
San Filippo Smaldone, sacerdote napoletano del XIX secolo, dedicò la sua vita a diffondere il Vangelo tra i sordi, fondando a Lecce un istituto e una comunità religiosa per il loro sostegno. Canonizzato nel 2006, è un simbolo di inclusione e dedizione pastorale. - Unita.tv
L’annuncio del vangelo ha superato negli anni molte barriere, tra cui quelle culturali e sociali. Un esempio significativo arriva dalla storia di san filippo smaldone, sacerdote napoletano che ha scelto di portare la parola di Cristo a chi, come i sordi, era stato escluso dalla comunicazione religiosa tradizionale. La sua opera si svolse in un periodo cruciale per l’Italia, tra le tensioni dell’unità nazionale e le trasformazioni sociali.
San filippo smaldone e il suo impegno verso i sordi
Filippo smaldone nacque a Napoli nel 1848, una fase di grandi sconvolgimenti politici e sociali legati al processo di unificazione dell’Italia. All’epoca, i sordi erano praticamente dimenticati dalle attività pastorali. Il giovane sacerdote, ordinato nel 1871, dedicò la sua vita a loro perché riconobbe l’esigenza di colmare questo vuoto. Il suo interesse si trasformò in un progetto concreto, che puntava a portare il vangelo proprio a chi non poteva ascoltarlo attraverso i mezzi tradizionali.
Il periodo in cui iniziò questo suo percorso fu segnato da una grave epidemia di peste. Smaldone si ammalò e, affidandosi alla protezione della vergine di Pompei, ottenne una guarigione che in seguito definì miracolosa. Questa esperienza rafforzò la sua fede e la sua determinazione a perseguire la missione che si era dato, soprattutto a sostegno dei più indifesi sotto il profilo della comunicazione.
La fondazione a lecce e le suore salesiane dei sacri cuori
Nel 1885 Smaldone si trasferì a Lecce per avviare un istituto rivolto ai sordi, insieme a don Lorenzo Apicella. Questo passaggio segnò una svolta nei suoi sforzi, perché qui si diede da fare per costruire una struttura capace di offrire supporto educativo e spirituale a persone ai margini della società. Molto del suo lavoro fu dedicato anche alla fondazione di una comunità religiosa, le suore salesiane dei sacri cuori, nate proprio per sostenere l’attività dell’istituto e ampliare la rete di aiuti al prossimo.
In qualità di direttore dell’istituto, Smaldone si impegnò anche in diversi aspetti del ministero sacerdotale, portando avanti funzioni liturgiche e pastorali rivolte a una comunità spesso dimenticata. La sua attività a Lecce rimase viva e di forte impatto fino alla sua morte, avvenuta il 4 giugno 1923.
Il percorso verso la canonizzazione e i riferimenti a altri santi
Filippo smaldone venne beatificato da giovanni paolo ii il 12 maggio 1996 e canonizzato da benedetto xvi il 15 ottobre 2006. La sua storia è un esempio di dedizione al vangelo attraverso l’attenzione a chi sembrava escluso dalle vie tradizionali della proclamazione cristiana. Oltre a lui, la tradizione religiosa italiana ricorda figure come san gualterio, abate nell’ottavo secolo, e il beato francesco pianzola, sacerdote vissuto tra il 1881 e il 1943, a sottolineare come il cammino della fede abbia sempre avuto protagonisti impegnati a testimoniare in modo concreto e diretto.
Questa eredità istorica conferma quanto siano importanti la passione e la volontà di raggiungere tutti i membri della società, anche quelli più isolati o con disabilità, con un messaggio che supera ostacoli di natura culturale o fisica. San filippo smaldone resta dunque una figura centrale nella storia religiosa italiana, con un messaggio che continua a risuonare nel presente.