raggiunge il 13,3%, Firenze il 13% e Reggio Emilia il 12,3%. Al contrario, località con popolazioni più esigue e maggior isolamento politico o sociale segnano livelli bassi come i comuni in Calabria e Sicilia.
Composizione demografica e voto straniero
Un aspetto che emerge dall’analisi riguarda il legame fra presenza di cittadini stranieri e affluenza al voto. Nei comuni dove la comunità straniera rappresenta più del 15% della popolazione residente, la partecipazione ha superato la media nazionale a metà giornata.
Si tratta prevalentemente di città medio-grandi del nord, dove la presenza straniera è storicamente più elevata. Questi dati indicano che nei centri con maggiore diversità demografica l’interesse al voto rimane alto, anche rispetto ai referendum sull’attualità politica.
Questa dinamica può riflettere anche un maggior attaccamento o integrazione dei residenti stranieri nelle realtà urbane. Per ora, naturalmente, i cittadini stranieri non votano in queste consultazioni, ma il contesto demografico appare correlarsi a una mobilitazione elettorale più intensa fra l’elettorato disponibile.
Andamento e previsioni sull’affluenza finale
Guardando ai precedenti referendum, dove l’affluenza è stata più o meno stabile, il risultato del 7,4% a metà giornata suggerisce una certa tendenza. I dati raccolti fino ad ora non considerano il voto degli italiani all’estero, il quale potrebbe influire sulla cifra definitiva. Secondo le prime stime, la partecipazione complessiva dovrebbe attestarsi tra il 31% e il 36% entro la chiusura dei seggi.
L’andamento del voto nelle prossime ore sarà decisivo. Chi osserva i flussi di questa mattina nota che l’interesse resta diffuso, ma non particolarmente intenso. La distribuzione dell’affluenza mostra inoltre che il coinvolgimento degli elettori cambia molto da regione a regione, con alcune aree del Paese più sensibili al voto di quanto altre. La valutazione finale dipenderà da quanto potranno mobilitarsi quegli elettori ancora indecisi o lontani dalle urne nelle ore successive.
Affluenza e carte politiche delle diverse aree
I dati sull’affluenza sembrano rispecchiare anche gli orientamenti politici dei vari territori che si osservano nelle elezioni recenti. Nei comuni dove il centrosinistra ha ottenuto risultati superiori alla media nazionale nel 2022 e nel 2024, la partecipazione supera il 9%.
Particolarmente elevata è in quei comuni dove il Partito Democratico ha fatto meglio, sfiorando il 9,6%. Anche nei centri dove hanno ottenuto risultati positivi Azione, Italia Viva e +Europa, l’affluenza arriva al 9,1%, e nei territori con Alleanza Verdi e Sinistra sopra la soglia media si tocca il 9,4%.
Dall’altra parte, i comuni con prevalenza di partiti di centrodestra vedono livelli di partecipazione più bassi: 7,2% per Fratelli d’Italia, 7,0% per la Lega e un più modesto 5,5% per Forza Italia. Il Movimento 5 Stelle, che si è imposto soprattutto al sud, fa registrare un’affluenza al 5,9% nei comuni dove è più forte.
Queste trasformazioni riflettono, nel complesso, la geografia politica che contraddistingue l’Italia. Le aree ricche di grandi città del centro-nord, forti per il centrosinistra, mostrano maggior stimolo al voto; quelle più radicate nel movimento pentastellato o nel centrodestra si caratterizzano per tassi di affluenza più limitati.
Con questi dati a disposizione, si potrà seguire l’evolversi della partecipazione fino alla chiusura dei seggi, mettendo a confronto affluenza e risultati nei vari territori. Lo scenario in atto apre un’analisi sulle dinamiche istituzionali e politiche dell’Italia nel 2025.