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Raffaele bendandi e le sue previsioni su esplosioni e terremoti tra cronaca e scienza del secondo dopoguerra

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Negli anni subito dopo la seconda guerra mondiale, l’Italia tornava lentamente alla normalità e la cronaca spesso si intrecciava con la scienza e le convinzioni popolari. In quel contesto emerge la figura di Raffaele Bendandi, figura controversa nel campo della sismologia e delle previsioni naturali, noto per aver ipotizzato eventi come terremoti ed esplosioni collegati alle perturbazioni solari. Quel periodo, segnato ancora dalle ferite della guerra, vide Bendandi protagonista di indiscrezioni, articoli giornalistici e appuntamenti con istituzioni e politici.

Bendandi tra esplosioni industriali e il richiamo alle perturbazioni cosmiche

Nel 1948 la stampa locale riportava con evidenza due episodi legati a Bendandi: una tragica esplosione in un’azienda varesina produttrice di esplosivi e un terremoto di intensa violenza registrato a migliaia di chilometri di distanza da Faenza, città natale di Bendandi. L’episodio industriale in Piemonte colpì l’attenzione soprattutto perché avvenuto pochi giorni dopo un evento simile in Belgio, suggerendo a Bendandi un nesso con un’origine più vasta e complessa. Il sismologo sosteneva infatti che alla base vi fosse una “perturbazione cosmica” dovuta a una forte attività solare, già segnalata dal 19 febbraio. Secondo lui, le combinazioni dei movimenti celesti influenzavano le forze gravitazionali, scatenando eventi improvvisi che andavano al di là delle spiegazioni tradizionali.

Gli articoli e la visione ampliata di bendandi

Questi articoli, pubblicati su testate locali come il Giornale dell’Emilia, illustravano non solo i dati registrati dai sismografi costruiti da Bendandi stesso, ma anche la sua visione ampliata, secondo cui oltre ai terremoti la stessa calamità poteva ripercuotersi sugli eventi meteorologici e persino su incidenti o comportamenti sociali come la criminalità. In particolare, l’aumento di attività solare, specie improvvise e notevoli, diventava per lui un indicatore di possibili catastrofi naturali imminenti.

La ricezione dei comunicati e il rapporto con la comunità scientifica

Dopo la fine del divieto imposto da Mussolini nel 1927 di rilasciare pubblicamente previsioni sui terremoti, le comunicazioni di Bendandi trovavano sempre più spazio nella cronaca quotidiana. Nonostante l’accettazione da parte della società sismologica italiana come membro, Bendandi restava un personaggio marginale all’interno della comunità scientifica ufficiale. I giornalisti lo soprannominarono “l’uomo dei terremoti” per la sua capacità di fornire dettagli immediati sull’entità e sulla localizzazione approssimativa degli eventi registrati dai suoi strumenti.

Era però la parte relativa alle previsioni ad attirare l’interesse del pubblico e delle istituzioni. Bendandi annunciava possibili eventi sismici con largo anticipo, così come gli effetti legati alle perturbazioni magnetiche del sole. La sua visione si distaccava dalle teorie moderne per via di alcuni presupposti, ma manteneva una dimensione concreta legata all’osservazione costante e alla relazione tra movimenti planetari e attività tellurica. Negli anni del dopoguerra Bendandi riuscì a stabilire un rapporto che andava oltre la stampa con enti pubblici e anche autorità politiche, ricevendo richieste di informazioni e pareri dai ministeri e da personalità di spicco.

La notorietà nazionale negli anni venti e la fama di precursore

Il 1923 rimane una tappa cruciale per Bendandi. Proprio allora ottenne una certa notorietà grazie a una previsione consegnata a un notaio che indicava quattro terremoti possibili entro trenta giorni. Tutti gli eventi si realizzarono, portandogli l’attenzione dei media nazionali e persino l’invito dell’imperatore del Giappone Hirohito. Mussolini gli conferì il titolo di cavaliere durante quel periodo, ma la sua figura rimaneva quella di un autodidatta, dal passato umile come intagliatore del legno.

La teoria gravitazionale alla base delle previsioni

La sua teoria principale riguardava la forza gravitazionale originata dalla combinazione dei movimenti di sole, luna e pianeti. Bendandi credeva che questa sommatoria innescasse i terremoti e studiava con attenzione le orbite celesti per prevedere eventi futuri rilevanti. Sostenne pure di aver individuato corpi celesti sconosciuti, oltre ai pianeti noti, che incidessero sulle perturbazioni magnetiche. Queste ipotesi, in parte smentite in seguito, alimentavano fascino e scetticismo intorno a lui.

Vita e ambiente di lavoro di bendandi a faenza

Nel racconto di chi lo conobbe negli anni Sessanta emerge un uomo riservato e poco incline alla comunicazione, con un carattere che metteva a disagio chi entrava nella sua abitazione-laboratorio a Faenza. La casa, oggi trasformata in museo, era semplice e fredda, priva di comodità tecnologiche come il telefono. Bendandi dialogava raramente e preferiva mantenere un distacco, modulando risposte e interazioni in base al proprio umore.

Il laboratorio e le abitudini quotidiane

Il laboratorio ospitava pochi mobili e strumenti artigianali di sua invenzione, utilizzati per registrare dati sismici e condurre esperimenti. Bendandi si muoveva spesso in bicicletta, con abiti semplici, tagliava corto nei rapporti sociali, evitando lunghe conversazioni quando non lo desiderava. Curava un archivio personale composto da fogli e ritagli che dimostravano la corrispondenza tra previsioni e terremoti verificatisi nel tempo, dimostrando così la sua convinzione nella validità dei suoi metodi.

I contatti con le autorità e la consegna degli studi alle accademie

Anche se escluso da gran parte delle istituzioni scientifiche ufficiali, Bendandi fu interpellato dalla politica e dagli enti pubblici soprattutto in momenti di emergenza. Dopo il terremoto del Friuli nel 1976, ricevette richieste di chiarimenti dall’allora ministro Cossiga e intrattenne contatti regolari con Aldo Moro, interessato alle sue osservazioni sul sole e le perturbazioni magnetiche.

Nel 1931, come gesto di affidamento dei suoi studi, consegnò all’Accademia dei Lincei e all’Accademia Pontificia due plichi contenenti le sue ricerche e previsioni. La documentazione era sigillata per essere aperta dopo la sua morte. La guerra e i bombardamenti causarono però la perdita di gran parte del materiale depositato presso i Lincei. Quello consegnato al Vaticano era più limitato e riguardava solo l’attività solare. Il segreto delle sue previsioni rimase così custodito, insieme al suo lascito scientifico a metà tra tradizione e intuizione personale.

Written by
Matteo Bernardi

Matteo Bernardi è un blogger versatile che racconta con passione e precisione temi legati a cronaca, politica, spettacolo, attualità, cultura e salute. La sua scrittura unisce rigore informativo e attenzione per i dettagli, con l’obiettivo di offrire ai lettori contenuti aggiornati, accessibili e mai banali. Ogni suo articolo è pensato per informare e stimolare il pensiero critico.

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