Amatrice, a nove anni dal terremoto del 24 agosto 2016, mostra ancora i segni di un paese sospeso nel tempo. Il centro storico, ferito dal sisma, è disseminato di cantieri aperti, macerie accatastate e spazi vuoti che interrompono la continuità del tessuto urbano. In mezzo a questo scenario, il campanile della chiesa si erge solitario, a ricordare sia la tenacia della comunità sia l’incertezza che ancora caratterizza questa parte d’Italia.
Il terremoto del 24 agosto 2016 e il suo impatto sulle comunità di Amatrice e dintorni
Il 24 agosto 2016 un sisma di magnitudo 6 colpì il centro Italia, con epicentro ad Accumoli, interessando Lazio, Umbria, Abruzzo e Marche. La tragedia causò circa 300 vittime, di cui 237 ad Amatrice, 51 ad Arquata e 11 ad Accumoli. L’evento distrusse abitazioni, edifici pubblici, infrastrutture e beni culturali, cambiando profondamente la vita degli abitanti. Il territorio rimase frammentato da un impianto urbano mai visto così danneggiato. Le macerie e la devastazione divennero un segno indelebile per queste comunità, che da allora hanno dovuto ricostruire non solo le strutture, ma anche se stesse.
Il terremoto rappresenta un dramma collettivo ancora aperto. Le vittime non sono solo quelle che hanno perso la vita, ma anche chi ha visto andare in pezzi i propri ricordi, la propria casa e i luoghi della quotidianità. La ricostruzione ha dovuto affrontare la complessità di questa ferita e i limiti di tempo e risorse, senza dimenticare che dietro ogni edificio c’è una comunità che cerca di tornare a una vita normale.
Il lento ritorno alla normalità: la ricostruzione di Amatrice tra cantieri e speranze
A quasi dieci anni dalla scossa, Amatrice appare ancora come un cantiere a cielo aperto. Il centro storico, occupato da lavori e macerie, racconta una ricostruzione che ha faticato a partire. Spazi vuoti e palazzi smantellati indicano che la ripresa materiale ha incontrato ostacoli che vanno oltre la burocrazia. Il campanile della chiesa, rimasto sostanzialmente intatto, sembra il custode silenzioso di un’identità ancora da ricostruire.
Nel 2025 si intravedono però segnali di cambiamento. Nella zona colpita dal sisma sono stati autorizzati oltre 21.000 cantieri, di cui più di 12.000 già completati. Le opere pubbliche sono avviate al 98%, con l’obiettivo di rimuovere entro l’anno le macerie residue. Questo processo coinvolge molte famiglie che stanno tornando alle proprie case. L’attività edilizia privata si intensifica, con circa 1.200 nuovi cantieri previsti per il 2025. Di conseguenza, il numero di nuclei familiari ancora in assistenza abitativa si riduce.
Questi dati mostrano uno sforzo costante per restituire stabilità ai residenti e al territorio. Restano però la percezione di ritardi e attese non ancora risolte. Durante le celebrazioni del sisma, l’assenza di rappresentanti ha evidenziato la distanza tra promesse e risultati concreti per chi vive questa condizione di sospensione.
Le sfide aperte nella ricostruzione post-terremoto
La ricostruzione di Amatrice è stata affidata a un commissario straordinario, Guido Castelli, che dal 2023 ha segnalato un’accelerazione dei lavori. Migliaia di cantieri privati sono terminati o in via di completamento, e almeno 4.000 famiglie sono rientrate nelle proprie abitazioni. Nel 2024 sono stati liquidati circa 1,5 miliardi di euro per sostenere la ricostruzione di case e opere pubbliche. Il 2025 si presenta come un anno decisivo per completare questa fase, con la rimozione delle ultime macerie e un’attenzione maggiore all’edilizia privata.
Nonostante i progressi, permangono molte criticità. La lentezza di alcuni interventi ha generato insoddisfazione e senso di abbandono in parte della popolazione. Le aspettative si sono scontrate con le difficoltà burocratiche, tecniche e finanziarie che hanno rallentato i lavori. Il dibattito pubblico riflette ancora la distanza tra ciò che è stato promesso e ciò che si percepisce quotidianamente. Questa distanza ha portato a proteste e richieste di maggiore trasparenza e tempi più rapidi.
Amatrice è un esempio delle difficoltà che molti piccoli centri hanno incontrato nel tornare alla normalità dopo una calamità così grave. Il campanile rimasto in piedi, quasi a simboleggiare una resistenza che fatica a tradursi in fatti concreti, resta un segno visibile di questa battaglia ancora aperta.
Ultimo aggiornamento il 24 Agosto 2025 da Luca Moretti