Il vescovo di Ascoli Piceno, mons. Palmieri, ha lanciato un messaggio chiaro sul senso della salvezza. Non la vede solo come qualcosa legato all’aldilà, ma come qualcosa che riguarda la vita di ogni giorno. Lo ha detto durante le celebrazioni per il 9° anniversario del terremoto che ha colpito il centro Italia, toccando temi sia spirituali che sociali. Parlando della “porta stretta”, ha richiamato un percorso di cambiamento personale e collettivo, con lo sguardo rivolto al presente e all’urgenza di lavorare insieme per ricostruire un territorio segnato dal sisma.
Salvezza: un cambiamento che parte da dentro
Mons. Palmieri ha spiegato che la salvezza non è solo qualcosa che ci riguarda dopo la morte, ma riguarda il modo in cui viviamo adesso. Per lui, significa “cambiare vita”, lasciare da parte l’egoismo. La “porta stretta” di cui parlava Gesù diventa così il simbolo di un cammino che chiede umiltà, di mettere da parte il protagonismo per entrare in una dimensione di servizio e condivisione.
Questo cambiamento fa guardare al mondo in modo diverso: non più come un posto ostile o una sfida per emergere, ma come un luogo dove c’è speranza e gli altri sono fratelli. Il vescovo invita a riconoscersi non solo come singoli, ma come membri di una grande famiglia in cui ognuno ha un ruolo di cura verso gli altri. Il suo è un invito a desiderare giustizia, pace e fraternità, elementi concreti di quel “regno di Dio” che non è un’utopia.
La “porta stretta” rappresenta così un percorso difficile, ma necessario, per vivere nella solidarietà, lasciandosi alle spalle l’egoismo. Mons. Palmieri sottolinea che non si tratta di un’idea lontana, ma di una chiamata a prendersi responsabilità ogni giorno, con scelte reali.
Il sisma, la memoria e l’urgenza di ricostruire insieme
Il discorso sulla salvezza si inserisce nel contesto delle celebrazioni per il 9° anniversario del terremoto che ha duramente colpito il centro Italia, lasciando ferite profonde nella comunità di Ascoli Piceno e dintorni. Mons. Palmieri ha partecipato a momenti di preghiera e riflessione per ricordare le vittime e i danni del sisma.
Ha ricordato le sofferenze vissute e ha lanciato un appello alla comunità e alle istituzioni coinvolte nella ricostruzione: non bisogna perdere l’unità. Quel ricordo doloroso deve spingerci a impegnarci concretamente per ridare vita e stabilità al territorio. Il vescovo ha sottolineato l’importanza di superare interessi di parte e divisioni che rischiano di rallentare o bloccare la rinascita.
L’invito è a costruire con fiducia e solidarietà un futuro che fermi lo spopolamento, un problema che rischia di svuotare le zone colpite. Il messaggio ha colpito nel profondo la comunità, spronando a collaborare senza riserve a tutti i livelli di responsabilità. Ricostruire non significa solo rimettere in piedi le case, ma anche intrecciare legami umani che diano forza e speranza a chi vive o vuole restare in quelle terre.
Istituzioni e cittadini: insieme per una società più giusta
Mons. Palmieri ha rivolto il suo appello non solo ai fedeli, ma anche alle istituzioni, chiamandole a prendersi carico di un compito che va oltre la semplice amministrazione. Il vescovo ha parlato di una missione comune: costruire una realtà inclusiva, giusta e solidale, dove ognuno faccia la propria parte.
Questa visione coinvolge tutti – sociali, politici, cittadini – in un lavoro di squadra che va oltre gli interessi personali o locali. Il “regno di Dio” diventa così una meta concreta da vivere ora, attraverso scelte di giustizia, pace e fraternità che si riflettono in azioni e impegno civile.
Al centro c’è un richiamo chiaro: mettere da parte vecchi rancori e interessi particolari. La richiesta di “dare tutto se stessi” punta a spingere a un coinvolgimento diretto, fatto di gesti concreti e collaborazione su più fronti.
Le parole di mons. Palmieri, pronunciate proprio nel cuore di un territorio ferito dal terremoto, parlano di una comunità che riconosce le proprie ferite e si rialza, grazie a un legame profondo tra fede, civiltà e solidarietà. La benedizione per i morti, che li fa sentire vicini e incoraggianti, dà forza a chi oggi vuole lavorare per il futuro della propria terra.
Ultimo aggiornamento il 25 Agosto 2025 da Serena Fontana