
Truffa su Amazon con iban fasulli: raggirati centinaia di clienti, 70mila euro spariti in due giorni - Unita.tv
Una truffa informatica ha colpito Amazon, con iban fasulli e offerte lampo: oltre 70mila euro sottratti in poche ore. Coinvolta Katia Moriconi, condannata a due anni e mezzo.
Una truffa sofisticata e rapidissima, avvenuta tra l’8 e il 9 luglio 2019, ha colpito decine di utenti di Amazon attraverso una finta campagna sconti. Dietro le offerte clamorose si nascondeva un sistema ben congegnato, in grado di dirottare i pagamenti verso un iban manipolato, non appartenente al venditore reale. In sole 48 ore, il raggiro ha fruttato oltre 70mila euro, spariti immediatamente attraverso trasferimenti su conti esteri. A finire sotto processo Katia Moriconi, 51 anni, condannata a due anni e mezzo per truffa in concorso. Ma il quadro resta pieno di zone d’ombra.
Hacker nei sistemi Amazon: l’iban della truffa e le offerte “fantasma”
Il raggiro ha colpito i portali tedesco e francese di Amazon, dove sono comparse offerte straordinarie su prodotti per il giardinaggio e l’agricoltura, venduti a metà prezzo. I clienti, attirati dall’affare, hanno effettuato acquisti in massa. Ma i pagamenti, invece di finire al venditore autorizzato, venivano indirizzati a un iban riconducibile a Katia Moriconi. Secondo gli inquirenti, gli hacker si sono inseriti nel sistema Amazon Payments, riuscendo a sostituire gli estremi bancari originali con quelli fasulli.

Il boom di acquisti è stato immediato: centinaia di ordini e oltre 70mila euro versati in poche ore. Quando i clienti hanno notato che i prodotti non erano tracciabili, è scattata la segnalazione. La società coinvolta, Ferrogshop, ha subito avviato verifiche, scoprendo che i fondi non erano mai arrivati. La Guardia di Finanza è risalita all’iban e quindi all’identità dell’imputata, mentre Amazon, costretta a rimborsare i clienti truffati, si è costituita parte civile nel processo.
Il processo e i dubbi: soldi spariti all’estero, ricorso in appello
Il tribunale ha condannato l’imputato a due anni e mezzo, accogliendo la richiesta della pm, ma la vicenda presenta punti ancora irrisolti. Nonostante l’imputata sia formalmente l’unica accusata, la procura ha agito per truffa in concorso, segno che gli autori reali potrebbero non essere ancora noti. L’intero importo sottratto è infatti stato trasferito su conti esteri, intestati a soggetti mai identificati.
La difesa sostiene che la donna, priva di qualsiasi competenza informatica, sia a sua volta stata raggirata. Secondo i legali, qualcuno avrebbe usato i suoi dati bancari a sua insaputa, facendoli apparire nel sistema solo per trasferire rapidamente il denaro e farlo sparire. Questo elemento è stato alla base della decisione di presentare ricorso in appello.
Nel frattempo Amazon ha rafforzato i suoi sistemi di sicurezza, proprio per evitare che simili intrusioni possano ripetersi. Ma l’episodio resta un campanello d’allarme per milioni di utenti: anche le piattaforme più sicure possono diventare bersaglio, e conoscere i meccanismi di queste truffe è oggi più che mai fondamentale.