Mandato riccio, il consiglio comunale boccia il consuntivo 2024 e cade l’amministrazione grispino a due anni dalle elezioni
Il consiglio comunale di Mandato Riccio respinge il bilancio consuntivo 2024, causando la crisi dell’amministrazione di Vincenzo Aldo Grispino e aprendo a possibili interventi del prefetto.

Il consiglio comunale di Mandato Riccio ha respinto il bilancio consuntivo 2024, causando la crisi dell’amministrazione del sindaco Grispino e aprendo una fase di incertezza politica e possibile commissariamento del Comune. - Unita.tv
La seduta del consiglio comunale di mandato riccio di stamattina ha riservato grandi sorprese. Dopo una discussione intensa durata più di tre ore, il bilancio consuntivo 2024 è stato respinto, facendo saltare l’amministrazione guidata dal sindaco vincenzo aldo grispino. La crisi politica esplode dopo meno di due anni dal suo insediamento, mettendo il piccolo centro jonico in una fase di grande incertezza e aprendo scenari delicati per la gestione futura del Comune.
La bocciatura del consuntivo e il dissidio in consiglio
Il verdetto emerso dalla votazione è stato netto e senza appello: il consuntivo 2024 del Comune di mandato riccio non ha ottenuto il via libera e con esso è saltata la maggioranza che sosteneva il sindaco grispino. Su dieci consiglieri presenti, cinque hanno detto “no” al bilancio, e non si tratta soltanto della minoranza: tre consiglieri infatti appartengono alla stessa coalizione del sindaco. Si tratta di gabriele mangone, carmela corvo e dell’ex vicesindaco francesco greco, quest’ultimo protagonista di un ruolo chiave nella frattura politica. Altri due consiglieri dell’opposizione hanno inciso con la loro scelta contraria, mentre un altro esponente di maggioranza, angelica pizzuti, si è astenuto. Così, il sindaco ha contato solo su tre voti amici, una situazione che ha fatto precipitare l’amministrazione nello stallo. La bocciatura del consuntivo, obbligatorio per legge, ha assunto i connotati di una sfiducia con effetti immediati sul governo locale.
La frattura interna e le accuse dell’ex vicesindaco
Dietro la battuta d’arresto definitiva emerge un malessere interno lungo settimane. Non si è trattato di uno choc improvviso, ma piuttosto del risultato di tensioni accumulate nel tempo tra i banchi della maggioranza. L’ex vicesindaco francesco greco ha avuto un ruolo centrale nella rottura, schierandosi apertamente contro vincenzo grispino. Greco insieme a mangone e corvo hanno rotto gli indugi guidando una vera e propria insurrezione politica contro il sindaco. Le loro critiche si concentrano principalmente sull’atteggiamento definito “esclusivo” di grispino, che avrebbe progressivamente emarginato una parte della sua squadra, rendendo difficile la collaborazione e la convivenza politica.
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Un momento molto teso si è avuto durante la seduta, quando greco ha rivolto un’accusa forte e intrigante al primo cittadino. Ha evocato una cena privata avvenuta la scorsa estate a cirò tra grispino e il capo dell’opposizione, egidio carlino, suggerendo che in quell’occasione il sindaco avrebbe offerto l’allontanamento di greco. Le parole di greco, pronunciate in un clima carico di tensione, hanno lasciato la sala consiliare sospesa in un silenzio carico di significato, aprendo un capitolo oscuro su possibili compromessi nascosti o tradimenti interni.
Le conseguenze immediate per il comune e il ruolo del prefetto
La legge impone che il consuntivo venga approvato entro il 30 aprile dell’anno successivo al periodo di riferimento. La mancata approvazione da parte del consiglio comunale di mandato riccio causa l’avvio di interventi da parte dell’autorità prefettizia. Il prefetto, infatti, concederà un termine ultimo di 20 giorni per correggere la situazione e procedere al voto. Se anche alla scadenza dei venti giorni il documento non sarà approvato, il prefetto nominerà un commissario ad acta per completare il bilancio al posto del consiglio.
La vicenda però non si ferma qui. Se persisterà il muro contro muro o l’inerzia anche dopo l’intervento del commissario, scatterà la procedura per sciogliere l’intero consiglio comunale, come stabilito dall’articolo 141, comma 2, del Testo Unico degli Enti Locali. Questo porterebbe al commissariamento dell’ente e alla convocazione di nuove elezioni. Nel frattempo il Comune si troverebbe senza un governo stabile, in una fase delicata per l’amministrazione e per i cittadini, che dovranno attendere per vedere chiarito il futuro politico della loro comunità.