L’anno 64 d.C. segna una pagina tragica per Roma e per i primi cristiani. L’incendio che devastò gran parte della città fu seguito da una repressione violenta contro chi professava la nuova fede in Cristo. Questa vicenda è narrata da fonti antiche come Tacito e Clemente Romano, che descrivono le sofferenze subite dai seguaci di Pietro e Paolo durante il regno di Nerone. Oggi si ricorda quella persecuzione come momento cruciale nella storia della Chiesa di Roma.
L’incendio di roma nel 64 d.C.: cause, sviluppo e conseguenze
Il 19 luglio del 64 d.C., nel decimo anno del regno dell’imperatore Nerone, un vasto incendio scoppiò a Roma partendo dal Circo Massimo, zona commerciale ricca di negozi con merci facilmente infiammabili. Le alte temperature estive favorirono la propagazione rapida delle fiamme verso vari quartieri della città.
Le fiamme bruciarono senza sosta per sette giorni consecutivi distruggendo templi importanti, residenze patrizie, edifici pubblici ma soprattutto le abitazioni più povere formate da caseggiati ammassati uno sull’altro. L’incendio si spinse fino ai giardini della casa del prefetto Tigellino dove continuò ad ardere per altri tre giorni. Al termine della catastrofe circa due terzi dell’Urbe apparvero ridotti a cumuli fumanti di macerie.
Nerone rimase lontano dalla capitale nei momenti più drammatici restando ad Anzio senza rispondere alle richieste urgenti che gli arrivavano dalla città in preda al disastro; rientrato poi a Roma osservò le rovine indossando abiti teatrali accompagnandosi con la lira mentre cantava versi ispirati alla tragedia troiana: questo comportamento alimentò voci secondo cui avrebbe addirittura ordinato o tollerato lo scoppio dell’incendio.
La risposta di nerone dopo l’incendio
L’accusa contro i cristiani: tortura e martirio nella roma neroniana
Per deviare le accuse su se stesso Nerone puntò il dito sui cristiani residenti nella capitale accusandoli ingiustamente dell’incendio; ne ordinò così arresto massiccio ed esecuzioni crudeli come punizione esemplare davanti alla popolazione romana.
Secondo quanto racconta Clemente Romano nelle sue lettere ai Corinzi quei fedeli furono sottoposti a torture indicibili: alcuni vennero crocifissi; altri cosparsi di cera accesa usata come torce umane; diversi finirono fatti mangiare dalle belve feroci durante spettacoli serali nei giardini imperiali dove Nerone presenziava personalmente guidando corse dei carri o mescolandosi tra gli spettatori incurante delle sofferenze inflitte agli accusati innocenti.
Questi eventi causarono paura tra i cittadini ma anche un crescente malcontento verso l’imperatore tanto che quattro anni dopo egli scelse il suicidio piuttosto che affrontare ulteriormente crisi politiche sempre più gravi dovute anche al dissenso popolare generato da quelle crudeltà pubbliche.
Sofferenze e martirio nella roma del I secolo
Tacito e la testimonianza storica sulla comunità cristiana sotto nerone
Tacito, nato intorno al 56 d.C., storico romano rigoroso ma non incline ad avere simpatie verso i cristiani, riporta nei suoi Annales ciò che successe dopo il grande incendio con particolare attenzione alle modalità della repressione voluta dall’imperatore.
L’autore precisa come molte accuse contro i seguaci del “Cristo” derivassero da superstizioni diffuse tra il popolo romano definendo quella religione “funesta”. Tuttavia Tacito riconosce chiaramente che quelle persone furono condannate non per motivazioni legittime legate all’interesse pubblico ma esclusivamente per soddisfare la brutalità personale dell’imperatore; anzi nota una sorta di pietà generale nascente poiché nessuno credeva fossero colpevoli realmente degli episodi imputati loro.
Lo storico conferma inoltre alcuni dati fondamentali già noti sulle origini della fede cristiana ricordando Gesù crocifisso sotto Ponzio Pilato nel periodo governativo dell’imperatore Tiberio. Questo passaggio rappresenta uno dei primi riferimenti scritti esterni al mondo ecclesiastico riguardo Gesù e conferma anche l’esistenza consolidata sin dal I secolo delle prime comunità cristiane proprio nella capitale romana, oggetto dunque fin dalle origini di sospetti ed ostilità politiche molto forti.