San Giuseppe Marello e la dedizione alla pace attraverso il lavoro e il servizio religioso
La vita di san Giuseppe Marello, vescovo di Acqui e fondatore degli Oblati di San Giuseppe, si distingue per l’impegno verso i giovani e i poveri, ispirato dalla figura di san Giuseppe.

L'articolo racconta la vita e l'opera di san Giuseppe Marello, fondatore degli Oblati di San Giuseppe, evidenziando il suo impegno nel promuovere lavoro, pace e solidarietà ispirato alla figura di san Giuseppe, patrono della Chiesa universale. - Unita.tv
L’impegno concreto per costruire un mondo di pace, attraverso il lavoro delle proprie mani, è un tema che ha attraversato la storia della fede cristiana. In particolare, san Giuseppe Marello ha incarnato questa vocazione, ispirandosi alla figura di san Giuseppe, patrono della Chiesa universale dal 1870. Nato a Torino nel 1844, la sua vita e il suo ministero si sono intrecciati con la volontà di servire i giovani, i poveri e di sostenere la ripresa della vita religiosa in un’Italia che cambiava. La fondazione degli Oblati di San Giuseppe nel 1878 rappresenta un passo fondamentale del suo contributo. Qui ripercorriamo la sua storia, i contesti in cui ha operato e il significato della sua opera.
Le origini e la chiamata di san Giuseppe Marello
Giuseppe Marello venne al mondo a Torino il 26 dicembre 1844 in una famiglia che aveva legami con figure religiose di rilievo, come don Giuseppe Cottolengo. Il padre gestiva un negozio e si distingueva per la solidarietà, ad esempio donando lenzuola per gli ospiti della «Piccola Casa». La perdita della madre quando Giuseppe aveva solo quattro anni segnò la sua infanzia. Fin da ragazzo, mostrò una sensibilità particolare verso la spiritualità. A 12 anni compì un pellegrinaggio al Santuario della Misericordia di Savona, dove, in un momento di raccoglimento davanti all’altare di Maria, si sentì profondamente chiamato a dedicare la sua vita al sacerdozio.
Nel 1856 entrò nel Seminario di Asti e seguì un percorso di formazione che lo portò all’ordinazione sacerdotale nel 1868. Il suo cammino non si limitò al clero locale. Divenne infatti segretario del vescovo di Asti, che lo volle al seguito durante il Concilio Vaticano I, un evento che stava rimodellando la struttura e le priorità della Chiesa a livello universale.
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L’ispirazione a san Giuseppe e la fondazione degli Oblati di san Giuseppe
La figura di san Giuseppe occupò un posto centrale nella vita spirituale di Marello. Nel 1870, san Giuseppe era stato proclamato patrono della Chiesa universale, e Marello ne fece un modello per il proprio ministero. Gli insegnamenti e l’esempio di san Giuseppe, uomo del lavoro e della fede silenziosa, guidarono le sue scelte.
Nel 1878 fondò la congregazione degli Oblati di San Giuseppe, con l’obiettivo di rispondere ai bisogni emergenti tra i giovani e i poveri, in un momento di grandi difficoltà per la vita religiosa italiana. Le leggi statali a fine Ottocento avevano messo sotto pressione molte realtà ecclesiastiche. Marello comprese che per recuperare terreno occorreva un impegno diretto e concreto, capace di offrire ai giovani una prospettiva di impegno sociale e spirituale.
La congregazione nacque dunque come risposta a questa sfida. Marello invitava i suoi preti a una disciplina severa: «essere certosini in casa, apostoli fuori» era la regola che chiedeva. Si trattava di coniugare silenzio e preghiera in ambiente rigoroso con una vigorosa attività di testimonianza e carità nella società.
Il ministero episcopale a acqui e l’eredità spirituale
Nel 1889 Giuseppe Marello fu nominato vescovo di Acqui. In questa nuova responsabilità portò avanti con convinzione la sua missione, investendo energie nel rafforzamento della comunità religiosa locale e nel sostegno ai più deboli. La sua presenza e il lavoro pastorale ebbero impatto anche sul territorio, dove cercò di ricostruire strutture e pratiche cristiane messe in crisi dai mutamenti politici e sociali.
Durante la sua attività di vescovo, Marello mantenne al centro il messaggio ispirato da san Giuseppe, valorizzando il lavoro onesto e la dimensione concreta della vita quotidiana come strumenti di pace e crescita spirituale. Morì a Savona il 30 maggio 1895, lasciando una testimonianza viva che portò alla sua canonizzazione nel 2001.
La sua opera continua a ispirare la congregazione degli Oblati di San Giuseppe, che oggi operano su più fronti all’interno della Chiesa, promuovendo valori di servizio, lavoro e solidarietà.
Ricordi dei santi Gavino, Proto, Gianuario e santa Giovanna d’arco
Oltre alla figura di san Giuseppe Marello, la Chiesa conserva la memoria di altri santi e martiri che rappresentano tappe importanti nella storia della fede. Tra questi si trovano santi Gavino, Proto e Gianuario, noti per il loro martirio nel III secolo. Essi testimoniano il coraggio e la forza della fede in epoche di persecuzioni.
Santa Giovanna d’Arco, vissuta tra il 1412 e il 1431, è un’altra presenza significativa. La sua storia di giovane donna che guidò eserciti per difendere il proprio popolo è ricordata come esempio di determinazione e passione per la giustizia. Queste figure, sebbene molto diverse tra loro, si collocano in un quadro più ampio della santità vissuta in ambienti e tempi diversi, ma sempre centrata sul senso del sacrificio e della missione.
La memoria di questi santi arricchisce il racconto che la Chiesa continua a proporre alle nuove generazioni, tracciando modelli di vita da cui attingere ispirazione quotidiana.