La stampa 3D applicata all’edilizia ha aperto nuove strade nella costruzione di abitazioni più rapide da realizzare e potenzialmente più economiche. Tuttavia, l’incertezza riguarda ancora la capacità di queste strutture di affrontare eventi estremi come i terremoti. Un gruppo di ricercatori dell’università di bristol ha dedicato uno studio a questa problematica, analizzando per la prima volta la resilienza sismica di un edificio realizzato con calcestruzzo stampato in 3D. Il loro lavoro intende fornire indicazioni scientifiche precise sulle prestazioni di queste nuove tecniche costruttive sotto sollecitazioni improvvise.
Il contesto della stampa 3d nell’edilizia: rapide innovazioni e interrogativi sulla sicurezza
Negli ultimi anni la stampa 3D ha cambiato il modo di costruire, soprattutto per abitazioni a basso costo e in aree con risorse limitate. Si tratta di un processo in cui il calcestruzzo viene depositato strato dopo strato da una macchina, eliminando molti passaggi tradizionali. Questo ha portato a ridurre tempi e costi, oltre a consentire forme meno convenzionali e potenzialmente più funzionali.
Tuttavia, questo metodo introduce caratteristiche nuove e poco indagate: il materiale applicato non è un blocco unico ma composto da strati sovrapposti, e la coesione tra di essi può variare. Anche le proprietà del calcestruzzo stampato in 3D possono differire dalla miscela standard usata in edilizia tradizionale, influenzando rigidità, elasticità e resistenza. Questi aspetti sollevano dubbi sulla capacità degli edifici così realizzati di sostenere carichi dinamici, come quelli indotti dalle scosse sismiche.
Il progetto di ricerca dell’università di bristol e le sue modalità sperimentali
Per affrontare queste incognite un gruppo dell’università di bristol ha progettato un esperimento inedito, effettuato nel 2025 in laboratorio, dove è stato costruito un modello di edificio in calcestruzzo stampato in 3D. L’obiettivo primario era quello di sottoporre la struttura a simulazioni di terremoto e monitorarne il comportamento.
Lo studio ha previsto l’uso di piattaforme vibranti in grado di generare movimenti simili a quelli di un sisma reale, registrando le deformazioni e i punti di rottura. Sono stati osservati diversi parametri fondamentali: la tenuta degli strati, l’integrità delle giunzioni e il grado di flessibilità sotto carico. L’attenzione si è concentrata anche su eventuali cedimenti localizzati, fondamentali per capire se i metodi di stampa preservano proprietà anticrollo essenziali per la sicurezza.
Risultati ottenuti e indicazioni per il futuro dell’edilizia in zone sismiche
I primi dati raccolti hanno evidenziato che, sebbene il calcestruzzo stampato presenti alcune criticità legate alla sovrapposizione degli strati, la struttura complessiva resiste a sollecitazioni di media entità. La coesione tra i livelli si è dimostrata più delicata rispetto al cemento tradizionale, tuttavia con adeguate modifiche nella miscela e nel processo di stampa si potrebbero rafforzare i punti critici.
Lo studio ha sottolineato quanto sia necessario adattare le normative antisismiche alle peculiarità di questi materiali e metodi, creando standard dedicati per lo sviluppo di edifici stampati in 3D sicuri. In più, questa ricerca apre la strada a nuovi test su modelli in scala reale, fondamentali per validare la reale affidabilità in contesto urbano.
Un passaggio significativo verso la sicurezza e l’innovazione
L’intervento dei ricercatori di bristol segna una tappa significativa nel percorso verso una diffusione più consapevole e responsabile di tecnologie innovative in edilizia, con un’attenzione precisa alla sicurezza degli abitanti e ai rischi naturali sempre presenti in molte regioni del mondo. “È fondamentale comprendere i limiti e i vantaggi di queste nuove tecniche per garantire abitazioni realmente sicure”, affermano gli autori dello studio.